LUIGI FARINACCIO, dal Molise la musica cantautorale

*di Vincenzo Salamina e Domenico Carriero

Di recente ha partecipato alla maratona musicale a sostegno della causa di liberazione dello studente egiziano Patrick Zaki. In ultimazione il nuovo album di inediti.

Luigi, va di moda lo slogan “Il Molise non esiste” ma il Molise esiste, soprattutto musicalmente.

E’ così e se pensiamo ai nomi più prestigiosi del panorama nazionale e internazionale, sicuramente annovereremmo Pino Palladino, bassista campobassano che vive in Inghilterra, che ha suonato con musicisti stellari tra i quali: Paul Young, Eric Clapton, David Gilmour, Elton John, Phil Collins, Paul McCartney, John Mayer, Jeff Beck, Zucchero, Pino Daniele e Baglioni.  Poi aggiungerei Toquinho, originario di Toro;  il compositore Ugo Calise originario di Oratino; anche i compianti Fred Bongusto ed Eddie Lang, quest’ultimo noto jazzista a cui è dedicato un jazz festival che si svolge ogni anno a Monteroduni (IS). Vorrei aggiungere che il mio paese, Gildone (CB), ha dato i natali ai bisnonni della famosa pop star Ariana Grande, emigrati in America nel 1920! Inoltre aggiungerei anche Tony Dallara di Campobasso e il grandissimo cantautore Antonello Venditti, originario di Campolieto (CB).

L’8 febbraio hai partecipato alla maratona musicale in favore di Patrick Zaki, portando un brano molto bello “Nuovo stato mentale”.

Sono stato invitato a partecipare recentemente a questa iniziativa, promossa da Amnesty International, Voci X la Libertà, il MEI, l’Università di Bologna e il Comune di Bologna, in collaborazione con RAI Radio 1 e la Camera Dei Deputati. Ho proposto il brano acustico: “Nuovo stato mentale”, poiché mi sembrava attinente alla causa, soprattutto per via di alcune frasi molto incisive. Ho riadattato il testo da una poesia del poeta molisano Dominick Ferrante. Grazie al supporto tecnico di Giovanni e Marco Spina, abbiamo realizzato il video live. Ci sono stati molti apprezzamenti, non solo per il brano, ma anche per la manifestazione in sé. Questa mobilitazione nazionale andata in onda in diretta streaming sulle pagine dei vari partner, ha registrato importanti consensi da parte della stampa nazionale, inoltre c’è stato anche un servizio sul telegiornale di RAI1. Sono contento di aver contribuito nel mio piccolo a questa iniziativa, ero l’unico molisano tra i centoquaranta artisti nazionali!

Nel 2013 hai pubblicato il disco “Tempo imperfetto”.

Questo album ha vissuto una gestazione particolare! Avevo iniziato le registrazioni in Molise, ma grazie all’incontro con il mio attuale produttore artistico Primiano Di Biase, decisi di spostare il progetto su Roma. L’album è stato pubblicato come progetto indipendente e nonostante tutto, mi ritengo molto soddisfatto poiché le duemila copie prodotte sono andate sold out! La versione digitale dell’album è distribuita su tutte le piattaforme on-line e su Spotify. Attraverso le undici tracce dell’album, ho cercato di esprimere un po’ del mio mondo, prendendo spunto da frammenti di vita quotidiana che poi hanno dato forma ai brani. I brani non parlano solo di amore, ci sono anche tematiche legate all’attualità, al disagio sociale. In “Così va la vita” si parla di esodo di popolazioni che cercano un futuro migliore. “Lacrime che non hanno colore” è dedicata a Gabriele Sandri. Ci sono dei riferimenti al mondo del cinema e della letteratura, come ad esempio in “Gocce d’emozione” dedicata a Massimo Troisi e “Good night John” dedicata allo scrittore italo-americano John Fante. “Le tue regole” tratteggia apparentemente la crisi di una relazione sentimentale, ma dietro questa metafora si cela un significato più inquietante, ovvero il crollo dell’industria discografica con le sue assurde regole. La canzone che dà il titolo all’album “Tempo imperfetto” parla del tempo, un meccanismo molto importante nella vita, ma anche nella musica, infatti le emozioni che si vivono nell’adolescenza, prima o poi  tendono a riemergere e questo accade anche quando si scrivono canzoni! L’album “Tempo imperfetto” è stato registrato e mixato da Primiano Di Biase al “TuscoRock Studio”, masterizzato da Fabrizio De Carolis al “Reference Studio” di Roma e stampato presso gli Studi “MouseMen” di Milano. 

