Vince la terza edizione di Luce a Sud Est il Concorso di scrittura sociale, promosso da Pietre Vive Editore e dall’Associazione Culturale Il Tre Ruote Ebbro, il romanzo in versi “Piccoli Fuochi” di Alessandro Silva, a darne notizia è proprio sui suoi canali social la casa editrice locorotondese.
Il concorso Luce a Sud Est “è teso a promuovere un principio di editoria etica- come si legge sul bando di partecipazione – che possa agevolare l’accesso alla pubblicazione di scrittori impegnati su tematiche sociali. La scrittura qui è intesa come impegno culturale, di denuncia, ma pure di proposta sul territorio italiano, che negli anni ha visto dispiegarsi grandi contraddizioni”.
La giuria quest’anno è stata presieduta dallo scrittore Marco Montanaro pugliese doc, classe ’82 che ha all’attivo numerose opere come “Sono un ragazzo fortunato” (Lupo Editore 2009), una raccolta di racconti circensi (con la partecipazione straordinaria di una piovra gigante); “La Passione” (Untitl. ed 2010), un romanzo-farsa-tragedia in lingua originale; e Il corpo estraneo (Caratteri Mobili 2012), una tragedia on the road.
Inoltre, questo concorso: “dimostra – hanno dichiarato gli organizzatori- le immense potenzialità della scrittura poetica come forma di narrazione capace di comprendere e descrivere la realtà contemporanea”.
Ricordiamo che la prima edizione è stata vinta dal calabrese Claudio Metallo con “Il sindaco”, mentre l’anno scorso a essere premiato e pubblicato è stato Domenico Maggipinto con lo splendido racconto “Isola”. Il vincitore di questa terza edizione Alessandro Silva, vive a Parma, dove è nato nel 1976, ed è un biologo cellulare che ha trovato impiego presso un’agenzia di comunicazione. Il tempo libero lo dedica alla scrittura di poesie, racconti e articoli di divulgazione scientifica.
“Piccoli Fuochi”, che presto vedrà la pubblicazione per Pietre Vive Editore, vuole essere, nelle parole del suo autore: «uno studio, un taccuino, una raccolta di pensieri che prende spunto da un caso di cronaca e malgoverno, ora messo a tacere, ossia le sventure vissute dall’Ilva di Taranto e dai suoi operai».
Lascia un commento