*di Vincenzo Salamina e Domenico Carriero
Vincitore delle Nuove Proposte di Sanremo 2021, Luca Gaudiano torna ad essere intervistato dal nostro giornale e ci racconta dei progetti sui quali lavorando: il nuovo singolo prima dell’estate e i live a novembre.
Gaudiano, i numeri di “Polvere da Sparo” ci danno una indicazione della magnitudine dell’ottimo riscontro del brano: il video su YouTube è arrivato a 1,7 milioni di visualizzazioni e il brano ha 2,3 milioni di ascolti su Spotify. Ti aspettavi questo successo?
Pensando a quando ci siamo visti l’ultima volta [https://www.valleditrianews.it/2021/02/01/gaudiano-a-sanremo-canto-mio-padre/], io non sono cambiato ma è cambiato tutto attorno a me. Sono la stessa persona, che ha lo stesso approccio alle cose e alle persone, e questo mi ha portato alla consapevolezza del fatto che i sogni si possono realizzare con la fatica, l’impegno, i sacrifici e la determinazione. Tutto ciò fa parte del grande eufemismo del crederci perché, quando credi ciecamente nelle cose, si attiva una macchina dentro di te che porta ad ottenerle. La vittoria a Sanremo è stata un risultato di squadra, in cui io sono stato un po’ il portavoce di tutti. Oggi sono felice di dire che stiamo lavorando a testa bassa, mantenendo il solito profilo basso di chi si mette lì e lavora rimboccandosi le maniche. Stiamo raggiungendo risultati soddisfacenti per le nuove produzioni e il risultato di “Polvere da sparo” è qualcosa di gigantesco per noi, perché non sono sul pezzo da anni ma ho uno storico discografico nullo. Il 25 settembre scorso sono uscito con le mie prime due canzoni ma ho fatto parlare di me solo quando sono salito sul palco dell’Ariston: una canzone ha parlato per me e per la mia storia. Se si rincorrono solo i numeri, si fa l’errore di remare contro l’arte e la musica. Si fa il favore di chi deve fare il business, non regalando niente alle persone che hanno bisogno di ascoltare la musica per dare un senso alla propria vita.
Contestualmente alla partecipazione sanremese, è uscito il video di “Polvere da sparo”.
Il video è semplicissimo ed è stato girato con Annapaola Martin, videomaker e regista, a Milano in zona Maciachini, dalle parti della Sony. Annapaola aveva studiato questa particolare location, un palazzo con una copertura di ferro, volutamente arrugginito; abbiamo immaginato che la mia figura si stagliasse bene su questo tipo di sfondo perché si intrecciavano bene i colori. Anche il significato della canzone si sposava bene con il tipo di ambientazione. In realtà doveva essere un video solo per le audizioni di AmaSanremo, ma poi abbiamo deciso di pubblicarlo, dato che stavamo viaggiando ad altissima velocità con i tempi strettissimi di Sanremo. Abbiamo quindi tenuto la prima ripresa del video e Annapaola è stata brava a fare un montaggio coerente e credibile.
Sono state nel frattempo annunciate le date di due concerti: il 21 novembre a Milano e il 25 novembre a Roma. Cosa dobbiamo aspettarci in questi concerti?
Una festa! Deve essere uno spettacolo, uno show dove le persone devono rimanere a bocca aperta. Dobbiamo ancora fare le riunioni di produzione ma, dato che torniamo ai live dopo un periodo orribile, cercherò in tutti i modi di regalare al pubblico qualcosa di sensazionale. Bisogna che le persone vedano qualcosa che valga il doppio del valore del biglietto. Dopo lo spettacolo mi devono “strizzare” perché è importantissimo che vedano uno show “figo”, con ritmi importanti e che sia un colpo d’occhio con luci e immagini. Non sono un cantante da asta, microfono, chitarra e basta. Nel 2021 possiamo ispirarci a star di calibro internazionale che fanno spettacoli incredibili. Bisogna sfruttare le competenze di art director, coreografi, maestri del light design, per garantire uno spettacolo di altissimo livello. Quelle di Milano e Roma sono due date di speranza, dato che non si sa cosa succederà: nel caso in cui le cose dovessero andare molto bene vedremo se aprire ad altre date. Prima dell’estate usciremo con un altro singolo: il pezzo ci accompagnerà per l’estate e sarà della stessa forza di “Polvere da sparo”, se non di più.
