Intervista a Angelo Montanaro. La storia di un clarinettista: Dai funerali a Mozart con un pensiero a Martina

MARTINA FRANCA – Ritrovare una persona dopo anni di lontananza è sempre una grandissima fortuna, ancor di più quando quella persona magicamente cambia riflesso, proprio durante una normale intervista, lasciandoti senza parole per molti giorni. Questo è accaduto con l’intervista ad Angelo Montanaro, un musicista martinese ormai conosciutissimo a livello internazionale. Il suo nome rimbalza da anni da un’orchestra all’altra, da una città ad un’altra, tutto con una facilità impressionante. Un ragazzo nato nel 1985 che abbiamo voluto incontrare per un’intervista esclusiva, la prima intervista fatta da un giornale della sua città.  Tra una battuta e un’altra ci ha raccontato la sua storia, la sua vita e la sua musica.

Ciao Angelo, è un piacere rivederti. Da dove vogliamo partire?

Dalla musica?

Certo, allora raccontaci chi sei e cosa fai.

Sono un musicista, un clarinettista nato e cresciuto a Martina. Ho frequentato il Conservatorio di Potenza come privatista i primi anni, poi gli ultimi due ho deciso di concluderli al conservatorio a Monopoli. Mi sono diplomato quasi contemporaneamente sia al clarinetto che al liceo, insomma ho avuto la fortuna di fare tutto abbastanza in fretta… fortuna tra virgolette, sei in ogni caso un ragazzino, ma ho potuto da subito puntare tutto sulla musica. Finita la scuola ho deciso subito di partire, fondamentalmente perché la realtà musicale di qui mi ha obbligato ad andar via, e poi perché diventava sempre più difficile e costoso spostarsi ogni volta verso Roma e Firenze, ogni viaggio si trasformava in un’Odissea. All’epoca non esistevano molti voli low cost, così a 19 anni decisi di andare a fare la mia prima audizione a Firenze per un’orchestra di giovani.

Quando hai capito che il mondo della musica sarebbe stato il tuo futuro?

Ho capito che la musica sarebbe stato il mio futuro quando avevo 17 anni…mentre suonavo mi venne la pelle d’oca e decisi che sarebbe stato il mio futuro. Posso dire che è stata la mia pelle a decidere.

Però tutto ha avuto inizio da un funerale, vero?

Esatto, tutto ha avuto inizio nella banda di Martina Franca. Quello è stato il mio primo lavoretto, riuscivo a mettermi da parte qualcosina con i cortei funebri, ma tutto grazie ai miei genitori che mi hanno aiutato enormemente a sostenere i costi delle lezioni private, dell’acquisto del clarinetto, delle ance…un investimento non di poco conto. Spese che sono aumentate sempre di più con il passare degli anni.

E l’audizione a Firenze come andò?

Eravamo 60 clarinettisti, era la mia prima esperienza ed io non conoscevo affatto quel mondo, in ogni caso andò bene. Vincemmo in due e lì mi resi conto che avrei potuto farcela, era la prima audizione e la vinsi senza aver studiato tanto. Era l’Orchestra giovanile del Maggio Fiorentino. Una bella prima esperienza in orchestra che mi diede la possibilità anche di far conoscere il mio nome. Dopo aver lasciato l’orchestra di Firenze sono tornato in Puglia, era luglio, ma avevo già preso contatti con Orchestra Mozart di Claudio Abbado, così dopo aver passato le audizioni, verso ottobre, mi ritrovo a suonare come secondo clarinetto al mio ex professore Alessandro Carbonare. Dovetti lasciare nuovamente Martina, decisi di trasferirmi a Roma anche perché in quel periodo c’era  un concorso per la banda della Finanza e volevo parteciparvi. Sarebbe stato perfetto, ne faccio parte due anni, pensavo. Mi metto da parte un po’ di soldi, in più sto a Roma da dove era più facile muovermi.

