Capossela e finanziamenti pubblici. Ma c'è anche chi rinuncia

Due parole sulla vicenda Capossela e Ghironda bisogna spenderle, necessariamente, perchè nonostante siano passate ferie e Ferragosti, sono rimaste in gola da molti giorni. Sarebbe facile fare da sponda alle polemiche che circolano negli ambienti culturali e dello spettacolo martinese. Basterebbe riportare quanto detto da Enrico Fornaro durante la conferenza stampa di presentazione del Live Music Fest, in cui sostenne che c’è chi fa musica per passione e chi per lucro.

Non volendo entrare nel merito dell’affermazione, perchè riteniamo che qualsiasi cosa sia gratis è perchè qualcun altro ha pagato per noi, vogliamo invece fare una valutazione della scelta compiuta dall’amministrazione riguardo il finanziamento del concerto di Vinicio Capossela, ad una settimana dal suo svolgimento, a pochissimi giorni dalla pubblicazione sull’Albo Pretorio degli impegni di spesa.

Il concerto di Capossela, annunciato già esaurito una settimana prima dello svolgimento, è stato un sussulto di qualità di un’estate martinese organizzata troppo in fretta. Il calendario di That’s Martina è stato corposo, e lo è tuttora, fino a settembre, ma il concerto di Capossela a Martina Franca è stato la punta di diamante. Il cantautore di origine irpina, ma nato ad Hannover, rappresenta ancora, dopo anni di carriera, un punto di riferimento imprescindibile nel panorama musicale italiano. Poco attento alle classifiche e ai videoclip di MTV, è riuscito a costruirsi un pubblico numeroso, attento alla qualità e non alla quantità. Un pubblico che in pochissimi giorni ha riempito l’atrio di Palazzo Ducale.

Il dubbio che sorge riguarda la validità politica di una scelta del genere, da parte di una neonata amministrazione comunale che ha fretta di accreditarsi come migliore rispetto alle precedenti, offrendo alla città un evento di qualità. La giunta ha deciso di finanziare con quindicimila euro il concerto organizzato da Giovanni Marangi, patron di Idea Show e de La Ghironda, nonchè co-editore di Elezioni Martina. Con questa cifra, ci dicono dalla giunta, Martina Franca ha avuto due eventi (Capossela e Compay Segundo), e la diffusione del nome della città a livello regionale. Avrebbero speso di più con una campagna di promozione del territorio. Hanno unito, dicono, l’utile al dilettevole, offrendo alla città un evento di alto livello, diffondendo, contemporaneamente il nome di Martina Franca ovunque in Puglia.

Peccato che l’evento è stato fatto a porte chiuse, quindi non è stato “offerto” alla città, ma solo ai paganti, e per il nome di Martina Franca, esso era già scomparso da giornali e locandine nel momento stesso in cui è stato annunciato il sold out, ovvero già dieci giorni prima del concerto.

Soldi pubblici e eventi a pagamento non sono un binomio facile da digerire, non solo per una questione di prezzo (un biglietto la cui differenza di prezzo tra prima e seconda fascia è stata del tutto ingiustificata) ma proprio per il principio. Il pubblico che finanzia un privato per un evento che non viene effettivamente offerto, compie un’agevolazione, intervenendo nelle dinamiche concorrenziali tra privati, agevolando uno a discapito di un altro. In maniera pesante, in questo caso.

Attenzione, ci si potrà far notare, con il Festival della Valle d’Itria accade la stessa cosa.

Non è la stessa cosa, rispondiamo noi, perchè il Festival, con i suoi trentotto anni di storia e con i suoi eventi anche gratuiti, permette alla città di essere il centro del mondo lirico per qualche giorno, una volta ogni anno. Crea cultura, il Festival, attenzione, elaborazione, riflessione. Un concerto una tantum no, crea solo quel brivido momentaneo che termina senza lasciare nulla.

Una differenza che riscontriamo anche con la Notte Angioina, organizzata velocemente grazie alla collaborazione a titolo gratuito di tante realtà culturali locali, ma che ha stimolato la collaborazione e l’attivazione di una rete di attori capaci di lavorare insieme per un unico obiettivo. Non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata la volontà di partecipare da parte di tanti, ad un evento che ha creato non solo molto movimento, molto di più per un concerto con i posti limitati, ma che ha lanciato le premesse per la costruzione di una rete cittadina di operatori culturali e dello spettacolo capace, se supportata dall’amministrazione, di offrire alla città una nuova stagione. Anche economica.

Scelte politiche, di opportunità, che hanno poi una ricaduta sul territorio di cui si dovrà tener conto. E si dovrà tener conto anche di come sono stati spesi i soldi pubblici, se è giusto che ai collaboratori, i famosi “ghirondini”, i ragazzi che hanno promosso le attività della Ghironda in giro per la Puglia, siano riconosciuti pochi euro per intere giornate di lavoro, venti euro al giorno, secondo alcuni di loro.

Da uno sguardo veloce alla determina della Regione Puglia (http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&anno=xliii&file=o-11.htm&num=115) sui finanziamenti FESR, di cui ha usufruito anche la Ghironda (oltre novantamila euro), apprendiamo che Bass Culture, la società che organizza il Locus Festival di Locorotondo, che ogni anno, da otto, organizza tra i dieci e gli otto eventi gratuiti di altissima qualità musicale e che quest’anno ha portato nella Cantina Sociale Nina Zilli, ha rinunciato al finanziamento regionale. Una notizia che ci ha incuriosito. Gianni Buttiglione, uno dei soci di Bass Culture ci ha risposto, candidamente, che il motivo è che non hanno voluto “doppiare” il finanziamento, considerando che il Comune di Locorotondo l’aveva già ottenuto. E poi ci dice una cosa che ci lascia perplessi: “I concerti a pagamento non ricevono nessun aiuto dal Comune. Noi siamo un’impresa e organizzare un concerto a pagamento significa assumersi un rischio, come fanno tutti i bravi imprenditori“.  

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