Il decreto che fece riprendere le attività dopo l’incidente mortale che è costato la vita a Alessandro Morricella è incostituzionale. La Corte Costituzionale lo sancisce con la sentenza numero 58, depositata oggi. Scrive Repubblica: L’altoforno era stato sequestrato dall’autorità giudiziaria ma, pochi giorni dopo, il legislatore aveva disposto la prosecuzione dell’attività di impresa, alla sola condizione che entro trenta giorni la parte privata colpita dal sequestro approntasse un piano di intervento contenente ‘misure e attività’ aggiuntive, anche di tipo provvisorio, non meglio definite.
Si legge su Siderweb: “Nelle 12 pagine della sentenza n. 58 depositata oggi si evidenzia come «il legislatore ha finito col privilegiare in modo eccessivo l’interesse alla prosecuzione dell’attività produttiva, trascurando del tutto le esigenze di diritti costituzionali inviolabili legati alla tutela della salute e della vita stessa (art. 2 e 32 Cost.), cui deve ritenersi inscindibilmente connesso il diritto al lavoro in ambiente sicuro e non pericoloso (art. 4 e 35 Cost.). Il sacrificio di tali fondamentali valori tutelati dalla Costituzione porta a ritenere che la normativa impugnata non rispetti i limiti che la Costituzione impone all’attività d’impresa». A fare da discrimine secondo i giudici ci sarebbe l’eccessiva genericità delle prescrizioni richieste all’impresa per poter continuare la produzioni, che di fatto non avrebbe tutelato i diritti costituzionali dei lavoratori. Un elemento che secondo i giudici differenzia il provvedimento del 2015 da quello del 2013 che in una situazione analoga venne invece giudicato coerente con i principi della Costituzione“.
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