Ricordando Giovanna Bemporad: più scuole e cultura nel Mezzogiorno

giovanna bemporaddi Carmen Pasculli

MARTINA FRANCA – Omaggio, mercoledì sera, a Giovanna Bemporad, organizzato dall’Assessorato alle attività culturali,  nell’Auditorium della Fondazione Grassi, la sede più degna per onorare la scrittrice di origine ebraica, morta il 6 gennaio a Roma. La donna era stata nella commissione istituita per il Premio nazionale della poesia e della letteratura che si tenne a Martina Franca dal 1976 al 1980.

Sul piccolo palco il prof. Lenti, Ludovica Germinario e Lorenzo Vinci iniziano con una riflessione di Cicerone sulla poesia e sul poeta, e declamano i versi scelti dal penultimo libro dell’Odissea, il poema epico tradotto per intero dalla scrittrice che, poco più che adolescente si era già cimentata in una traduzione dell’Eneide.

Una donna libera, senza convenzioni, un’intellettuale che non ha fatto rumore, che non ha riempito le pagine di cronca o le terze pagine di giornale ma ha agito in silenzio“, dice l’assessore Antonio Scialpi.

Ostracizzata nel panorama culturale e letterario del Novecento, è stata condannata al silenzio, anche dopo. La stampa, i giornali, i media non hanno speso per lei che qualche parola.

Testimonianze commosse e sentite quelle dello storico e amico Domenico Blasi, l’ex sindaco Franco Punzi e il poeta Giuseppe Goffredo, legati alla Bemporad da un’esperienza personale oltre che da una profonda stima professionale e umana. Di lei si ricorda l’apertura e la massima disponibilità a parlare con i giovani su argomenti disparati, l’attenzione nei loro confronti, con uno sguardo rivolto al futuro, e la sua capacità comunicativa non mediatica. Amava lavorare di notte, dicono e ricordano.

L’ex sindaco afferma  inoltre che con l’istituzione del Premio della Poesia e della letteratura a Martina nel 1975, l’amministrazione volle imprimere una svolta ad un paese ad indirizzo fondamentalmente agricolo e manifatturiero e ricorda le parole della Bemporad che invitava il Mezzogiorno ad essere sede fiorente di centri culturali, e non solo di impianti siderurgici, ad investire sul potenziale culturale e umano, diremmo in termini un po’ più moderni.

Al termine, dunque alcune letture da parte di tratte dall’unico libro di Giovanna Bemporad, Esercizi, tra cui una che preconizzava quasi  in termini profetici, la sua morte e l’intervento di Scialpi che invita a far tesoro, introiettare il messaggo culturale della Bemporad.

 

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