Ma poi questa possibilità è venuta meno, perché?

Nei primi 4 giorni erano tutte visite mediche, quelle più rognose, test attitudinali e psicologici, ma le passai tutte. Il quinto giorno venni a sapere di un’altra audizione per l’Orchestra Sinfonica di Roma… decisi di andare e la vinsi. Dopo una settimana mi ero già trasferito nella capitale. Questo è stato ufficialmente il mio ingresso nel mondo professionale. La lasciai dopo qualche mese per un’altra orchestra di Roma interessata ad avermi. Suonavo da primo clarinetto a 21 anni. La mia attività fino ai 24 anni è stata micidiale, senza sosta, ero ovunque in Italia. Poi decisi di andare all’estero a studiare perché non era quello che cercavo.

E cosa cercavi realmente? 

Lavoro comunque in un’ambiente dove la gente è molto competitiva e molte volte devi lottare con gente molto insicura. Gente che ha vinto l’audizione perché figlio di quello o nipote di quell’altro, o perché l’amico X è direttore. Non sempre è così, devo difendere anche la parte buona di questo mondo, però posso dire che succede spesso. Ad esempio in un’audizione, dove avevo tutte le carte in regola per vincere senza problemi, ma non sono arrivato in finale. Gente che non conoscevo, componenti dell’orchestra, dopo l’audizione è venuta ad abbracciarmi per manifestare il loro dispiacere: “ci dispiace perché tu eri il nostro collega perfetto, il più bravo di tutti. Anche se è passata gente molto brava per noi tu eri il migliore, ma il primo clarinetto dell’orchestra non voleva il confronto con te perché non poteva reggere il confronto e ha fatto di tutto per non farti passare” e ci è riuscito. Ha convinto i suoi colleghi a non farmi passare le selezioni. Quindi lì capisci che devi puntare per forza in alto, uscire dalla mediocrità dove non sempre viene premiata la bravura. Io di suonare voglio suonare, ma non voglio soffrire… cioè non voglio essere frustrato nel mio lavoro, faccio il possibile adesso e poi se vedo che non funziona farò un’altra cosa, ma sono nato per suonare.

Come funziona un’audizione?

Inizialmente si selezionano i curricula, per esempio a gennaio ho fatto un’audizione per la Royal Concertgebouw di Amsterdam, una delle migliori orchestre al mondo, dove c’erano 40 selezionati nel primo round dopo una scrematura di più di 350 curricula inviati. Chi invia il suo curriculum in queste orchestre sa già che dev’essere buono. Nel secondo giorno ne sono arrivati altri 35, quindi 75 su 350 curricula totali e alla fase finale sono arrivati solo in 7. Ti giochi tutto in un minuto, o pochi minuti, sono delle vere e proprie olimpiadi. Devi suonare al meglio in quel momento, in quei pochi minuti dell’audizione e allo stesso tempo devi piacere, loro devono dire “questo è il collega che voglio, quello che stavo cercando“, però da che cosa lo capisci? Da niente, è molto soggettivo come giudizio, lo capisci quando sei tu dopo a dover scegliere un tuo collega.

Dopo aver lasciato Roma cosa è successo?

Lasciai Roma e le orchestre per tanti motivi anche personali e tentai un concorso internazionale a Ginevra che non si faceva da 10 anni. Eravamo 140 selezionati, nel primo round avevamo 7 minuti per convincere la giuria. Avevo 23 anni, mi preparai da solo e non passai le eliminatorie. Nella giuria 3 mi votarono con il massimo dei voti, mentre altri 4 non mi votarono perché secondo loro mi muovevo un po’ troppo. Ma da una cosa negativa esce sempre qualcosa di positivo, uno di quelli che sarebbe dovuto diventare poi il mio professore, a fine selezioni, mi abbracciò e mi disse “Qua ci hai fatto discutere da morire, per me tu sei uno dei più bravi del concorso, ti va di diventare mio allievo?“, lui era professore al Conservatorio di Ginevra. Mi trovai in difficoltà, avevo alcuni progetti in piedi a avrei dovuto abbandonare tutto per trasferirmi di nuovo.