Hai parlato del percorso musicale che è partito a settembre. Hai ricevuto delle porte in faccia che ti hanno fatto passare per un momento la voglia di continuare?
Certo, sono stati più i no che i sì: il sì è stato uno solo. Quello che ti fa svoltare è un sì, e i no sono tutte quelle occasioni che non ti avrebbero portato da nessuna parte. Questo ci fa capire che non bisogna mai mollare e occorre maturare una consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri mezzi, perché questo ti dà la sicurezza. I no ti insegnano a trovare una identità, a saper coltivare una personalità, e questo è importante per chi vuole seguire questo percorso artistico. Io non mi sono mai posto il problema del “ce la farò?” ma, giorno dopo giorno, ho affrontato quello che avevo davanti: prima cose piccole e poi gli impegni sono diventati più importanti, e mi sono misurato con sfide più grandi di me. Uscire dalla propria zona di comfort ti permette di maturare; bisogna concedersi alle cose della vita e abbandonarsi alla corrente del fiume, navigare a vista e vedere dove ti sbatte. Ci sono porte in faccia che sono pesanti ma, se hai spalle larghe da poterti rialzare, dopo un po’ ce la fai.
Di recente hai dato qualche prima anticipazione sulla tipologia e contenuti dei prossimi brani: cosa ci dobbiamo aspettare sia in termini di musicalità che di contenuti?
Come musicalità stiamo lavorando sulla contaminazioni tra le origini mie e di Francesco [Cataldo]. Abbiamo lavorato sulla tradizione della musica popolare pugliese, intesa come grande tradizione venuta fuori dalla mescolanza di più culture, come nella transumanza, evento storico anche da un punto di vista musicale. Nella transumanza c’è infatti tradizione musicale; basti pensare a come si trasformano completamente gli strumenti dall’Abruzzo al Gargano: i liuti diventano a 12 corde, le pelli che vengono usate per la tammurriata vengono tese a tensioni diverse, usando pelli diverse. Con la transumanza il suono si trasforma attraverso i confini e i popoli, ed è il suono al centro della questione. Vogliamo proporre un pop contemporaneo che trattenga in sé una importante dose di tradizione sonora, per trasferire emozioni nuove da un punto di vista diverso e geograficamente radicato. Sui contenuti mi soffermerò su ciò che mi ha attratto di più in questo periodo così particolare, in cui il nostro cervello porta ad abituarci a tutte le situazioni più strane. E’ assurdo ciò che stiamo vivendo, anche solo rispetto a due anni fa, come la vita possa cambiare per tutti e come noi siamo in grado di trasportare i cambiamenti, e le conseguenze di questi cambiamenti, da un punto di vista personale a quello universale. Parlerò di come questi cambiamenti condizionano i nostri rapporti, di quanto l’ingresso della dimensione virtuale stia diventando un cinquanta e cinquanta con la vita reale, delle nostre difficoltà di comunicazione, di quanto sia più facile lo scontro che il dialogo. Tutte questioni che mettono l’essere umano al centro, in correlazione con il luogo in cui vive, che è il pianeta terra.
Che esperienza è stata quella di esibirsi su uno dei palchi più importanti d’Italia? Come stai metabolizzando questa esperienza senza pubblico?
Sono salito su quel palco con l’idea di approcciarmi come ho fatto con gli altri palchi, perché penso che ogni palco e ogni esibizione, ogni momento buono per raccontare una storia, debba ricevere dall’artista lo stesso tipo di rispetto. Di conseguenza è stata questa lezione che mi ha permesso di non farmi sopraffare dalle emozioni, di non sovraccaricare il momento di aspettative negative che avrebbero potuto distrarmi dalla cosa fondamentale, che era quella di raccontare una storia. Le altre volte raccontavo storie di altri, di personaggi esistiti o inventati, questa volta ho parlato la mia personalissima storia. La cosa strabiliante è stata come io abbia scritto questa canzone nella mia totale intimità e questa canzone sia diventata di conforto e esempio per tantissime persone. Io non mi ero posto questo obiettivo, ma è stata la credibilità della storia a trasformare questo in un risultato importante. Senza pubblico è stato stranissimo: eravamo molto preparati perché le prove ci hanno abituato, visto che abbiamo sempre provato le nostre canzoni come se fossimo in onda. Questa cosa ha permesso di tarare la nostra capacità comunicativa a un livello superiore. Non avevamo la possibilità di ricevere il feedback dal teatro, di sentire gente che fosse in comunicazione con noi nel silenzio dell’ascolto ma dovevamo arrivare oltre le telecamere, oltre lo schermo delle persone a casa, abbiamo dovuto sudare di più perché il pubblico era lontano, ma c’era.
