
La mascherina qui sopra è venduta in una farmacia di Martina Franca a cinque euro. È usa e getta, e di solito non è utilizzata per operazioni mediche, ma serve come antipolvere, antiparticolato, per lavori di verniciatura. La voce si è rapidamente sparsa in città. Una mascherina, però, ha il costo di cinque euro (5 euro) ed è usa e getta. Se si prova a chiamare la farmacia, ci sarà conferma della disponibilità delle mascherine, ma non vi diranno il prezzo. A noi è andata così.
La mascherina antipolvere venduta a cinque euro al pezzo quando in tempi normali, una settimana fa, poteva essere trovata a poche decine di centesimi, è indice di quello che può essere definito comportamento egoista. C’è una crisi, dettata dal coronavirus, il mercato fa schizzare la domanda di un bene, che è ormai rarissimo, e quindi essendo l’unico a detenerlo, faccio il prezzo che voglio. A Pescara, ieri, un’operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce una speculazione su prodotti simili: una mascherina venduta a ventisette euro. Il problema è approfittare della necessità delle persone che in questo momento sembrano appigliarsi a qualsiasi cosa pur di salvarsi dalla pandemia. La mascherina serve qualora si è malati, di regola, e comunque va cambiata ogni volta che si esce. Ma la regola è: non uscire di casa.
Al contrario dell’esempio di egoismo raccontato, abbiamo invece esempi, molto più numerosi, di altruismo, a cominciare dalla raccolta fondi per l’ospedale di Martina Franca che, mentre scriviamo, è arrivata quasi a quindicimila euro. Il denaro verrà gestito dalla Asl di Taranto che ci segnala che sta continuando a ricevere numerose attestazioni di solidarietà da parte di tantissime persone, privati e imprese, che donano denaro o beni, per combattere insieme questa battaglia mondiale, epocale, che ci vedrà o tutti vincitori, o nessuno.
che, mentre scriviamo, è arrivata quasi a quindicimila euro. Il denaro verrà gestito dalla Asl di Taranto che ci segnala che sta continuando a ricevere numerose attestazioni di solidarietà da parte di tantissime persone, privati e imprese, che donano denaro o beni, per combattere insieme questa battaglia mondiale, epocale, che ci vedrà o tutti vincitori, o nessuno.
Come gesto di solidarietà ci piace ricordare i locali che hanno chiuso, da Ostuni, a Martina Franca, a Cisternino, prima che arrivasse l’ordinanza. A cominciare dall’Undercover, dove la titolare, Valentina Bello, ha spiegato di averlo fatto per dare un esempio, per dire ai giovani di rimanere a casa, di rinunciare a qualcosa. O come i commercianti di Corso Messapia, che hanno deciso di chiudere due giorni prima che lo dicesse il Governo, scendendo in campo in questa battaglia globale.
C’è chi ora è in trincea, e sta sacrificando poco o molto, pur di contribuire alla battaglia e chi invece probabilmente sta accumulando denaro, che magari un giorno spenderà per riempire la solitudine.
Commenti
[…] altri punti vendita, anche per andare incontro alle esigenze della popolazione, spesso costretta ad acquistarle scadenti e a carissimo prezzo. La scelta di produrre mascherine è nota da giorni e ha avuto il cauto plauso anche del sindacato […]
[…] Che fare, quindi? Garantire il rispetto delle regole da parte delle imprese e in generale da parte di tutti, perché sembra che ormai la diffusione del coronavirus, dipenda da chi non rispetta la distanza sociale, ovvero almeno il metro tra una persona e l’altra. Per rispettarla, sono state chiuse le scuole e le attività non essenziali, e limitando le libertà personali fino all’osso. E la popolazione, che non vede attualmente alcuna fine, si appiglia a qualsiasi cosa pur di avere speranza, a cominciare dalla mascherina, a cui si dà un potere quasi magico, tanto da essere nate attività speculative. […]
[…] è un po’ come la neve che si scioglie e che fa emergere le nostre parti migliori o peggiori. C’è chi aumenta i prezzi o vende mascherine da pittore a cinque euro, e chi invece tiene acceso il forno per le pizze per offrirle alle famiglie che non possono […]