Avevo bisogno di una guida e lui lo sapeva, lasciai tutto e andai a Ginevra a seguire le sue lezioni private. A maggio del 2008 decisi di iscrivermi al Conservatorio così gli inviai un messaggio per informarlo di questa mia decisione. Lui era in Portogallo a fare trekking e mi rispose dicendo di consegnare la domanda di iscrizione, anche se i termini erano scaduti, e che ci saremmo sentiti al suo rientro. Ma da qui inizia uno dei periodi più difficili della mia vita. Il giorno dopo scopro che mia madre aveva un tumore al seno e il giorno successivo vengo a sapere che il professore era morto in Portogallo in seguito ad una caduta di 80 metri.

Io avevo già fatto la mia scelta, dovevo andare, ma mi è crollato il mondo addosso, non sapevo che cosa fare. E’ stato l’ultimo periodo in cui ho suonato veramente bene anche perché dopo ebbi una contrattura e scoprii di avere un lipoma proprio sotto lo sterno. Dal 2008 al 2011 ho avuto molti problemi a causa del lipoma. Comunque decisi di andare a studiare a Ginevra, partecipavo a tutti i concorsi a cui potevo partecipare, dovevo andare avanti. Non sapevo se lasciare tutto, allontanarsi dall’Italia quando sai che tua madre non sta bene… non sono scelte facili, come quando decisi di non entrare nella banda della Finanza, nonostante sarebbe potuta diventare una sicurezza economica per tutta la vita.

Arrivò un sostituito del professore nell’istituto superiore di Ginevra, fui l’unico ammesso, decisi di continuare a studiare e con i risparmi di Roma pagai il primo anno, mentre nel secondo e nel terzo ricevetti fortunatamente la borsa di studio. Continuavo a fare audizioni, mi chiamarono nell’orchestra di Ginevra, ma il problema del lipoma stava incidendo anche sul mio modo di suonare.

Così nel 2011 hai deciso di operarti…

Si, mi sono operato nel 2011 dopo 3 anni di enormi difficoltà, non riuscivo nemmeno a stendere i vestiti, ma come detto prima da una cosa negativa arriva sempre una cosa positiva. Ero a Ginevra e per caso mi invitarono a suonare per l’orchestra di Valladolid. Un flautista che non conoscevo, ora è uno dei miei migliori amici, dopo avermi sentito suonare mi chiese di inviare il mio curriculum all’orchestra di Valladolid, dove stavano cercando un clarinettista. Così, mentre stavo concludendo il mio Master a Ginevra sono andato a Valladolid e ho iniziato a lavorare lì, nel frattempo a Ginevra  mi sono tolto il lipoma. Stava modificando la mia postura, per non sentire dolore e per suonare assumevo posizioni strane, avevo molte difficoltà a suonare. Praticamente mi bloccava le costole durante la respirazione, alla fine i dottori che si aspettavano di trovare una piccola massa, che secondo loro non era la causa di quei dolori, durante l’operazione si sono trovati di fronte ad un lipoma grosso quanto il palmo della mia mano, era nascosto tra le costole e aveva provocato infiammazioni ovunque. L’unica cosa buona di quel periodo è che ero davvero magro (ride ndr), non dormivo più la notte. Per un problema fisico ho avuto una depressione, non potevo suonare più come volevo, nonostante la gente mi dicesse che stavo suonando bene io mi sentivo diverso, limitato, non ero al 100% e lo sapevo.

Dopo una cura di 5-6 mesi sono tornato come nuovo, ma ho dovuto cambiare tutto un’altra volta, purtroppo quando inizi a fare le cose male ci vuole un attimo a cadere, la voce si diffonde e perdi contatti.

