Grande voglia di divertirsi e di stare in giro come nell’era pre-Covid ma nessun ripensamento dei modelli turistici che una pandemia avrebbe dovuto imporre. È questo in sintesi il pensiero di Giuseppe Roma, docente universitario brindisino nonchè Direttore generale del Censis, che dalle colonne de “Il Quotidiano” ha parlato di movida e turismo e del impatto che tali dinamiche hanno sul tessuto delle località ad alto afflusso turistico.
Roma – che è inoltre vicepresidente nazionale del Touring club – pone tra le altre cose l’accento su un tema comune, quello dell’allentamento delle misure di contenimento dei contagi che in questi giorni ha portato ad un significativo aumento degli stessi: “Dopo due anni di chiusure e di limitazioni collegate alla pandemia vi è una grande voglia di divertirsi stando nelle piazze, ma questa voglia di divertimento non deve farci smettere di essere prudenti. Sarebbe stato opportuno anche pensare a un diverso modello di turismo, invece non è cambiato nulla e la ripartenza ha fatto ritornare prepotentemente lo spontaneismo che porta con sé opportunità per gli operatori economici insieme a impatti negativi, come la movida incontrollata nei centri storici e in genere nelle aree urbane”.
Nelle località turistiche i casi di movida incontrollata, di dissidi coi residenti, di bottiglie e rifiuti lasciati ovunque sono ormai in costante aumento, e Roma ha la sua personale visione: “La voglia di divertirsi all’aperto, perché garantisce più sicurezza personale, mal si concilia con il decoro dei luoghi, con la pulizia e con la quiete pubblica. Non sempre è un bene massimizzare i profitti a breve. Dopo mezzanotte ogni eccesso diventa insostenibile per quanto riguarda l’equilibrio che deve esistere tra diritto dei commercianti a fare impresa e diritto dei cittadini residenti nei centri storici e nelle zone abitate al giusto riposo”.
Quale sarebbe quindi la risposta per regolamentare quello all’ombra dello Stradone in questi anni si è definito come panzerottismo, cioè una specie di afflusso finto-turistico che consuma, sporca e va via nel giro di una serata? Roma risponde così: “Tocca alle amministrazioni pubbliche definire regole certe e controlli adeguati per fare in modo che questo equilibrio venga rispettato e garantito, nell’interesse di tutti. Anche degli stessi turisti. Bere birra non è un reato, ma deve stare all’interno di regole. Ballare è un divertimento ma non deve provocare fastidio. Proporre musica da discoteca ad alto volume nei centri storici provoca solo degrado”.
Una ricetta chiara e definita ma che imporrebbe una mediazione che in questi anni è stata difficoltosa, quella tra commercianti, amministratori e residenti. Come poter arrivare a una situazione di equilibrio Roma lo spiega così: “Attraverso un patto tra gli operatori e gli enti locali per fare in modo che ognuno abbia il suo spazio, attraverso regole che contemperino le esigenze di tutti. Lo spontaneismo – o panzerottismo, che dir si voglia – non è un valore aggiunto e non è certo un modello che si può utilizzare in Valle d’Itria. A Ostuni, Cisternino, Locorotondo, Fasano, Monopoli e Martina Franca i comportamenti che portano degrado sono il presupposto per un declino dell’economia turistica”.
Per Roma in sostanza bisogna scegliere fra panzerottismo e politiche di accoglienza che invoglino al secondo viaggio, in netta antitesi col mordi e fuggi che invece impera e dilaga: “Il turismo della Puglia e quello del Nord Salento devono impegnarsi a far tornare le persone: grazie alle esperienze vissute nel primo viaggio, grazie al buon cibo, grazie a piazze che sono vivibili, salotti in cui si può chiacchierare in libertà, non discoteche in cui prevale il frastuono. Se snaturi il dna dei luoghi, se alteri l’equilibrio che regola la vita dei centri storici può accadere che fai affari, ma l’anno successivo ti può ritrovare senza clienti”.
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