A Locorotondo nel 2016 sono stati spesi 814 euro a testa per le cosiddette “macchinette”, le video-slot per un totale di 11,53 milioni di euro in un anno. 107 gli apparecchi presenti in paese con un aumento del 10% rispetto al 2015.
A renderlo noto è una ricerca condotta da Gedi Editore che nei giorni scorsi ha pubblicato tutti i risultati comune per comune.
I risultati sono davvero terrificanti per il nostro comune che si piazza, nella graduatoria dei paesi della Valle d’Itria, al secondo posto subito dopo Martina Franca.
I dati, ovviamente, sono riferiti solo a due tipi di gioco d’azzardo elettronico, e non tengono conto di scommesse, lotterie e gratta e vinci (dove la situazione potrebbe essere ancora più grave).
Questa tabella racconta il grave problema in Valle d’itria.
Spesa pro-capite 2016 | Totale spesa 2016 | Apparecchi in città | N° apparecchi per 1000 abitanti | |
Martina Franca | 870 euro | 42,69 milioni di euro | 311 | 6,3 |
Locorotondo | 811 euro | 11,53 milioni di euro | 107 | 7,6 |
Cisternino | 499 euro | 5,79 milioni di euro | 85 | 7,3 |
Alberobello | 422 euro | 4,54 milioni di euro | 77 | 7,2 |
Ceglie Messapica | 742 euro | 14,83 milioni di euro | 170 | 9 |
“Un dato sconcertante – ha commentato il portavoce dei 5 stelle di Locorotondo Girolamo Grassi– Da molto tempo stiamo sollecitando l’ Amministrazione affinché intervenga per ridurre questa piaga sociale, che non può più essere sottovalutata.
Abbiamo fatto un incontro che riguardava questa tema, ma fino ad ora nulla si è mosso. Come di consueto La Legge Regionale 43/2013 viene disattesa. Non si rispettano orari, distanze, licenze…non viene dato supporto a chi cade nella trappola del G.A.P.
Un Comune da solo non può azzerare questi dati, ma bisogna cominciare dall’ indispensabile.
Speriamo davvero che dopo questi dati, non ci si volti dall’altra parte. Soldi che vanno via dal nostro territorio, che ingrassano le multinazionali del gioco d’azzardo, rovinando famiglie, donne, uomini e ragazzini anche minorenni. Una piaga soprattutto sociale, oltre che economica”.
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