Quanto è difficile fare il musicista?

L’investimento è costante. L’altro giorno con alcuni amici musicisti della mia età, ragazzi che lavorano qui, nel piccolo, in un ambito che non è la musica classica, si parlava di progetti, di acquisti di casa, di ristrutturazioni così gli ho chiesto: “Ma riuscite a permettervi questo?” cioè, io non posso… i miei risparmi servono per continuare a suonare. Un’audizione a me mi costa in media 600 euro, quella di Los Angeles, fatta a settembre, mi è costata 1200 € per suonare 4 minuti, un’audizione che non è andata nemmeno bene. I soldi per il viaggio, il vitto e l’alloggio mica ti vengono restituiti, è un investimento continuo e quello che guadagno viene sempre quasi totalmente speso per il lavoro.. sapevo che con questo lavoro non sarei diventato milionario, ma vivere di musica e vivere di arte è la cosa più bella.

E’ assurdo, per esempio, quando senti qualcuno che non ha studiato e che fa il Dj, magari anche nella sua città, e che  mettendo 4 dischi prende 200 euro a serata, è assurdo ma capisco che le esigenze sono diverse, il pubblico è diverso…  ma non puoi chiedere a me di suonare gratis.

Di seguito un video G. Rossini – Intro, Tema e Variazioni con Angelo Montanaro, Clarinet, e Irene Alfageme, Piano:

Cosa sarebbe Angelo Montanaro senza la musica?

Sono 20 anni che studio musica, se smettessi di suonare mi sentirei fallito. Verrebbe meno il rispetto per me stesso, tutto il lavoro fatto fino ad oggi non si può buttare via, così come i sacrifici dei miei genitori. E’ un cammino, un percorso continuo, ho capito alcune cose nelle audizioni andate male e ora sono felice, sento che tra poco potrà esserci una svolta.

Possiamo dire che sei tornato in grande forma dopo l’operazione.

Ad aprile ero quasi in finale nelle audizioni per l’Orchestra National de France di Parigi. Dopo 3 anni sono riuscito nuovamente a superare una eliminatoria. Eravamo 60 e siamo passati in 13, feci una bella semifinale, ma mi dissero che avrei dovuto suonare più piano, però  è stato utile perché Angelo era tornato a suonare al meglio e questo si doveva sapere. In 9 anni ho fatto di tutto, ho suonato nelle orchestre più importanti d’Europa, ma per arrivare lì ci vuole sudore, tanto sacrificio, devi farti sentire e conoscere. Devi studiare ed essere il più bravo di tutti.

A dicembre ho suonato con le all star della musica, la Chamber Orchestra of Europe, ed io mi dicevo “ma che cazzo ci faccio qua in mezzo a questi mostri sacri!”.

Eri con loro per un concerto?

Il mio professore di Ginevra Romain Guyot mi ha fatto invitare da accademista per ascoltare le prove, cosa che di per sé è già un lusso. Sentire suonare questa orchestra anche solo per dieci minuti è un bombardamento continuo di informazioni, che bello…che musica e che spettacolo. Per due giorni avevo solo ascoltato, ma al terzo giorno il mio professore mi chiede di suonare direttamente nella prova generale nella sala del concerto. Io non avevo toccato ancora il clarinetto. Durante il primo pezzo con loro il boss dei boss dei fiati, nonché il miglior oboista del mondo, Francois Leleux, si è girato verso il mio professore dicendogli: “ma veramente molto bravo questo ragazzo, lo inviteremo di nuovo vero?“. Non puoi capire cosa ho provato ascoltando quella frase.

Dopo tante vicissitudini, arrivi a dei risultati e dici “valgo sul serio“. A volte la vita ti mette di fronte a delle cose che fanno vacillare la tua sicurezza, oppure questa viene smontata per colpa di un sistema, di cose che non vanno, ma soprattutto per la gente mediocre che fa parte di questo mondo e che toglie il posto a tanti altri musicisti che se non altro si fanno in 4 per migliorarsi ogni giorno.

