Natalia Luccarelli, moglie di Alessandro Morricella, operaio ILVA morto il 12 giugno del 2015 in seguito alle gravi ustioni causate da un incidente all’interno dell’AFO2, torna a parlare dell’incidente in TV, grazie alla giornalista Paola Moscardino che l’ha intervistata nella sua casa di Martina per un servizio andato in onda ieri mattina su La7, all’interno del programma “L’aria che tira“.
Da quel maledetto 8 giugno sembra passata un’eternità, l’Italia intera volgeva il suo sguardo verso Taranto, la città della grande industria e dell’inquinamento. L’incidente, avvenuto proprio all’interno di quell’altoforno prima sequestrato, poi dissequestrato per essere ri-sequestrato subito dopo l’incidente di Morris e dissequestrato nuovamente dopo un mese dalla morte del giovane operaio martinese, oggi non è più sotto le luci dei riflettori. Dopo 5 anni dal sequestro senza facoltà d’uso dello stabilimento da parte del gip Patrizia Todisco, e da poco più di due anni dall’incidente di Morricella, si sono spente le luci sull’Ilva e la morte di Morricella sembra essere diventato un “effetto collaterale”, come le morti dei civili in una guerra. Morire in fabbrica, sul posto di lavoro, diventa così una probabilità, non un eccezione.
Lo sa bene anche Natalia, che sta ancora lottando per conoscere la verità e accertare i nomi dei responsabili: “Alessandro è morto per mancanza di sicurezza e di protezione da parte di chi doveva provvedere – racconta – sono arrabbiata con tutti“.
“Le chiamiamo morti bianche – si sfoga Natalia – perché? Il bianco è il colore dell’innocenza, invece lo paragoniamo al colore di un lenzuolo che vela coscienze dei responsabili della morte di Alessandro“.
Come darle torto, l’uso dell’aggettivo “bianco”, secondo anche Wikipedia, allude già all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’incidente. Come se, per l’appunto, si tendesse a deresponsabilizzare subito l’azienda. Così la morte sul posto di lavoro diventa bianca, trasformandosi in “effetto collaterale” del capitalismo e del guadagno a tutti i costi.
“Sono una vedova di lavoro, vedova di un ragazzo che l’8 giugno è andato a lavorare e non è più tornato a casa – racconta la moglie di Morris – solo chi lavora lì dentro può conoscere realmente il mondo Ilva“.
“Cosa mi rimane dopo la morte di Alessandro? – conclude Natalia – le mie bimbe, il mio lavoro e… la forza di andare avanti”
Di seguito il video del servizio di La7:
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