Una lapide per la Strage di Matera. L’assessore Scialpi: giusto riportare attenzione sui fatti

Domenica 27 gennaio 2019, giornata della Memoria, alle ore 11 avrà luogo la cerimonia in omaggio alle vittime della Strage di Matera del 21 settembre 1943, nell’atrio del Palazzo Ducale con la scopertura di una lapide alla presenza del sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, del sindaco di Martina Franca, dei familiari delle vittime e delle varie autorità. La cerimonia proseguirà poi nella Sala Consiliare. Pubblichiamo con piacere una nota storica dell’Assessore Antonio Scialpi, riportata nella delibera di giunta con cui è stata deliberata la posa in opera della lapide, 75 anni dopo:

Tra le stragi dimenticate nella più generale storiografia sulla Liberazione dall’occupazione nazifascista in Italia nel periodo che va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 ci fu la Strage di Matera del 21 settembre 1943. A Matera era presente la I Divisione paracadutisti “Goering” della Wermacht sotto il comando del maggiore Wolf Werner Graf von der Schulenburg (1902-1944). Tra il 19 e 21 settembre divampò una rivolta per un malcontento latente contro l’occupazione nazista, in seguito ai rastrellamenti, a razzie e ai saccheggi precedenti alla ritirata tedesca e a partire da una escalation di violenza da parte dei cittadini.

I primi arresti e incarceramenti nella Caserma della Milizia furono quelli di Natale Farina e Pietrantonio Tataranni, due veterani di ritorno dal fronte e arrestati il primo pomeriggio del 20 settembre, ma ciò che accese effettivamente la miccia della rivolta popolare fu una tentata rapina nella gioielleria Caione in Via san Biagio da parte di due militari tedeschi. Seguì all’evento un conflitto a fuoco tra questi primi e due militari italiani.

Dopo l’uccisione dei nazisti e un tentato occultamento di cadaveri, vi fu l’accoltellamento di un militare austriaco in una barberia per opera di un civile, Emanuele Manicone, che provò a provocare la reazione della cittadinanza. Quest’ultima rispose alla chiamata, con una organizzazione inaspettata, comandata dal valoroso sottotenente Francesco Nitti. Le operazioni furono concepite come una guerriglia animata in settori strategici della città. Gli scontri più cruenti furono quelli della Prefettura, delle Campagne meridionali, e del campanile della Mater Domini. Grazie al cecchino Nicola Di Cuia le truppe naziste non riuscirono ad avanzare presso la Prefettura, dove già persero la vita 4 cittadini in un primo scontro. La guerriglia entrò nel vivo quando i reparti della Guardia di Finanza si aggiunsero a un gruppo di civili, momento a cui seguirono le raffiche di mitragliatrici tedesche, l’assedio del Palazzo dell’elettricità, il cannoneggiamento della Caserma della Milizia

Le operazioni di guerriglia cittadina evitarono il bombardamento della città da parte alleata e le demolizioni dei palazzi storici da parte dei nazisti. Nella Caserma della Milizia in Via dei Cappuccini furono imprigionati cittadini lucani e pugliesi civili e militari a cui si aggiunsero tre cittadini di Martina Franca e uno di Taranto: l’avvocato Mario Greco di 37 anni (1906-1943), l’ufficiale giudiziario di 37 anni Raimondo Semeraro (1906-1943) e il bracciante di 34 anni Tommaso Speciale (1909-1943 recatisi tutti a Matera il 20 settembre per una causa, in cui era coinvolto il fratello di Tommaso Speciale, Michele. I tre erano accompagnati dall’ autista tarantino Francesco Lecce ( 1907-1943), nella cui vettura, perquisita alle porte di Matera dai nazisti che ferirono anche Tommaso Speciale, fu trovata una targa inglese e, pertanto, i quattro furono rinchiusi, dopo l’interrogatorio, nella Caserma della Milizia, sospettati di spionaggio a favore degli Angloamericani, che, nel frattempo, dopo essere sbarcati lungo la costa ionica, stavano per giungere nella città dei Sassi.

Dall’esplosione si salvò miracolosamente solo il salentino Giuseppe Calderaro, testimone della strage, ricordata a Matera con una stele in via Cappuccini, su cui sono incisi i nomi dei nostri concittadini innocenti, e, a livello nazionale con una medaglia d’argento al valor militare conferita alla città di Matera dal ministro della Difesa del terzo governo presieduto da Aldo Moro, Roberto Tremelloni, il 21 settembre 1966.

Nella motivazione si legge, tra l’altro “Matera, prima città del Mezzogiorno insorta in armi contro il nazifascismo addita l’epico sacrificio del 21 settembre 1943 alle generazioni presenti e future perché ricordino e sappiano con pari dignità e fermezza difendere la libertà e la dignità della coscienza contro tutte le prevaricazioni e le offese…”

La notizia della loro morte arrivò in città con ritardo, nel silenzio assordante e nel tempo si è persa anche la memoria di questi tragici fatti. Le famiglie non ebbero alcun sostegno e cura. Carlo Levi, scrittore piemontese di origini ebraiche e aderente al movimento di Giustizia e Libertà, confinato dal fascismo tra il 1935 e il 1936 ad Aliano in Lucania, nel 1952 fu tra i primi a occuparsi della strage di Matera, ignorata dai più autorevoli storici della Resistenza. Ovviamente gli storici della città di Matera e i cultori locali hanno mantenuto sempre vivo il ricordo e la memoria di questo eccidio, pubblicando note, memorialistica, e ricerche storiche , saggi, raccogliendo preziosi documenti.