Ritorniamo ai mediocri?

Non è presunzione, ma quando sto con i mediocri mi annoio, cerco altro, non è colpa loro e non è colpa mia…ognuno cerca di raggiungere il proprio livello, però più il livello è alto più te la devi sudare, giustamente.

Si parla spesso, soprattutto nell’ultimo periodo, di una Martina Città della cultura. Tu che la vivi solo in parte, come vedi la tua città? 

Martina quest’anno mi ha sorpreso ho visto tante cose buone, ma non vivo qui e quindi non vedo tutto… vivo l’estate, forse il periodo migliore. Non so se si può definire Città della cultura, non saprei, ci sono tante cose belle, tante iniziative, tanta musica, ma è la gente che deve cambiare, molti non sanno nemmeno cosa si fa all’interno dell’atrio di Palazzo Ducale durante il Festival della Valle d’Itria. Tolto il Festival della Valle d’Itria, dove se non fosse estate la gente ci andrebbe in pelliccia solo per sfoderarla e mettersi in prima fila, che tra l’altro è il posto peggiore per sentire bene l’Orchestra nel suo complesso, rimane ben poco. La gente non si rende conto di quello che abbiamo qui, è una città stupenda.

Vorresti tornare per realizzare qualcosa?

Si sta muovendo qualcosa, si mi piacerebbe fare qualcosa, ma ci devo pensare bene. C’è gente intorno a me che pensa anche meglio di me, io agisco un po’ di più. Anche se qui a Martina diventa difficile muovere qualcosa, fai tanto per spostare, ad esempio, il bicchiere da qui a qui (siamo in un bar, diventa facile utilizzare un bicchiere come metafora di vita ndr) e neanche il tempo di girarti che il bicchiere è stato rimesso al posto di prima. E’ proprio vero che i martinesi hanno la testa dura.

Voglio creare, non voglio più mangiare merda. Non perché è la mia città, ma perché non può più andare avanti così. Le cose in testa sono tante, ma alla gente manca il tatto. Organizzatori di eventi improvvisati, superficialità… questo mi fa incazzare. Io so che non posso fare il mio lavoro qui, però a Martina voglio creare qualcosa.

Ad esempio?

C’è la realtà della banda. Io ho iniziato con i funerali, solo chi la vive può conoscere e comprendere cosa significa farne parte… io grazie alla banda ho scoperto il mio talento, quindi vorrei dare questa possibilità anche a qualcun altro. Mi chiedo, c’è bisogno di andare in Trentino o in Olanda per apprendere certe cose? Io voglio fare masterclass, voglio dare lezioni di gruppo, la gente deve venire ad ascoltare le lezioni.

E secondo te si può fare musica a Martina?

Si può fare musica a Martina, certo che si può, anche non amatoriale. Penso che tra qualche anno le orchestre non esisteranno più, costano troppo e ci sono in mezzo persone che si sono rubate un sacco di soldi… c’è un mondo che bisogna cambiare se vogliamo sopravvivere. Dobbiamo creare qualcosa di nuovo.

E qui ti anticipo io, ho saputo che hai realizzato uno spettacolo musicale/teatrale, di che si tratta?

Negli ultimi mesi ho realizzato uno spettacolo teatrale per bambini, per invogliarli a suonare. Lo spettacolo non è altro che un galà di opera dove i cantanti non arrivano, noi diremmo “fanno bidone”, e i musicisti devono improvvisarsi prendendo lo spettacolo in mano inventandosi di tutto. Lo porteremo in teatro, io non avevo mai pensato di fare questo…però devi inventarti qualcosa di nuovo sempre.

