Il 25 aprile a Martina Franca, tra distrazione, omofobia e libertà d’opinione

Il 25 aprile a Martina Franca, si terrà un convegno dal titolo: “Giù le mani dai bambini”, al quale parteciperà l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione “Giuristi per la vita”, nonchè promotore di una petizione contro la legge contro l’omofobia, personaggio particolare, che si è definito già “omofobo” e che ha fondato un partito politico, “Il Popolo della Famiglia“, di chiaro stampo ultracattolico. Il tema è quanto male fa l’ideologia gender a bambini, per l’occasione biondi e sorridenti. Gli organizzatori hanno chiesto e ottenuto la sala consiliare e il patrocinio del Comune di Martina Franca. Contro questa scelta (patrocinio e sala consiliare, oltre alla data), si sono schierati Anpi, Arcigay e associazione Terra Terra. Silenzio invece dalla fedelissima Sel, mentre dal Pd qualcuno storce il naso, ma non osa dire pubblicamente la propria opinione. Chi si attendeva un dietrofront da Palazzo Ducale, sembra debba rimanere deluso, perchè l’assessore Scialpi ha citato l’articolo 21 della Costituzione, per la libertà di espressione, lasciando intendere che a Martina Franca se per caso volessero organizzare un raduno di nazisti dell’Illinois, si potrebbe fare. Altri, da Palazzo Ducale, invece, si lasciano sfuggire commenti di stupore, perchè non solo non sapevano nulla dell’iniziativa, ma dubitano addirittura di aver concesso il patrocinio. Che distratti!

Il convegno doveva essere inizialmente ospitato in una parrocchia, solo che pure il parroco ha preferito evitare, e quindi si sono rivolti al Comune, ricevendo in cambio la sala consiliare. Il convegno, considerato organizzatori e tema, sarebbe stato meglio organizzarlo in una sala parrocchiale, in un convento, in una sacrestia, in un posto consono, coerente, per un movimento e per gente che più o meno la pensa alla stessa maniera, ma che pretende, purtroppo, di essere nel giusto a prescindere. Il problema sta, quindi, proprio qui.

La scelta della data

Una provocazione. Il 25 aprile si festeggia la Liberazione dai regimi nazifascisti. Col tempo questa festa, fortemente connotata politicamente, è stata annacquata e dal ricordare le gesta dei partigiani, si è passati a celebrare i soldati, quindi gli italiani e quindi non si capisce più bene cosa si festeggi. Il Comune di Martina Franca, nonostante sia di centrosinistra, per non scontentare mai nessuno ha da sempre realizzato iniziative scialbe, confuse, in cui i valori espressi dalla festa si perdono in inni nazionali e sfilate di bambini.

Il tema che vorremmo porre al centro del nostro ragionamento non è, quindi, il convegno e il tema trattato, ma la scelta volutamente provocatoria di organizzare questo dibattito il 25 aprile. Una scelta che, chi segua le gesta degli estremisti cattolici, non troverà sorprendente: pur di avere visibilità provocano, aizzano, cercano lo scontro. Altrimenti non avrebbero nessuna visibilità. Infatti se non fosse stato per i comunicati di Anpi, Arcigay e Terra Terra, molti probabilmente non avrebbero nemmeno saputo che a Martina Franca esiste una organizzazione che si chiama “Medjugorje per la pace“. Tornado alla questione centrale, quindi, il problema si pone quando una iniziativa diffonde valori e concetti che sono all’opposto a quelli che dovrebbe esprimere la Festa della Liberazione, cioè tolleranza, apertura, uguaglianza e democrazia. Il convegno, invece, tratterà di come sia sbagliato che i gay adottino i bambini. Una posizione di chiusura, a-scientifica, che diffonde paura e intolleranza, che si poggia su una visione della storia in cui la diversità è contemplata solo nella misura in cui non metta in discussione la Bibbia. I partigiani lottarono e morirono per liberare l’Italia da chi perseguitava anche gli omosessuali. A Martina Franca, il 25 aprile, si ospita un evento in cui si negano i diritti degli omosessuali. Un dejavu, un passo indietro, il ritorno del medioevo. Proprio nel giorno in cui l’Italia ha dato uno scossone alla brutalità sotto cui era stata soggiogata.