Nel 1994 il Procuratore militare Antonino Intelisano, ricoprendo l’incarico di pubblica accusa nel processo al criminale di guerra nazista Erich Priebke( 1913-2013), scoprì il cosiddetto “ Armadio della vergogna “ in un locale di palazzo Cesi –Gaddi, sede di vari organi militari a Roma. Vi erano contenuti 695 fascicoli di inchiesta e un registro generale riportante 2274 notizie di reato, relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista. Le inchieste ordinate dal Governo ed effettuate nel 1946 erano state insabbiate e rinchiuse in quell’armadio, per via della incipiente guerra fredda, del realismo politico verso la nuova Germania e per l’esplosione della tragedia delle Foibe. Si ritenne così si stendere il silenzio su tutto.

Solo nel 1996 fu riaperto dalla Procura di Bari un fascicolo sugli autori della strage, ma fu subito archiviato perché i presunti protagonisti , tra cui un non meglio precisato Schimdt, erano morti e, quindi, non erano identificabili.

Nel 2003 sono state rese pubbliche e tradotte in italiano da parte del materano Franco Ambrico in “War Crimes at Matera” le testimonianze documentarie e fotografiche raccolte dal capitano Wiliam James Hutchins, inviato a Matera nel 1944 dalle autorità militari inglesi per condurre un’inchiesta sulla strage del 21 settembre. Da queste testimonianze storicamente è stato possibile risalire anche a notizie biografiche dei nostri concittadini e dei loro familiari, prima e dopo la strage,raccolte dall’ufficiale inglese.

L’attenzione sulla strage fu riaccesa nel 2004, dopo tante indagini giornalistiche seguite al lavoro del procuratore militare Intelisano per la pubblicazione del libro del giornalista-storico Franco Giustolisi “L’armadio della Vergogna”, in cui i fatti di Matera furono descritti come i primi di una lunga scia di sangue rimasto impunito e versato per rappresaglia da innocenti, tra cui i nostri concittadini.

Nel 2004 a Martina il Liceo Classico “Tito Livio” presieduto dall’illuminato preside Vincenzo Monaco purtroppo scomparso, nell’ambito della “Giornata della Memoria 2004”, realizzò una ricerca storica,coordinata dai docenti Antonio Scialpi e Maria Demita, racchiusa in un dvd dal titolo “Una strage dimenticata”, raccogliendo le testimonianze dei parenti delle vittime e dei testimoni della strage sia a Martina che a Matera.

Il 13 ottobre del 2013, a settanta anni dalla strage, presenti familiari e testimoni, nella Sala Consiliare di Palazzo Ducale l’Amministrazione Comunale presieduta dal Sindaco Franco Ancona rese omaggio alle vittime con il convegno “Storia e Memoria della lotta di Liberazione nel Mezzogiorno – A settant’anni dalla strage di Matera in ricordo di Mario Greco, Raimondo Semeraro e Tommaso Speciale” alla presenza dei Sindaci di Matera, Salvatore Adduce, di Martina, Franco Ancona, e degli assessori alla Cultura di Matera, Alberto Giordano, e di Martina, Antonio Scialpi, con le conclusioni affidate al compianto storico Matteo Pizzigallo, docente dell’Università di Napoli

Nella città di Matera ai tre concittadini sono state dedicate tre strade. Una via, invece, è intitolata all’avvocato Mario Greco nel quartiere Carmine di Martina Franca su iniziativa del Sindaco Franco Punzi e dell’avvocato Giovanni Margiotta.

Nel frattempo si sono svolte varie iniziative anche parlamentari per conferire a Matera la medaglia d’Oro per la Resistenza. che si sono concluse con il conferimento alla città di Matera di questo storico riconoscimento, che la proietta, qualora ce ne fosse bisogno, tra la città protagoniste, nel Sud e prima delle “Quattro giornate” di Napoli, della lotta per la libertà.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, infatti, ha conferito nel 2016 la medaglia d’oro al valor civile alla città di Matera per l’eccidio nazifascista del 21 settembre 1943, con la seguente motivazione:

“Durante gli ultimi giorni di permanenza dei tedeschi in città, la popolazione materana, sempre più esasperata dalle distruzioni, dai saccheggi e dai soprusi compiuti dagli invasori che si preparavano alla ritirata, si rese protagonista di atti di eroismo e di martirio per contrastare la violenza perpetrata dagli occupanti, sia nel centro urbano che nelle campagne, che causò rastrellamenti e numerose vittime innocenti. Splendido esempio di identità comunitaria e alto spirito umanitario, orientati ad affermare i valori di libertà e giustizia. Settembre 1943 – Matera”

Ora è necessario riportare l’attenzione, anche a Martina, su questa strage, a 75 anni del suo svolgimento, in un periodo molto travagliato della vita del Paese, con rigurgiti pericolosi e accenti neorazzisti che inducono a comportamenti offensivi della dignità umana. Il monito contenuto nella attribuzione alla città di Matera della medaglia d’argento nel 1966, i valori di Giustizia e Libertà ripresi dal presidente Sergio Mattarella nel conferimento della prestigiosa medaglia d’oro nel 2016, unitamente al dovere di un riconoscimento della città di Martina a tutti e tre i nostri concittadini vittime innocenti della strage , ci impongono a predisporre e una lapide su una facciata del Palazzo Ducale (non quelle storiche) a memoria perenne di quanto avvenne il 21 settembre del 1943 e del sacrificio per la libertà.

La posa in opera della lapide avverrà alla presenza delle autorità cittadine di Matera e di Martina, dei familiari, dei cittadini e dei giovani delle scuole.”

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