Il Trbunale civile di Bari ha condannato, a seguito di sei diversi procedimenti (distinti ma paralleli), quattro testate giornalistiche e dieci giornalisti per aver diffamato Nichi Vendola nel 2013. Secondo i giudici hanno strumentalizzando il contenuto di una intercettazione telefonica con l’allora responsabile per i rapporti istituzionali dell’Ilva di Taranto Girolamo Archinà.
Tutto naque dalla pubblicazione sul sito web de Il Fatto Quotidiano, nell’autunno 2013, di “un video montato in modo suggestivo – commenta l’avvocato difensore di Vendola, Francesco Tanzarella – modificandone il contenuto”. In quel video vi erano spezzoni di una intercettazione registrata nel luglio del 2010 tra l’allora Presidente della Regione Puglia e Archinà.
In quell’intercettazione Vendola si complimentava con Archinà per lo “scatto felino” con cui strappava il microfono ad un cronista che aveva chiesto al patron Emilio Riva un commento sui morti di tumore a Taranto.
I giornalisti condannati avrebbero invece attribuito, in maniera strumentale, la risata di Vendola ai morti di tumore a Taranto dando il via ad una vera e propria campagna mediatica a sfavore dell’ex Presidente della Regione Puglia. I giornali sotto accusa sono Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Libero e Gli amici del Giornale d’Italia, alcuni dei giornalisti condannati a risarcire Vendola per complessivi 145mila euro sono Alessandro Sallusti, Maurizio Belpietro, Peter Gomez e Francesco Storace.
Il Fatto Quotidiano, oltre a 50mila euro di risarcimento da pagare in solido con direttore e due giornalisti, è stato anche condannato alla rimozione del video dal sito web e alla pubblicazione della sentenza sul sito e sul giornale cartaceo.
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