Dopo il ritrovamento del delfino e della tartaruga spiaggiati, privi di vita lungo il litorale ostunese in località Costa Merlata, la nostra redazione ha voluto sensibilizzare i propri lettori con un’intervista al naturalista Enzo Suma.
Guida naturalista e presidente della cooperativa Serapia, Suma ha risposto ad alcune domane sugli animali marini e non, su come aiutarli, rispettarli ed ammirarli.
Perché nel periodo invernale sono maggiori i casi di spiaggiamento delle tartarughe?
Il mare di Ostuni rappresenta un luogo di passaggio per le tartarughe marine ed è relativamente frequente in inverno trovare alcuni esemplari spiaggiati morti o in fin di vita. L’inverno sicuramente è il periodo più a rischio per la Caretta caretta. Infatti, quando le temperature all’esterno sono molto fredde e ci sono delle mareggiate si creano le condizioni per il verificarsi di queste spiacevoli situazioni. Infreddolite dal vento gelido della tramontana invernale non riescono più a nuotare e rimangono in balia delle onde fino a giungere nelle nostre spiagge. In realtà non sono solo i repentini cambi di temperatura a causare lo spiaggiamento. Le tartarughe marine hanno polmoni e per respirare hanno bisogno di risalire in superficie, risalendo possono rimanere impigliate nelle reti dei pescatori soffocando per la lunga permanenza in acqua o frequentemente si riscontra la presenza di ami nella bocca.
Cosa occorre fare in caso di ritrovamento di una tartaruga in difficoltà?
E bene contattare il Centro Recupero Fauna selvatica della provincia di Brindisi contattando la responsabile dottoressa Paola Pino d’Astore al 335.6780665. Gli animali ritrovati e curati spesso riescono a riprendersi per poi essere liberati generalmente nello stesso luogo del ritrovo. Nei casi peggiori vengono comunque accertate le cause dello spiaggiamento, se dovute all’ambiente o all’uomo.
Ti è mai capitato di ritrovare animali in difficoltà lungo le nostre spiagge?
Spesso, purtroppo, sulle nostre spiagge mi sono imbattuto in tartarughe, delfini, uccelli migratori bellissimi trasportati dal mare sull’arenile. In molte occasioni però questi animali sono stati tratti in salvo. Voglio ricordare in particolare un episodio, durante un visita guidata nella zona umida di Fiume Morelli nel Parco Dune Costiere. Al termine della nostra passeggiata in spiaggia avvistammo qualcosa di molto grosso sul bagnasciuga. Da lontano capii subito che si trattava di una grande tartaruga marina, di una Caretta caretta. Immediatamente partì la chiamata al centro recupero fauna selvatica anche perché qualche movimento accennato delle pinne dava speranza per un possibile salvataggio. In poco tempo arrivarono i soccorsi e i ragazzi in visita ebbero la fortuna di assistere alle operazioni di salvataggio. Dai primi dati risultò essere un esemplare maschio di circa trent’anni del peso di 63 kg e con diverse cicatrici sul guscio. Dopo i primi soccorsi questa tartaruga venne curata in un centro specializzato che si trova a Napoli. Circa 6 mesi dopo la stessa tartaruga, soprannominata Galileo, venne dotata di trasmettitore satellitare e liberata nella spiaggia di fiume Morelli, lì dove venne trovata. Sul sito internet www.seaturtle.com è possibile monitorare la posizione di Galileo e rimanere affascinati davanti alla mappa del suo percorso che va da fiume Morelli fino alla Grecia nei pressi di Patrasso per un viaggio di oltre600 km.
C’è la speranza che qualche tartaruga decida di nidificare lungo le nostre spiagge?
Purtroppo la Caretta caretta per nidificare scava delle buche nella sabbia dove poi depone le uova. Nel nostro mare Mediterraneo la tartaruga marina nidifica proprio nel periodo estivo quando andiamo ad affollare le spiagge per piantarci un ombrellone. Per questa ragione prediligono spiagge più tranquille come quelle della Libia, della Grecia o della Turchia. Ciò nonostante ci auguriamo che qualcuna decida, magari a fine estate, di far nascere i propri piccoli nelle nostre bellissime spiagge.
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