Ci risiamo. Puntuale come una passeggiata di Kant arriva ogni estate la polemica sulla movida e le schifezze che lascia in giro. La foto delle scale di San Martino sono l’emblema, perché di notte sono frequentate da decine di giovani che passano lì la serata, e poi di mattina si scopre cosa lasciano. Ogni anno, puntuale come una passeggiata di Kant arriva la polemica dei residenti che approfittano di questo schifo per provare a chiedere norme più restrittive nei confronti dei giovani che frequentano, e animano, il centro storico d’estate.
Ogni anno proviamo a spiegare che ogni tentativo di generalizzare è un modo da parte di un gruppo per trarre vantaggio. Ad esempio, generalizzare sulla maleducazione dei ragazzini che sporcano, allargando la platea dei presunti colpevoli a tutti quelli che escono la sera in piazza, è un tentativo da parte di alcuni residenti per provare a limitare le libertà anche dei locali che d’estate animano il centro storico e lo trasformano da macabro scenario a pulsante di vita. Ogni anno ci si aspetta che qualcuno faccia qualcosa, e di solito si guarda tutti verso il Comune, ma si scopre che non è stato fatto nulla. Niente. Proprio zero.
Andiamo con ordine. Il fenomeno della sporcizia che lasciano gli umani è una cosa culturale. C’è una percentuale di umani maleducata e deficiente che ancora non ha capito come si sta al mondo. È fisiologico, e non dipende né dall’età, né dal ceto sociale, né dalla birra, né dall’orario. Esistono, ma la buona notizia è che sono sempre meno, vuoi perché l’educazione funziona, vuoi perché ormai sono rimasti in pochi. Sono gli stupidi, per dirla alla Cipolla, ovvero coloro che operano per danneggiare sé stessi e gli altri. Sono solo quelli che bevono? No, perché basta farsi un giro nel centro storico in qualunque mattinata invernale per capire che ci sono tanti residenti che si comportano uguale se non peggio (e vogliamo parlare dei padroni dei cani che non raccolgono i bisogni?).
Di chi è la colpa? Di nessuno. Si può prevenire? Sì: chiudendo il centro storico con il filo spinato e mettendo guardie armate sui campanili. L’anno scorso è stato fatto un tentativo con gli steward e quest’anno le stesse persone che chiedono KONTROLLI auspicano il ritorno delle divise.
Si può risolvere? Certo. Se Martina Franca è una città turistica, così come ci riempiamo la bocca da qualche anno, deve comportarsi come tale, ad esempio prevedendo un servizio di spazzamento e pulizia del centro storico notturno. Ogni abitante del centro storico ha il diritto di svegliarsi nello splendore, ma per fare questo bisogna che si spendano i soldini. Ad esempio mandando la Monteco a pulire le strade di notte, nel weekend. Oppure si può fare in modo che siano gli stessi ragazzi a fare in modo che non accada, attraverso una campagna di coinvolgimento che faccia sentire tutti a casa propria.
È colpa dei locali notturni? Sì. Così come gli incidenti stradali è colpa delle concessionarie di auto. Si possono responsabilizzare? Certo. Sappiamo per certo che il locale alle spalle di San Martino, Via dei Matti Numero Zero, mette a disposizione di chi passa di lì un raccoglitore di cicche (anche se non dovrebbe) e spesso i titolari vanno sulle scale a raccogliere quello che lasciano i ragazzi, anche se non hanno acquistato da loro. Tocca a loro? No, evidentemente, ma si fa perché si vive insieme e ognuno ci tiene a fare il meglio che può.
Che fare, quindi? Provare ad attivare altre zone della città, distribuire il movimento, allargare gli spazi, offrire più opportunità per gettare i propri rifiuti, attivare percorsi di peer education (è stato proposto, ma chi l’ha portato avanti non ha capito di cosa si trattasse, sporcando e di fatto inibendo il percorso) e attivare un percorso di creazione di identità collettiva per il centro storico che trovi una mediazione felice tra abitanti e utilizzatori (si chiama design thinking, è stato proposto, è stato coinvolto il Politecnico di Milano, ma poi tutto si è arenato perché se è normale pagare un’opera edilizia milioni di euro, è scandaloso pagare un’opera culturale poche decine di migliaia di euro). In sintesi, il problema si affronta in tempi non sospetti, quando passa il caldo, quando si vuota tutto. Ora è solo un modo per riempire le bacheche dei social, scaricarsi la coscienza, dare ad altri la colpa. Il fenomeno della vita nel centro storico non è mai stato gestito e il quartiere è cresciuto (per modo di dire) quasi in anarchia. La sporcizia sulle scale è opera di quegli stupidi, che fanno parte della stessa famiglia di chi getta l’immondizia per strada e di chi spera che il fenomeno scompaia per magia.
(la foto della scalinata è di Teresa Acquaviva)
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