Suicidio nel carcere di Taranto. M5S: “Il sistema carcerario ha bisogno di più risorse”

Le deputate del M5S Valentina Palmisano e Alessandra Ermellino, a seguito del suicidio di un detenuto all’interno della sua cella nel carcere di Taranto, hanno effettuato un sopralluogo nell’istituto carcerario riscontrando alcune problematiche, in realtà note da molto tempo, sulle condizioni dei detenuti italiani, legate principalmente al cronico sovraffollamento e alla inadeguatezza di risorse umane ed economico-finanziarie.

“Le problematiche segnalate anche nel corso di una recente visita da noi effettuata al carcere di Taranto – dichiarano in un comunicato stampa le onorevoli del M5Sriguardano principalmente il sovraffollamento delle celle, con 600 detenuti a fronte di una capienza di 305 posti e con uno spazio minimo per detenuto al di sotto dei 3 metri quadrati per cella collettiva, soglia stabilita dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo, che negli ultimi anni ha condannato più volte l’Italia per il ‘trattamento inumano e degradante’ nelle sue carceri, e alla cui sorveglianza sono adibiti solo due agenti per tre sezioni detentive, ognuna lunga più di 50 metri, con ogni singolo agente impegnato in più servizi contemporaneamente per far fronte alle varie esigenze ed emergenze, tra cui quelle legate alla mancanza di uno spazio all’aperto a disposizione dei detenuti per momenti di socializzazione“.

Ad oggi – si legge nel comunicato – non abbiamo nessun riscontro rispetto alle dichiarazioni rilasciate il 5 novembre 2018, in occasione di una manifestazione regionale di protesta del SAPPE davanti al carcere di Bari, dal capo del DAP dr. Basentini, circa una serie di interventi per la regione Puglia, finalizzati ad un miglioramento delle condizioni degli istituti penitenziari presenti sul territorio.”

In considerazione di questi elementi – concludono le onorevoli Palmisano e Ermellino – abbiamo presentato una interrogazione al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per richiedere un intervento urgente finalizzato al reperimento di risorse umane ed economico-finanziarie dirette a garantire condizioni di vita dignitose ai detenuti della struttura penitenziaria del capoluogo ionico e a far sì che gli agenti penitenziaria possano svolgere il proprio lavoro in maniera adeguata, senza sottoporsi a turni massacranti per fronteggiare le varie urgenze che possono verificarsi in un ambiente in cui spesso può crearsi un clima di grande tensione, con ricadute negative sulla sicurezza dell’intero comparto.”

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