Sappiamo che stai finalizzando un nuovo album. Quale sarà la linea conduttrice della tua prossima opera artistica?

Come accennavo precedentemente, sono indipendente, quindi estraneo dalle logiche di mercato. Quello che realizzo deve riflettere la mia essenza ed essere incline al mio spirito. Questo prossimo album è un lavoro più intimistico. Durante il lockdown, che purtroppo si protrae da oltre un anno, non sono mancati momenti di riflessione, che tuttavia mi hanno permesso di immergermi nei testi delle mie canzoni, con uno sguardo diverso e con una nuova linfa vitale e creativa. Inoltre ho colto l’occasione per pubblicare anche diversi progetti sul web, mediante le mie pagine social, con ottimi riscontri, come ad esempio la rilettura bel brano “L’isola che non c’è” di Bennato, per i suoi cinquanta anni di carriera; l’omaggio a Leonard Cohen con la rivisitazione in italiano della celebre “Hallelujah”.  Attualmente però la situazione è ancora molto precaria per via delle restrizioni anti Covid. Il mondo dello spettacolo sta subendo i maggiori contraccolpi, si trova di fronte ad una crisi senza precedenti che rischia seriamente di regredire e sarà probabilmente l’ultimo a ripartire. Rinnovo un appello accorato a tutte le Istituzioni, affinché  si pensi un po’ meno alle poltrone e si provveda seriamente e tempestivamente a mettere in campo delle soluzioni per dare un forte segnale di sostegno a tutti i lavoratori del settore!

La musica è parte integrante della tua vita e la insegni. Come fai a spiegare a un giovane allievo che si approccia a questa materia cosa è la musica e che valore ha?

La musica è un’esigenza espressiva imprescindibile, è fatta di vita, qualsiasi aspetto creativo è dettato sempre da un impulso primordiale, magari per me questo impulso si trasforma in musica, per qualcun altro in un quadro, in una scultura o in un romanzo. Per me la passione è una componente fondamentale, è il motivo per cui mi allaccio le scarpe la mattina! Quando vado a scuola, aldilà delle nozioni teoriche, cerco sempre di trasmettere innanzitutto la passione. Se a tredici anni scatta la passione per uno strumento, la provincia non ti inghiottirà! Detto ciò ovviamente è necessario studiare, perché solo partendo dallo studio, si potrà realmente comprendere quanto la musica restituisca più di quello che le si dà! La musica ti restituisce sempre di più di quello che le dai, è una compagna fedele che non ti tradisce mai. Nei momenti difficili della mia vita c’è stata sempre la musica ad aiutarmi a riprendere in mano il mio viaggio. Sono estremamente convinto che la musica sia il più potente antistaminico per combattere le storture del mondo

Hai partecipato a tante masterclass, tra le quali quello con Ennio Morricone, con Alex Britti. Che esperienze sono state e che ricordi conservi?

Credo sia importante cercare delle occasioni di confronto, mettersi in relazione con esperti del settore, ti permette di acquisire nuovi stimoli, non solo da un punto di vista tecnico-professionale, ma anche umano. Questi contesti, spesso mi hanno permesso di interagire anche con tanti musicisti provenienti da ogni parte d’Italia, che diversamente non avrei incontrato.

Ritieni che ci siano degli artisti che hanno influenzato il tuo modo di comporre?

