Alessandra Ondeggia e la nostra terra al margine, dove cambiano solo le nuvole

Ieri sera, per la Rassegna di Cinema d’Autore “Fuori Programma“, prima della proiezione del film “Quartet” di Dustin Hoffman, è stato proiettato, come di consueto negli appuntamenti di questa programmazione al Cinema Teatro Verdi, un cortometraggio realizzato da giovani registi pugliesi. Questa volta è toccato al film  “TERRE AL MARGINE. WASTED“, un corto pluripremiato della filmaker martinese Alessandra Ondeggia che, strano ma vero, è stato proiettato per la prima volta a Martina Franca.

Alessandra Ondeggia, architetto e filmmaker, si muove tra arti espressive e architettura investigando le trasformazioni formali, cognitive e tecnologiche della città contemporanea. Il suo lavoro è caratterizzato dall’eclettismo, sperimentazione e contaminazione con diverse forme di rappresentazione ed espressione, mirando alla possibilità, attraverso livelli di percezione, conoscenze e criticità simultanei di giungere a diversi livelli di esplorazione della tematica.

Terre al Margine Wasted è un flash sulla solitudine di un uomo sperduto in un non luogo metropolitano, metafora di una qualunque metropoli, “rapito in un flusso mentale tanto inaspettato quanto sconcertante, si ritrova in uno cinetico fluido di interferenze della sua vita reale ma irriconoscibile e i luoghi di un immaginario collettivo in cui si identifica“. Una sola certezza, è smarrito. Sta per iniziare il suo turno di lavoro. Sa che sarà uguale a tutti gli altri. La fermata, i colleghi, il cancello sono sempre gli stessi di tutti i giorni. E sa anche che l’unica cosa a mutare tutti i giorni, tutte le ore sono le nuvole. In fondo è lui a produrle. Lui lavora alla cattedrale delle nuvole.

Taranto fa da sfondo, la città della fabbrica e del fumo, in questo corto, per volere dell’autrice, diviene immagine emblema delle terre al margine, così come ci conferma al telefono Alessandra Ondeggia: “Quando, insieme al cast, iniziammo a pensare ad un luogo ideale per iniziare le riprese puntai molto su quelle che erano le immagini e i ricordi della mia adolescenza. Facevo riferimento a situazioni e luoghi del mio territorio, come l’area vicino alla zona industriale a Taranto o piazza Immacolata a Martina Franca, che corrispondevano a quell’idea di luogo che stavamo cercando. Alla fine abbiamo deciso di girarlo completamente qui, tra Martina Franca e Taranto“.

Siamo a Taranto città di fabbrica e di fumo unico impulso di una realtà apparentemente afona, ultimo residuo di una terra al margine. Lo scarto e il margine sono lo scenario vitale di una complessità negativa, in cui l’incertezza identitaria è preludio costante al dischiudersi di inedite possibilità.

Un’esperienza  che doveva essere condivisa con il cast sul momento, tant’è che, come ci dice l’autrice al telefono, “chiesi al cast di non vedere il posto prima. Descriviamo solo categorie di luoghi,  l’esperienza doveva essere collettiva rispetto all’urbano, così siamo scesi e in due giorni abbiamo fatto le riprese“.

Un progetto a budget zero, come ci conferma Alessandra Ondeggia: “non avevo fondi a disposizione e non c’era nessun ente che fosse in grado di finanziare questo tipo di ricerche, c’era solo la buona volontà di farlo“.

Con questo spirito nacque la collaborazione con Tiziano Milani, un architetto che collega la disciplina alla musica: “lui in quel momento stava  lavorando ad un cd-libro sulla ‘Città della simulazione’, ci siamo incontrati e parlando ci siamo resi conto che molti erano i punti di contatto, lui utilizzava la manipolazione dei suoni e io mi occupavo del video e della fotografia. Ha aderito da subito al progetto e questo mi ha dato entusiasmo“.

Alessandra Ondeggia ora sta terminando un dottorato a Parigi presso l’Ecole Nationale Superieure d’Architecture, dopo aver studiato e lavorato tra Pescara, Milano e Londra.  I suoi lavori recenti  si concentrano sulla percezione del reale in relazione al rapporto tra periferie, scarti e i margini della città mediterranea.

Dopo il pluripremiato debutto alla regia con “Terre al margine.Wasted” del 2010, nel 2012 è stata autrice e regista di due reportage sperimentali “GreeceExperience” e “JordanExperience” in Giordania e Grecia.

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