Il palazzetto dello sport di Martina Franca pieno per l’ultimo saluto ad Alessandro Morricella, andato via il 12 giugno 2015, giorno della memoria per le morti bianche. Fu investito da una colata di ghisa all’Ilva, e dopo due anni di indagini, la Procura di Taranto ha notificato gli avvisi di garanzia a sette indagati dell’azienda, per cooperazione in omicidio colposo.
Secondo l’accusa, nell’altoforno 2 non furono rispettate le norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro: l’operaio avrebbe dovuto eseguire quella pericolosa manovra protetto da una solida barriera e invece non indossava nemmeno la cappa alluminizzata, un presidio di sicurezza comunque ritenuto inadeguato dai pubblici ministeri. I vertici della fabbrica sono accusati inoltre di non aver ripristinato la sicurezza neanche dopo l’incidente costato la vita a Morricella. A quattro degli indagati sono contestate diverse violazioni “per non aver attuato cautele in materia di rischi industriali connessi all’uso di sostanze pericolose” come il gas di altoforno.
Come riporta Repubblica, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dalla sostituta Antonella De Luca ci sono i nomi del direttore generale Massimo Rosini, del direttore dello stabilimento Ruggero Cola e quelli di altri quattro tra capi area e capi turno. Indagata anche l’Ilva spa in amministrazione straordinaria, citata quale responsabile amministrativa del reato di omicidio colposo contestato ai vertici dello stabilimento siderurgico tarantino.
Insieme con Rosini e Cola sono indagati per concorso in omicidio colposo il direttore dell’area ghisa Vito Vitale, il capo area Salvatore Rizzo, il capo turno Saverio Campidoglio e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci. Alessandro Morricella doveva verificare manualmente la temperatura della ghisa attraverso un pozzino quando fu travolto da un’enorme fiammata e schizzi di ghisa e loppa alla temperatura di circa 1.500 gradi.
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