Per quanto io abbia seguito gli studi in conservatorio, ho trovato poi la mia valvola di sfogo ed espressione attraverso il mondo cantautorale! E’ innegabile quindi che i grandi cantautori mi abbiano trasmesso qualcosa di importante: potrei citare Fossati, Bennato, Gaber, Guccini, De Andrè, De Gregori, Dalla, ma amo anche il blues, il pop rock americano e inglese. Tutto quello che viene dall’estero non bisogna prenderlo per oro colato, ma i classici americani e inglesi restano pur sempre dei punti di riferimento intramontabili.

Nel 2018 l’incontro con Red Ronnie.

Mi trovavo a Sanremo quell’anno poiché l’anno precedente mi ero esibito al “Palafiori” con la mia band tra i finalisti di “Sanremo Rock” 2017. Quindi gli organizzatori di “Sanremo Rock” mi vollero anche tra gli ospiti di “Casa SIAE- Area Sanremo” 2018. Contestualmente feci anche uno showcase da Red Ronnie! Durante la settimana del Festival di Sanremo, non c’è solo l’Ariston: la città diventa una grande festa, la capitale della musica italiana, piena di eventi collaterali, in cui si riversano tantissimi addetti ai lavori, radio, Televisione e giornali! E’ stata una bella esperienza.

Il 2018 è stato un anno importante perché hai aperto anche un concerto di Dodi Battaglia.

Sicuramente è stata una forte emozione, un colpo d’occhio straordinario, esibirsi di fronte ad una Piazza gremita con circa sei/sette mila persone, onestamente non mi capita tutti i giorni! E poi la cosa più bella è stata quella di essere riuscito a coinvolgere un pubblico che ovviamente non era lì per me. Ricordo infatti con molto affetto che quando cantai il brano “Briciole d’amore” al secondo ritornello cantavano tutti.

La musica d’autore si contrappone a ciò che esce dai talent giovanili, nonostante da questi siano usciti artisti di altissimo livello come Emma, Alessandra Amoroso, Marco Mengoni. 

Hai citato alcuni nomi, se vai avanti non ne aggiungeresti molti altri. Questo ti fa capire che dopo dieci anni di talent, gli artisti che sono emersi si contano sulle dita di una mano. I talent, per certi aspetti rappresentano una nuova opportunità, ma non dimentichiamo che questo tipo di monopolio televisivo, resta pur sempre un format limitato nel tempo! Quelli che oggi cavalcano l’onda verranno inesorabilmente soppiantati da altri che arriveranno tra cinque o sei mesi, in una sorta di ‘tritatutto’ musical popolare. Spesso i ragazzi che escono fuori da questi programmi, sono drogati dal falso successo, un po’ come delle cenerentole che salgono su una carrozza e allo scoccare della mezzanotte si ritrovano solamente con una zucca! La musica è intrecciata con la televisione a tal punto da diventarne un surrogato. Io credo che in questo contesto musicale, molti cantautori degli anni ‘70, oggi non avrebbero avuto nessuna possibilità di emergere! Proprio per non dimenticarli, bisognerebbe portarli all’attenzione dei giovani studenti, partendo proprio dai testi scolastici, cosa che in minima parte si sta iniziando a fare

Ti piace più essere definito interprete o cantautore?

Sicuramente preferisco propormi con i miei progetti originali, anche se questa scelta è molto più ardua, poiché i locali che fanno live, danno molto più spazio alle cover band. Tuttavia il lavoro che c’è dietro la scrittura di una nuova canzone, con le emozioni che ti esplodono dentro e il processo creativo che poi ne consegue in studio di registrazione, è senza dubbio molto più gratificante!

Luigi, ti ringraziamo per questa bella chiacchierata e ci rivediamo alle prossime novità.

Un abbraccio virtuale a tutti i lettori di “Valle d’Itria News”.

*Vincenzo Salamina e Domenico Carriero sono appassionati di musica e conducono un programma su Youtube chiamato Music Challenge (che potete seguire qui). Con ValleditriaNews condividono amichevolmente le interviste a musicisti e artisti noti o meno della scena musicale italiana.

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