MARTINA FRANCA – Il riordino delle Province è saltato. Almeno così pare di capire facendo un po’ di conti. Il 31 ottobre scorso il Governo aveva approvato un decreto che cancellava alcune province e le accorpava ad altre. Il caso di Brindisi con Taranto, per esempio. Siccome un decreto deve essere approvato dal Parlamento, prima che diventi legge dello Stato, e deve essere fatto in sessanta giorni, conti alla mano, è molto probabile che non si farà nulla, considerando il lungo addio di Monti.
Ma non tutto rimarrà come prima. Con il decreto “Salva Italia”, dell’anno scorso, alcune funzioni delle province erano state modificate. Non avranno più competenza, probabilmente, in termini di istruzione e di edilizia scolastica, e non si capisce bene che fine faranno le competenze sul lavoro e sui corsi di formazione. Ma è la struttura ad essere modificata profondamente: non esisterà più la giunta provinciale e il Consiglio sarà composto solo da dieci membri e saranno scelti dai comuni. Il presidente sarà un membro del consiglio.
Per settimane, però, la possibilità di modificare l’assetto territoriale, ha fatto parlare i cittadini della possibilità di cambiare. Martina Franca con Cisternino, la Valle d’Itria come assetto istituzionale, il duello tra Taranto e Brindisi, la volontà di essere primi tra gli ultimi. Un dibattito spesso da stadio, tipo: “noi con Taranto non abbiamo nulla a che fare” magari detto da un avvocato che ogni giorno sarebbe stato costretto ad andare a Bari in Tribunale. Però i sindaci si sono mossi, i cittadini sono stati consultati (non a Martina Franca). La possibilità di cambiare provincia ha fatto emergere una bella discussione. Il risultato è che Locorotondo, tramite la sua stampa, ci ha fatto sapere di non volere avere nulla a che fare con Martina Franca, al contrario di Cisternino, il cui sindaco Baccaro è stato uno dei migliori alleati nella strategia di Franco Ancona.
Rimane che in quasi tutti i territori pugliesi i cittadini sono stati ascoltati, tranne che a Martina Franca, dove, in un Consiglio Comunale, il vicesindaco ha affermato che un referendum costa troppo, la democrazia non possiamo permettercela. Meno male che è intervenuto Berlusconi, allora.
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