Sanremo 2023. Le pagelle musicali della prima serata

Le pagelle degli artisti della prima serata della settantareesima edizione del Festival di Sanremo, in collaborazione con Ivan Cecere, del blog musicale “Lost & Sound” (qui il link al blog).

“Pronti, partenza, via” come diceva l’incipit de “La terra dei cachi”. Il Festival 2023 ha acceso i motori ed è partito. Una partenza, va detto, un po’ a diesel, se si considerano i momenti musicali della prima serata. Protagonisti i primi 14 artisti giudicati dalla Sala stampa intervallati da ospiti che hanno condito l’intero calderone.

Tra questi momenti musicali, degni di nota sono i due omaggi: il primo a Stefano D’Orazio con il resto dei Pooh a cantare “Uomini soli” sul filmato originale di quel Sanremo 1990, che ha concluso l’intero intervento della storica band, con Riccardo Fogli ad entrare e uscire continuano dal palco, manco fosse Bugo nel 2020, dopo un Medley, non proprio impeccabile, di vecchi successi; e non è escluso che il buon vecchio Facchinetti sia ancora sotto shock dopo la brutta esperienza della scorsa settimana. Il secondo omaggio lo fa Gianni Morandi, dopo l’una di notte, a Lucio Battisti, che quest’anno avrebbe compiuto 80 anni, e prende per mano il pubblico su “Il mio canto libero” cantato in coro.

Buona anche la performance di Piero Pelù, che ha eseguito “Gigante” sul palco all’aperto, anche se condizionato da problemi di audio. Stessi problemi che ha avuto Blanco durante il suo inedito, e come gesto di “protesta” contro questi intoppi decide di distruggere la scenografia fatta di fiori. La qualità degli artisti si giudica anche da come si sanno gestire questi inconvenienti e Pelù ha tirato fuori tutto il suo mestiere, a differenza di Blanco che ha agito per mero egocentrismo, ricalcando quanto fatto nel 2001 da Brian Molko dei Placebo, che invece spaccò la chitarra. Insomma, da questo punto di vista non è stato neanche un gesto originale e gli organizzatori hanno, giustamente, impedito la seconda esecuzione del brano.
Per quanto riguarda le canzoni in gara, è sempre difficile giudicare al primo ascolto. Il livello medio è sulla sufficienza, alternando cose che hanno un bel potenziale e altri brani non proprio irresistibili. La classifica della serata, in compenso è abbastanza giusta, premiando Mengoni, Elodie e Coma Cose e relegando in fondo Anna Oxa e Olly. Di seguito le pagelle in ordine di esibizione.

Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima): si voleva iniziare col botto ma l’effetto riesce a metà. Forse l’hype era più incentrato sul look che sulla canzone. Testo molto complesso, a tratti incomprensibile nell’interpretazione. La penna di Francesco Bianconi si sente ma è stata poco efficace. Voto: 5.

gIANMARIA – Mostro: forse il lapsus con Sangiovanni non era poi così fuori luogo. Il pezzo richiama molto “Farfalle” dello scorso anno. Sarà pane per le radio. Voto: 5,5.
Mr. Rain – Supereroi: dodici secondi al pianoforte solo per fare scena e coro di bambini che fa un po’ zecchino d’oro e un po’ coro al catechismo. Il risultato finale è qualcosa di già sentito. Voto: 4,5.

Marco Mengoni – Due vite: pezzo pienamente orchestrale. Forse se avesse gareggiato negli anni Novanta avrebbe vinto a mani basse. Lui si conferma uno dei migliori interpreti nostrani e, forse, finalmente questa può essere la svolta verso una maturità. Voto: 7.

Ariete – Mare di guai: È la tipica canzone di Calcutta. Racconti di vita quotidiana su ritmo pop contemporaneo. Il pezzo sembra buono, ma lei stonicchia e il risultato finale è un po’ fiacco. Forse al secondo ascolto potrà rifarsi. Voto: 5,5.

Ultimo – Alba: lui va sul classico, punta sull’intensità. Voce, piano e orchestra, ma se alla fine non ci metti un ritornello il tutto sembra essere sfuggente. Voto: 5,5.

Coma Cose – L’addio: insieme a Mengoni sono i migliori fino a questo momento. Anche loro puntano su una ballad ma, partendo da una storia complicata, mandano un messaggio di positività. Si confermano tra le migliori realtà del pop attuale. Voto: 7.

Elodie – Due: “Le cose sono due: lacrime mie o lacrime tue”. Indubbiamente il pezzo che più rimane in testa della serata. Anche lei va sul sicuro, tastando un terreno musicale che conosce bene. Niente di eccezionale, ma comunque buon pezzo. Voto: 6,5.

Leo Gassman – Terzo Cuore: classica canzone alla Pinguini tattici nucleari; d’altronde il ragazzo va consacrato e quale modo migliore se non affidarsi all’autore più in voga del momento?! (Riccardo Zanotti, appunto). Il brano è uguale a uno dei tanti che sentiamo sempre, lui nell’esibizione litiga un po’ col microfono. Servirà un secondo ascolto. Voto: 5,5.

Cugini di Campagna – Lettera 22: scritta da La Rappresentante di lista per dare un tocco di modernità a uno stile fuori dal tempo, non è un tentativo riuscito appieno. Sarebbe moderno se fossimo negli anni Settanta. Canzone a stampo prettamente classico con strofa e ritornello regolare. Voto: 5.

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato: finora è la canzone che ha il migliore arrangiamento musicale, d’altronde il maestro Melozzi è una garanzia. Ciò che non funziona è l’intera esibizione di Grignani che sembra quasi scimmiottare Vasco. Mai titolo fu così appropriato alla performance. Voto: 4,5.

Olly – Polvere: in effetti l’autotune mancava, ed eccolo arrivare a tarda notte. Ricorda molto una canzone di Fasma. Tutto già sentito. Voto: 4.

Colla Zio – Non mi va: finalmente un po’ di brio dopo qualche momento down. Il pezzo sembra divertente e scanzonato. Può andare forte nelle radio. Voto: 6.

Mara Sattei – Duemila minuti: Damiano dei Maneskin e Thasup hanno messo su un pezzo che fonde tradizione e contemporaneità. Su questo palco non sfigura affatto. Voto: 6.

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Commenti

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