Hai conosciuto tanti artisti, con chi hai legato di più?
Ho legato un po’ con tutte le Nuove Proposte, con le quali si è creato un gruppo fantastico. Tra noi non c’è mai stata una vera competizione; ognuno è stato consapevole dei mezzi, e devo dire che è stata fatta un’ottima selezione. Le Nuove Proposte hanno vinto come categoria: il livello era altissimo e siamo andati sul palco a fare un comune e unico spettacolo, non a confliggere e combattere. Con i Big non c’è stato tempo di potersi interfacciare, non ho avuto modo di conoscere nessuno in maniera approfondita.
La sera della finale di Sanremo avevi disegnato sulla mano sinistra un Play e un Pause.
Quel disegno era per aderire a un’iniziativa che serviva a mantenere accese le luci e i riflettori sulla questione del lavoro e dei lavoratori dello spettacolo; un modo per dire “anch‘io sono vicino a loro”, in quanto lavoratore dello spettacolo. Si tratta di una categoria la cui condizione sembra essere distante dalla percezione delle persone che non fanno quel lavoro. Il lavoratore dello spettacolo non percepisce stipendio se non lavora, quindi è a tutti gli effetti un libero professionista, freelance e, se c’è un periodo di stop come quello avvenuto e non ci sono regolamentazioni e normative che tutelano, il lavoratore entra in grandissima difficoltà.
Tante persone ti sono state vicine già all’inizio del percorso di AmaSanremo: Morgan, Barbarossa, Venezi, Pelù, Amadeus.
Ama è veramente una scoperta magnifica. Anche lui ha avuto un periodo difficile in cui il lavoro non andava, ma poi si è rialzato ed ha saputo riemergere. Quello di Sanremo penso sia stato il coronamento di un percorso virtuoso che l’ha portato ad essere finalmente soddisfatto e felice del suo lavoro. Con noi ha fatto un’opera magnifica perché AmaSanremo ci ha fatto crescere tanto. Fiorello mi ha confessato che ha avuto una storia difficile con suo padre, che è venuto mancare per lo stesso motivo del mio, e questa cosa ci ha accomunato.
Hai di recente cantato a Radio2 Social Club “Meraviglioso”, canzone di Modugno, con una interpretazione diversa dal solito.
Una canzone alla quale sono legatissimo, che ho cantato anche nel periodo immediatamente precedente ad AmaSanremo, in un locale a Milano in cui si poteva ancora fare spettacolo; è una canzone che, quando posso, inserisco nel mio repertorio perché raccoglie il senso della vita e dà un messaggio di speranza rispetto a qualsiasi tipo di situazione. E’ una canzone delicata e non invadente, ma alla fine parla di tutti.
Avremo “Polvere da sparo” su un supporto fisico, tipo il vinile?
Io amo il supporto fisico. Il vinile è tornato ma la musica viaggia su un mercato digitale che ci ha aiutato a limitare il danno della pirateria e della frammentazione della musica. I vinili sono un bell’oggetto, che ci fa stare bene: è rilassante ascoltare un disco vero. Mi auguro una stampa di “Polvere da sparo” anche perché ho promesso alla mia città [Foggia] di creare un appuntamento di firma copie e ci dovranno essere delle copie da firmare [ride]. Devo assolutamente fissare un appuntamento con la città e con la stampa locale: mi supportano tantissimo, sono sempre vicini, devo in qualche modo contraccambiare questo tipo di affetto.
Grazie Gaudiano per questa chiacchierata, e ci vediamo per l’uscita del prossimo disco.
Certamente! Un saluto a tutti i lettori di Valle d’Itria News.
*Vincenzo Salamina e Domenico Carriero sono appassionati di musica e conducono un programma su Youtube chiamato Music Challenge (che potete seguire qui). Con ValleditriaNews condividono amichevolmente le interviste a musicisti e artisti noti o meno della scena musicale italiana.
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