Come nella barzelletta, siamo un italiano, uno spagnolo e un francese. Adesso lo spettacolo in è spagnolo, ma stiamo pensando anche ad altro. Mi sono reso conto che non posso puntare tutto sull’orchestra mega mondiale, anche perché non ci voglio rimanere a vita in un’orchestra, lo stress che c’è  dietro è tantissimo. Devi stare sempre al top, sempre… non puoi sgarrare un giorno, devi essere una macchina da guerra. Molto probabilmente lo potrei fare, ma io non lo voglio fare per tutta la vita.

Ad un allievo devo dare veramente tutto, quindi quello che voglio dare a Martina è invogliare la gente a prendere uno strumento, purtroppo qui non si parla di musica da camera… è più facile nel jazz, nella musica pop o leggera mentre la musica classica viene vista come una cosa pesante, non viene compresa del tutto. Per questo nello spettacolo vogliamo far ridere, non togliendo spazio però alla musica.

Quindi l’intento è avvicinare le persone alla musica da camera con il sorriso.

Non lo sanno che ci si può divertire ascoltando anche musica classica. Nel nostro spettacolo, quello della barzelletta, succede di tutto, finisce che io divento una bambola vestito come un deficiente. Sarebbe perfetto per Martina, purtroppo è in spagnolo.

Nonostante i tuoi successi sono pochi i martinesi che conoscono quello che hai fatto.

Non sono mai andato al Comune per farmi conoscere. Voglio fare un concerto qui, ho aspettato fino ad adesso un riscontro, ho sperato che qualcuno mi chiamasse, ma non si è mosso nessuno, quindi adesso mi proporrò io.Voglio suonare qui per i miei amici, per la mia famiglia. Mi chiedevo, “ma è possibile che qua nessuno è venuto a conoscenza di quello che ho fatto?” Forse no, è stato anche un mio errore, è stata anche colpa mia. Non voglio di certo un riconoscimento, non me frega niente, tanto il mio lavoro lo farò sempre e lo farò sempre fuori, però io qua se voglio creare devo suonare, purtroppo il fatto è che qui crei un concerto ed è quasi sempre automaticamente gratuito. Questo è il mio lavoro ed io devo vivere del mio lavoro. Posso farlo gratis se è una mia idea, se ho voglia di investire, come far conoscere qualcosa di nuovo, posso suonare gratis se si crea un evento importante, fatto bene.

Devo pensarci tanto, le idee ci sono ed io ho tantissima voglia di creare qualcosa qui…e poi son martinese pure io, testardo come pochi al mondo.

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Commenti

Una risposta a “Intervista a Angelo Montanaro. La storia di un clarinettista: Dai funerali a Mozart con un pensiero a Martina”

  1. Avatar Vito
    Vito

    Quanti ricordi!
    Giornate intere a studiare i duetti per i concorsi, clarinetti che “volavano” durante le pause in campagna tra un tiro di pallone ed un altro.
    Che dire, sei Un Grande!
    Martina Franca non si smentisce e, ancora una volta, ha sfornato un BIG della musica. Auguro ad Angelo una carriera splendente, ricca di soddisfazioni e risultati eccellenti sperando, un giorno, che possa rientrare in Italia a lavorare nel suo Paese che, in questo momento, invece di investire sui propri giovani, pensa al … NULLA ASSOLUTO!
    Inoltre, vorrei ringraziare Angelo per aver menzionato la Banda Cittadina “Armonie d’Itria” dove attualmente sono il presidente. Purtroppo, caro Angelo, al più presto elimineranno i cortei funebri e tanti ragazzini, come lo eri tu, non potranno più crescere, musicalmente parlando, nella banda e non potranno più mettersi “qualcosina da parte”. E poi, purtroppo, se non si trova urgentemente una soluzione logistica scomparirà anche la storica Banda Cittadina soffocata dalle numerose spese che affrontiamo.
    Spero in un futuro migliore e in “qualcuno” che prende a cuore la nostra situazione.

    In bocca al lupo Angelo, non ti dimenticare mai da dove hai iniziato!

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