Brindisi andrà con Lecce e Ostuni segue a ruota. Almeno, così pare dopo le ultime notizie di ieri, con l’incontro che c’è stato a Taranto tra Stèfano, Florido, Consales e Tanzarella, sindaco di Ostuni, fatto per “fare pace” dopo la decisione del consiglio comunale brindisino di aderire al progetto Grande Salento. Ostuni invece si barcamena: se ufficialmente andrà con Taranto, è già partita una raccolta di firme per scegliere Lecce.
Quindi il progetto della provincia ionica sembra venir meno, considerando che rimarrebbe solo Cisternino, del brindisino, a rimanere con Taranto.
Sembra quasi che con Taranto non ci voglia andare nessuno. Prima il dissesto, poi il San Raffaele, quindi l’Ilva e il comparto industriale che se non è dimostrato che inquini più degli altri, sicuramente ha colonizzato l’immaginario tanto da aver creato ormai una sorta di simbiosi semantica tra le ciminiere dell’Ilva e il Ponte Girevole, rendendo poco piacevole l’idea di essere associati alla Città dei Due Mari.
E Taranto non sembra appetibile nemmeno per i martinesi, che sotto sotto mugugnano per la scelta di andare con Taranto, nonostante sia chiaro, scegliere in quale provincia andare è un po’ perdere tempo, perchè saranno abolite.
Prima o poi.
Nel frattempo ce le teniamo, spendendo soldi per trasferire gli impiegati, spendendo soldi per trovare gli uffici.
Martina Franca tiene con una mano la Valle d’Itria e con l’altra Taranto, eppure entrambe stanno sfuggendo. La provincia si sta sfaldando, perchè Lecce fa un po’ da Maga Circe, attirando a sè i paesi limitrofi, rimpicciolendo ancora di più il territorio tarantino, mentre di Valle d’Itria non rimane che un pezzetto, perchè non sono i nomi quelli che contano, ma la sostanza.
La Valle d’Itria unita è turismo, servizi, lavoro. E se Ostuni guarda a Lecce, l’asse con Martina Franca sarà più complicato costruirlo, indebolendo un progetto che poteva divenire strategico.
E’ un problema di offerte, infine, di rilanci e di attese. Lo scatto in avanti di Martina Franca, poi quello di Taranto che ha dichiarato di voler essere il capoluogo, la mancata “educazione”, in qualche maniera, rischiano di pregiudicare rapporti precari.
Noi, nel frattempo, tifiamo abolizione.
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