*di Vincenzo Salamina e Domenico Carriero
Il nuovo singolo del cantante salernitano sta ricevendo molti riscontri su YouTube e Spotify. Il suo è un percorso musicale e di vita che lo proietta tra le migliori promesse della musica italiana. Un doppio album in arrivo.
HALE, da dove deriva questo tuo nome d’arte?
Nasce come la parte finale del mio nome di battesimo: io amo dire che ho fatto a pezzi il nome e messo in mezzo il respiro, la H, ed è una cosa che spiegherò nell’intro del doppio disco a cui sto lavorando. HALE è diventato poi anche l’acronimo di “Ho Ancora Libera Essenza” che è anche il senso stesso del fare musica, ossia parlare in libertà.
Parlaci subito del tuo nuovo singolo, “Perdere tutto”, il cui video ha già raccolto più di 550 mila visualizzazioni su YouTube. Come nasce questo brano?
“Perdere tutto” l’ho concepita a marzo 2020: ero su una terrazza a Roma con degli amici e tornavo da una serata, e come spesso capita quando la musica lascia spazio ai pensieri, e anche un po’ ai discorsi della vita, il mio amico Matteo rompe il silenzio, mi guarda e mi dice in romanesco “la verità è che dobbiamo essere pronti a perdere tutto”. Ho subito segnato quella frase nelle note del mio cellulare; qualche giorno dopo mi metto al pianoforte e da quella frase lì, con l’incipit di “volevo nascere stupido”, altro pensiero che spesso uno fa nella vita, nasce “Perdere tutto” in 20 minuti. Il video è stato girato nell’ex zuccherificio di Avezzano, città che ci ha accolto meravigliosamente. E’ stato un progetto molto importante, essendoci stato un grande impiego di risorse umane. Molti hanno sposato un po’ la causa di questo progetto a partire dal regista, Daniele Barbiero, ma anche Leonardo Mirabilia, direttore della fotografia: si sono dimostrati subito entusiasti quando gli ho portato questa idea. Quel posto abbandonato l’ho sognato nel lockdown, senza il pianoforte in fiamme, qualche settimana dopo aver scritto questa canzone. E sono contento del riscontro che il video e la canzone stanno avendo. Ci sono persone che trovano il conforto in canzoni come questa, che è la cosa che fa più piacere quando si scrive una canzone, quando le persone si ritrovano in determinate parole. Per chi scrive canzoni non c’è cosa più bella.
HALE, ci sono stati dei momenti nella tua vita in cui veramente hai pensato di perdere tutto?
Questa canzone racconta quei momenti lì. Il mio percorso musicale è anche percorso di vita, e questo percorso non è fatto solo di rose e fiori, ma per ogni cosa che va bene ce ne sono cento che vanno male. Alla fine chi non molla arriva al traguardo, questo fa la differenza. Quando hai mollato hai finito, la cosa importante è non farlo mai. “Perdere tutto” è stata scritta per me, per gridarmela da solo quando c’è un momento “no”.
Ci sarà un seguito a “Perdere tutto”?
Come anticipato sto lavorando ad un doppio disco, cosa un po’ contro le logiche, che va controcorrente, ma quando si ha da raccontare è sempre meglio farlo. “Perdere tutto” è il singolo che ha aperto la via ad altre storie, che hanno un filo conduttore, che sono collegate tra loro. La stessa “Perdere tutto” avrà un seguito sia musicale che videografico. Infatti, nel video del brano c’è un finale che lascia col fiato in sospeso e che avrà un seguito naturale. Il singolo che verrà dopo, non temporalmente parlando, ma concettualmente, sarà un po’ tesi e antitesi di “Perdere tutto”.
Nel 2018 hai pubblicato l’album “Il giardino degli inconcludenti”. Perché questo nome?
Nomen omen [ride], non è che abbia concluso molto con questo lavoro ma è sempre un mio piccolo bambino che amo molto. E’ un disco che racconta storie collegate tra loro. Io ho una visione di questo genere, faccio una serie di canzoni e le raccolgo in un disco perché sono in qualche modo collegate. Nel disco anche “Senza farsi male”, che vede una collaborazione con Marzia Sicignano, che è un’amica, prima di essere scrittrice Mondadori. Ho avuto il piacere di conoscerla molti anni fa a Siracusa, con i rispettivi licei. Abbiamo collaborato a quella canzone perché, nelle parole che lei scrive, ho da subito notato una certa musicalità e ho provato a fare questo esperimento che ha soddisfatto entrambi.
Come è iniziato il tuo approccio al pianoforte?
De “Il giardino degli inconcludenti” esiste anche una versione completamente in acustico, “Il giardino degli inconcludenti di notte”, perché al pianoforte compongo di notte. Pianisticamente devo tornare molto indietro, a quando a tre, quattro anni, pestavo con gli indici i tasti di una tastierina giocattolo che papà mi regalo a Natale. Il vero innamoramento avvenne nel 2001, al Teatro San Carlo di Napoli, quando assistetti al concerto, pianoforte e voce, di Claudio Baglioni. Un concerto meraviglioso che ha portato avanti solo con l’ausilio del pianoforte, e un bambino di 6 anni, che vede tanta maestosità nell’espressione e nell’energia che mi è arrivata in quel momento, non può che pensare “devo fare pure io come te”. Intorno agli undici anni ho iniziato a studiarlo, ad avvicinarmici in modo più serio. Oggi sono influenzato dai pianisti moderni, come Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi, ma anche Nobuo Uematsu, compositore giapponese. Da bambino giocavo al gioco della Playstation “Final Fantasy 10”, le cui colonne sonore, composte da Uematsu, mi hanno sempre ispirato, sognare e fatto viaggiare con la fantasia. Ed è da lì che attingo molto pianisticamente. La musica unisce a prescindere dalla cultura e dal luogo di provenienza, ed è per la musica che mi sento collegato a Nobuo Uematsu in Giappone.
Cosa ti ha dato la musica in questi anni di percorso artistico e di vita?
Ho un cuore tatuato al centro del mio petto, un cuore composto da strumenti musicali, da un microfono, pianoforte, batteria. Il tatuaggio è molto eloquente perché rappresenta molto semplicemente l’amore per la musica. La musica, senza retorica, è la mia ragione di vita: vivo durante il giorno pensando a lei, piango per la musica. Non potrei immaginare una vita senza la musica, che è la mia più grande compagna. La cosa importante è che, grazie a lei, si ha modo di poter inchiodare delle emozioni, delle sensazioni, che altrimenti andrebbero in giro dando fastidio. Quando queste emozioni, inizialmente un po’ indefinite, le inchiodi sulla carta, le metti in musica, le dai una forma e un nome, è lì che scopri una delle magie della musica, che è far passare il dolore e portarlo via.
Grazie HALE e ti aspettiamo all’uscita del doppio disco.
Grazie a voi e un saluto ai lettori di Valle d’Itria News.
*Vincenzo Salamina e Domenico Carriero sono appassionati di musica e hanno un canale su Youtube chiamato Music Challenge (che potete seguire qui). Inoltre hanno una pagina Facebook sulla quale trasmettono in diretta le loro interviste (raggiungibile da qui). Con ValleditriaNews condividono amichevolmente le interviste a musicisti e artisti noti o meno della scena musicale italiana.
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