19esima giornata mondiale dell’insegnante

Il 5 ottobre di ogni anno, in oltre 100 Paesi del mondo, si celebra la Giornata mondiale dell’Insegnante, istituita dall’Unesco nel 1994, per segnalare a governi e opinione pubblica la necessità di valorizzare il ruolo dei docenti nel percorso di formazione ed educazione delle nuove generazioni. Purtroppo, la celebrazione passa per lo più sotto silenzio: non tutti i docenti la conoscono e sono poche le associazioni di categoria che nella circostanza organizzano incontri per far riflettere sul ruolo dei docenti nell’attuale società.
Per ribadire il ruolo fondamentale che la scuola e i docenti hanno nella società possiamo riprendere le parole di Malala Yousafzai, giovane pakistana vittima di un attentato talebano, che in occasione del suo discorso all’ONU, disse: “Il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Dobbiamo condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo; dobbiamo imbracciare i libri e le penne: sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.
È un pensiero senz’altro condivisibile e condiviso. Sarebbe bello che, all’inizio dell’anno scolastico, alunni e insegnanti meditassero insieme su quel discorso, ripreso anche dal nostro presidente della Repubblica durante la manifestazione per l’inaugurazione dell’anno scolastico in corso. Nell’occasione Giorgio Napolitano, sostenendo l’importanza dell’istruzione per il bene del nostro Paese, ha sottolineato che “varie ricerche ci dicono che più di altri fattori conta l’apporto degli insegnanti. E quindi ci si deve impegnare a investire – in risorse e iniziative – come il Governo ha iniziato a fare, perché la già notevole professionalità dei nostri docenti si rafforzi. È giusto premiare il merito, incentivare chi lavora nella scuola a fare sempre meglio. Ma occorre anche che gli insegnanti più ricchi di talento siano generosi nel condividerlo. Infatti, si ottengono buoni insegnanti non solo con un’accurata formazione e con opportuni aggiornamenti, ma anche e molto promuovendo la trasmissione e lo scambio nella capacità di insegnare. Non bisogna mai smettere di imparare gli uni dagli altri, anche dai giovani, e scambiare quel che si è imparato. Sappiamo quante buone pratiche vanno spesso disperse”. Così pure, Maria Chiara Carrozza, ministro della Pubblica Istruzione, ha ribadito l’importanza del “lavoro quotidiano e silenzioso degli insegnanti che svolgono, con abnegazione e passione, un ruolo di rappresentanti dello Stato nelle frontiere della nostra società.”
In Italia l’insegnante, a volte, è disorientato per i continui cambiamenti legislativi cui è sottoposta la scuola e per il mutato contesto sociale in cui si ritrova ad operare e di cui essa stessa fa parte.
Negli orientamenti pastorali per il decennio 2010/2020 “ Educare alla vita buona del Vangelo”, i vescovi sostengono che l’educatore deve essere sempre più “testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite, e che compie il suo mandato anzitutto con l’autorevolezza della sua persona che si conquista soprattutto con la coerenza della vita e con il coinvolgimento personale” e, ancora, che l’educazione richiede da parte dell’insegnante, un senso di responsabilità che “si esplica nella serietà con cui si svolge il proprio servizio.“
Sono concetti che il ministro della pubblica istruzione ha ribadito, durante l’inaugurazione dell’anno scolastico quando ha affermato che “La Cittadinanza e la Costituzione vanno di pari passo e sono rafforzate, non solo nei programmi scolastici, ma nell’attività quotidiana, da quella capacità di ribellarsi davanti ai soprusi e all’illegalità che non è una forma di immaturità, bensì il germoglio di una coscienza civile che noi tutti abbiamo la responsabilità di nutrire.”
La scuola, tuttavia, non ha più bisogno di intenti, ma ha bisogno di provvedimenti che ridiano fiducia, entusiasmo e sicurezza all’insegnante fondamento della scuola, ovviamente insieme agli studenti e ai genitori. Occorre eliminare la piaga del precariato degli insegnanti che da troppi anni crea disservizi e discontinuità didattica nella scuola. E’ urgente finanziare un piano di formazione degli insegnanti, da attuare durante l’orario di servizio, non più lasciato a carico e all’iniziativa personale del docente. È pure fondamentale che il numero degli alunni per classe sia più contenuto onde consentire al docente di instaurare un vero dialogo educativo, fatto anche di ascolto e non solo centrato sull’apprendimento/insegnamento.
Per essere efficace ed al passo con i tempi, la scuola dovrebbe anche migliorare la sua dotazione tecnologica, peraltro attualmente differente nei diversi ordini di scuole ed aree del paese, anche in funzione di un adeguato inserimento degli alunni nel mondo del lavoro. Neppure va tralasciata la messa a norma e l’adeguata manutenzione degli edifici scolastici. Trattasi di alcuni dei problemi che affliggono la scuola e che, se risolti, le ridarebbero tutta la credibilità che merita.
L’AIMC e l’UCIIM, associazioni cattoliche professionali di maestri, professori e dirigenti scolastici, ritengono che tutto ciò sia indifferibile.

Teresa Lococciolo

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