Da Wikipedia

Venne creata una sezione della Gestapo che aveva l’ordine di compilare speciali liste di individui omosessuali. Nel 1936, Heinrich Himmler, comandante delle SS, creò l’Ufficio centrale del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto. Il decreto costitutivo di questo nuovo ufficio recitava:

« […] Le attività omosessuali di una non trascurabile parte della popolazione, costituiscono una seria minaccia per la gioventù. Tutto ciò richiede l’adozione di più incisive misure contro queste malattie nazionali. »

Ovviamente i rapporti omosessuali, considerati «sterili» ed «egoistici» vennero visti come un tradimento alle politiche demografiche di potenziamento del popolo non essendo i gay in grado di riprodursi e perpetuare così la «razza ariana» destinata ad essere padrona del mondo. Per la stessa ragione anche la masturbazione venne considerata dannosa al Terzo Reich, seppur trattata con minor severità:

« Gli individui più vili sono all’opera per intossicare la nostra gioventù, nel periodo più importante per il suo sviluppo. E lo Stato è incapace di reagire. Perché? […] Perché tutti i partiti dai quali escono i Ministri, devono scendere a patti con i capibanda pederasti, che sono i loro amici politici […] Questa contaminazione […] è la prova della collusione irremovibile tra marxismo, pederastia e intossicazione sistematica della gioventù […] Tedesche, donne del popolo lavoratore, marciate con noi nazionalsocialisti e mandate al diavolo i vostri corruttori! »
(Il quotidiano nazista Volkischer Beobachter (Osservatore Popolare)[6][7])

Ma tant’è. Ognuno è libero di dire come la pensa e ormai la libertà di espressione viene confusa con il fatto che ognuno può sparare tutte le cazzate che gli pare, perchè siamo liberi. Non solo, ma la libertà si esercita solo nella misura in cui esiste legittimità di critica, perchè altrimenti avviene il paradosso. Il movimento ultracattolico invoca la libertà di opinione per ridurre al silenzio una parte della società. La libertà, secondo chi scrive, deve avere effetto moltiplicatore sui diritti degli individui, ma mai deve essere usata per sopraffare, per rafforzare le disuguaglianze. La libertà di espressione non prescinde dal rispetto, non prescinde dall’accettazione delle opinioni altrui che non siano considerate come ronzii di mosconi, ma altrettanto meritevoli di trovare spazio. Organizzare un convegno contro i valori del 25 aprile il 25 aprile è una provocazione, come se i tifosi martinesi decidessero di festeggiare una vittoria a Fasano, come se si volesse organizzare una grigliata di carne il venerdì santo in chiesa. Ma ancora più sbagliato è confondere la libertà di opinione con l’accettazione acritica.

Qualche anno fa Mario Martone realizzò un bellissimo film, “L’odore del sangue“, nel quale trattava la storia di una coppia di intellettuali che decideva di percorrere strade separate. Mentre lui decideva di andarsene in campagna, insieme alla giovane compagna, per leggere poesie e occuparsi di nulla, la moglie conosceva e si invaghiva di un giovane neonazista, subendone prima il fascino e quindi rimanendone soggiogata. Quando il marito di lei decise di intervenire, era ormai tardi. Ecco questo potrebbe essere metafora di quanto accade ora, con il passo indietro degli intellettuali che scelgono di accettare come idee come quelle professate da Amato non solo trovino spazio, ma trovino la legittimazione del simbolo del Comune, dello spazio della sala consiliare e della data del 25 aprile. Ovviamente da Palazzo Ducale non ci sarà nessun passo indietro, perchè questo vorrebbe dire ammettere l’errore, annunciare la fallibilità di un’amministrazione incapace di sbagliare.

Fino a 25 anni fa, infine, i figli dei genitori separati o divorziati, erano tenuti ai margini della società. Tutto cambia. Bisogna accettarlo.

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Commenti

Una risposta a “Il 25 aprile a Martina Franca, tra distrazione, omofobia e libertà d’opinione”

  1. […] in merito ad una sana e laica educazione all’affettività. Il 25 aprile 2016 il Comune diede il patrocinio per una iniziativa di un movimento contro l’improbabile “teoria gend…, che all’epoca andava molto di moda, salvo poi sgonfiarsi quando le ragioni elettorali […]

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