di Silvia Di Dio
“La dislessia fa parte di me, ma io sono molto altro. Sono anche simpatico, mi piace lo sport, magari mi piace la musica. So fare molte cose. Io sono molte cose”. Lo ha messo in evidenza Luisa Lopez, neurofisiologa e relatrice del seminario in-formativo sulla “Dislessia – Disturbi specifici dell’apprendimento”, tenutosi ieri sera a San Vito dei Normanni in una gremita Chiesa di San Giovanni: essere dislessici non vuol dire trascurare alcuna delle proprie potenzialità. L’incontro, patrocinato dal Comune di San Vito dei Normanni, è stato organizzato da Lucia Attorre, mamma di un bambino dislessico e tenace promotrice di informazione. Al tavolo dei relatori anche Anna Perrone, coordinatrice AID Puglia – sezione di Brindisi, e Simone De Florio, oggi responsabile del Gruppo Giovani sezione di Torino. Fare fatica a leggere, a scrivere o a mettere insieme il risultato di un calcolo. Se c’è fatica, è ovvio che arrivare ad un contenuto è più complesso: va quindi compresa l’oggettiva difficoltà di un bambino dislessico. Ma esiste la possibilità di un percorso di correzione e di sostegno. A partire da una necessaria informazione che coinvolga famiglia e scuola. “Mai stancarsi di lottare – Lucia ha introdotto la serata con parole che non ammettono rassegnazione di fronte al problema – La dislessia non deve essere un limite per i propri figli, e non dobbiamo permettere che questo disturbo distrugga la loro autostima. Si deve lottare, e intraprendere questa sfida con amore. Ne vale sempre la pena”. Un atteggiamento che rivela la forza costruttiva della sua battaglia. Anche se, come capita a molti genitori e bambini con disturbi d’apprendimento, si va a sbattere spesso contro l’impreparazione della scuola e, di conseguenza, contro una svilente mancanza di solidarietà. Ma una grande risorsa ha rappresentato per Lucia l’Associazione Italiana Dislessia (AID), dove ha trovato supporto e, da lì, la grande voglia di consentire una più ampia informazione sull’argomento. Dalla diagnosi alla stesura del Piano didattico Personalizzato, al ruolo essenziale dell’AID sul territorio. Fino alla personale testimonianza di dislessia del giovane Simone De Florio: molteplici gli aspetti affrontati nel seminario. Contenuti che, lungi dal puntare il dito contro una scuola ancora poco preparata, guardano a costruire bene per il futuro: informare, stare vicini ai propri figli, annullare atteggiamenti che possano far perdere la voglia di credere in se stessi. Va capito che un dislessico arriverà al risultato con i suoi strumenti e i suoi tempi. “Un buon insegnante può fare moltissimo – ci ha tenuto a dire a Lucia, riprendendo una celebre frase che le piace e che ricorda a tutti come “la scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero”.
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