Carceri. A Taranto quattro persone in nove metri quadri

Il mondo del carcere ha di nuovo l’onore della cronaca. Un cappellano del carcere di Milano è accusato di violenza sessuale nei confronti di sei detenuti. Si parla di carcere quindi, dei detenuti come vittime, una inversione del paradigma a cui siamo abituati, in particolare in questo inizio del secondo decennio del terzo millennio, in cui un rigurgito giustizialista, fomentato dalla corruzione diffusa, ci fa augurare il carcere a politici e faccendieri. Che comunque non ci vanno mai, o non lo vivono come lo vivono i poveri, coloro che in realtà riempiono di più le celle.

Pochi giorni fa Antigone, la onlus che si occupa dei diritti dei detenuti, ha pubblicato un rapporto sulla situazione carceraria italiana. Secondo questo rapporto la Puglia è la seconda regione con più sovraffollamento (176,5%). In tutto, in Italia, ci sono 66.685 detenuti. Per quanto riguarda i reati, quelli più diffusi sono quelli contro il patrimonio, seguiti da reati legati agli stupefacenti. Quasi il quaranta percento dei detenuti è messo dentro per un reato legato alla Fini – Giovanardi.

Le celle sono piene di tossici, quindi, e di extracomutari, detenuti perchè colpevoli del reato di clandestinità, inventato in Italia dalla legge Bossi – Fini.

Andiamo a Taranto, che ci riguarda da vicino: su una capienza dichiarata di 235 posti, il carcere ha una media di presenze di 650: “La situazione peggiore si registra nelle sezioni del “circondariale”, in cui 4 detenuti si affollano in 9 mq, con la torre del letto a castello che arriva a lambire il soffitto. Le docce sono esterne e ce se sono solo 4 per oltre 80 detenuti“.

Una situazione terribile in cui si trovano costretti anche molti nostri concittadini.

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