Locorotondo e il vizio di dimenticare Peppino Impastato

Il nove maggio  è un giorno triste per la nostra Nazione che a distanza di 2 mesi non sa ancora chi la governerà.  Il 9 maggio di 40 anni fa morivano due personaggi  che in qualche modo hanno cambiato l’uno consapevole, l’altro un po’ meno, la storia del nostro paese.

Peppino Impastato ammazzato a Cinisi dalla mafia a soli trenta anni, fatto saltare in aria con di una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia e l’altro, Aldo Moro,  ammazzato dopo diversi giorni di prigionia dalla Br.

Al di la dei colori politici l’uno di Democrazia Proletaria l’altro di Democrazia Cristiana quello che salta immediatamente agli occhi è il ricordo che le amministrazioni comunali, quelle di periferia per intenderci, fanno di questi due episodi così diversi, ma altrettanto  simili.

Per esempio veniamo a conoscenza da un commento Facebook del vicesindaco Vittorino Smaltino, perché i comunicati stampa per gli appuntamenti istituzionali  non si usano più,  che:

“In occasione del 40mo anniversario dell’uccisione dell’on. Aldo Moro, domani 9 maggio alle ore 19.00 in Piazza Moro a Locorotondo, sarà deposta alla presenza delle autorità civili, religiose e militari, una corona d’alloro alla targa commemorativa dello statista trucidato dalle Brigate Rosse”.

Nemmeno una parola su Impastato? Un fiore? Un geranio, un garofano, un biancospino?

Eppure la lettera di Giovanni, fratello di Peppino, è stata letta più volte durate il festival della legalità Legalitria svoltosi proprio qui a  Locorotondo nei giorni scorsi e che l’amministrazione ha presieduto. Purtroppo  in Italia funziona così: ognuno si piange i suoi morti.

A Locorotondo non ci sono targhe dedicate a Peppino c’è  solo una via che porta il suo nome, ogni anno un gruppo di ragazzi depone su quell’insegna dei fiori, onorando il ricordo  di quel ragazzo che  sfidò la mafia e che oggi è divenuto un simbolo per la lotta alla “montagna di merda” e un faro di speranza. Infine, vorremmo ricordare  a chi siede nella casa della somma democrazia locorotondese  che essere contro la mafia e ricordare le sue vittime è ancora in valore nel 2018 come l’essere antifascisti.

 

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