Curraj 2016: da Martina Franca alle Alpi Albanesi. Il GSM torna a casa

Molte sono le cose incredibili, ma nessuna è più incredibile dell’uomo”,  recitava il greco Sofocle nella sua Antigone,  mai  frase fu così piena di significato da quando un manipolo di speleologi è tornato dalla spedizione Curraj 2016.

Il Gruppo Speleologico Martinese  mercoledì mattina, 31 agosto,  ha infatti fatto ritorno dalla spedizione in Albania cominciata quindici giorni prima.

“Il ritorno da ogni spedizione è sempre traumatico – ha commentato  Michele Marraffa, presidente del GSM- appena si rientra a casa la malinconia sopraggiunge e la mente rimane proiettata ancora per giorni nei luoghi dove si è stati. Anche noi siamo ancora lì con la mente e stiamo già sognando il 2017, sperando che arrivi presto”.

Il Progetto Curraj che prende il nome dell’omonimo villaggio (Curraj I Ëperm) sito in una valle fluviale ai piedi dei monti Kakise (2.359 m.s.l.m.) e Boshit (2.415 m.s.l.m.), come ci avevano raccontato gli speleologi martinesi prima della partenza, era volto a cercare di concludere le esplorazioni alla Shpella Mark cominciate l’anno scorso, ma non portate a termine a causa della mancanza di tempo.

Altro obiettivo del progetto targato 2016 è stato quello di esplorare le zone  più alte delle Alpi Albanesi che bordano la valle, in particolare l’area della dolina di Kakverrit, nei pressi del villaggio di Vrane

“La Shpella Mark,- commenta Orlando Lacarbonara (GSM) – ci ha fatto sperare in un grande complesso, data la forte aria che fuoriesce dall’imbocco e che fa smuovere gli alberi nei dintorni. Le abbiamo dedicato molto forze, fino allo stremo. Di fronte a noi si sono palesate due strade percorribili: o proseguire nelle sue viscere o fermarci. Ma il tempo a nostra disposizione stringeva e la scelta non poteva essere che ovvia. L’esplorazione in questa cavità è stata condotta su tre fronti diversi. Il primo riguardava la via principale verso il fondo, via che continua per circa 50 metri di profondità e si arresta al raggiungimento di un bellissimo lago sifone. Qui l’aria si perde in alto e abbiamo tentato un traverso, provando a inseguire la corrente e trovandoci in un grosso tubo cilindrico, ma i tempi della spedizione erano incompatibili per provare ad effettuare una risalita così imponente”.

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“Il secondo fronte – continua il racconto Mimmo Caldaralo, altro componete del GSM –  è stato quello iniziato dai Faentini lo scorso luglio, un ramo che corre inizialmente parallelo alla via del fondo e che non abbiamo finito di esplorare. In questo ramo gli ambienti tendono a essere modesti e abbiamo deciso di rilevare quanto esplorato e poi disarmare”.

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“Infine, – racconta Claudio Pastore geologo del GSM – nel ramo “patagonico” (terzo fronte n.d.r.), una bellissima condotta dove la circolazione dell’aria è più massiccia, siamo  andati avanti ancora per qualche centinaio di metri, ma anche qui le esplorazioni si sono arrestate. Gli strati improvvisamente si verticalizzano (probabilmente si tratta di una piega) e, nonostante la mole d’aria, ci siamo trovati  contro una fessura impraticabile. Lungo questo ramo, battezzato “patagonico” se la memoria non mi inganna,  da  Jelena Demidoveca (GSB-USB) durante la spedizione del 2015 per via del forte vento, e in tutta la grotta in generale, vi sono parecchie risalite. Ma anche queste abbiamo deciso di lasciarle per gli anni a venire. Il tempo per noi speleologi non è un buon compagno di viaggio. Inoltre, l’avvicinamento alla grotta è lungo e complicato e porta via una buona fetta di forze”.

Lo sviluppo totale della grotta  ad oggi è di 1347 metri, con 410 metri di nuove esplorazioni condotte quest’anno dagli speleo martinesi assieme al Gruppo Speleologico Bolognese GSB-USB e alla Venta.

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“Siamo un po’ demoralizzati – commenta Donatella Leserri (GSM)-  ma in cuor nostro sappiamo che questa è solo una piccola grotta delle Alpi Albanesi e che, da qualche parte, qualcos’altro ancora da esplorare c’è. L’aria che soffia in uscita in questa cavità ci ha convinti e resi più consapevoli della possibilità della presenza di ambienti più interessanti nelle zone alte della stessa. Di conseguenza  sarebbe più opportuno cercare nuovi ingressi più alti in esterno piuttosto che azzardarsi in lunghe risalite all’interno di Shpella Mark.”

Ma è durante l’ultima giornata di permanenza in Albania che il Gruppo compie una meravigliosa scoperta: una nuova maestosa cavità si palesa davanti ai martinesi.

“Come al solito – commenta Pasquale Calella (GSM) – hanno deciso di mandare me a verificare una segnalazione nel villaggio della valle adiacente a quella di Curraj. In serata dopo aver camminato per circa 5 ore assieme alla nostra guida albanese, il geografo Etmond Cauli, sono rientrato al campo tenendo i mie compagni di viaggio un po’ sulle spine. L’indicazione avuta è risultata meglio di quello che ci aspettavamo tutti. Quella che ho visto è una grotta dal grande imbocco che butta fuori un’aria gelida ad una velocità impressionante.

Così l’indomani ci siamo precipitati lì, l’ultimo giorno disponibile per fare un sopralluogo con tutta la squadra, ma sapendo che si sarebbe trattato di una ispezione veloce abbiamo deciso  che sarebbero entrati in grotta solo due di noi: Claudio Pastore e Alessandro Marraffa”.

La grotta, dai dati raccolti e dal rilievo effettuato in parte (circa 300 m.)  risulta molto grande e imponente,  si presenta come un meandro franato nella parte iniziale dove la potenza dell’aria (a 2-3°C circa) conduce ad una grande condotta. In pratica l’esplorazione speditiva si è fermata davanti a un traverso da attrezzare e i due speleologi alla fine sono usciti dalla grotta infreddoliti ma pieni di entusiasmo e di nuove prospettive per la prossima spedizione.

l'immagine inedita della grotta "Shpella Shtares" esplorata per la prima volta dal GSM
La foto  inedita della grotta “Shpella Shtares” esplorata per la prima volta dal GSM

“Abbiamo deciso – conclude Michele Marraffa –  di battezzare questa grotta Shpella Shtares, come la vallata che l’accoglie a circa un’ora e mezza dal villaggio di Vrane. Le forme glaciali al suo interno fanno intuire che quando arriva l’inverno l’inversione dell’aria porta la grotta ad andare sotto zero e di conseguenza il periodo migliore per tornarci sarà la prossima estate, lasciandoci liberi di sognare per il 2017 chilometri di gallerie”.

Per la cronaca hanno partecipato alla spedizione: Alessio Augugliaro, Mimmo Caldaralo, Pasquale Calella, Susana Crespo, Jelena Demidoveca, Orlando Lacarbonara, Donatella Leserri, Alessandro Marraffa, Michele Marraffa, Claudio Pastore, Tommaso Santagata, Sonia Zucchini.

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