Le pagelle degli artisti della seconda serata della settantareesima edizione del Festival di Sanremo, in collaborazione con Ivan Cecere, del blog musicale “Lost & Sound” (qui il link al blog)
Sanremo 2023 secondo atto. Una serata all’insegna del riempitivo; il tutto sembra aver preso una precisa liturgia che, dal punto di vista dello spettacolo rende tutto prevedibile, conduttori e cantanti compresi.
Perché dopo che è stato fatto di tutto per finire all’1,30, ti chiedi se era veramente necessario proporre quasi mezz’ora dei Tre Tenori Albano, Morandi e Ranieri con i loro evergreen. Per carità, la scelta di chiamarli ci sta pure, ma bastava anche meno.
Chi poteva portare scompiglio erano i Black Eyed Peas, primi ospiti internazionali degni di questo nome dopo cinque anni di artisti nostrani. Peccato però che il loro livello qualitativo da dieci anni a questa parte sta avendo un crollo verticale, e non aiuta il fatto che propongono un Medley che trascura i loro primi successi tipo “Where Is the love” o “Shut up”. In compenso il teatro balla e felici loro, felici tutti.
Dal punto di vista della gara, il livello delle seconde quattordici canzoni è tutto sommato uguale alla serata precedente. Nella classifica generale, la sala stampa relega agli ultimi posti, giustamente, Sethu e Shari e porta sul podio Mengoni, Colapesce Dimartino e Madame, sul cui terzo posto c’è qualcosa da ridire. Da questa sera entrano in gioco il tanto acclamato televoto e la tanto misteriosa giuria demoscopica che, sulla classifica, possono creare parecchi scompigli. Staremo a vedere, intanto prepariamoci da qui ai prossimi tre giorni a vivere maratone interminabili. E ora beccatevi i voti della seconda serata.
Will – Stupido: si comincia con un quello che viene definito “pop generazionale”. Sembra uno sketch di tik tok. Voto: 5
Modà – Lasciami: una canzone che racconta la depressione. Loro fanno i Modà e sembra che in questi dieci anni di assenza nulla sia cambiato. Purtroppo però non è così e non sarà facile risalire la china in mezzo a tanta generazione Z. Voto: 5,5.
Sethu – Cause perse: ed eccola qui la generazione Z. Sembra una trap rock, con un testo apparentemente di protesta. Un po’ Achille Lauro, un po’ Mahmood…un po’ di tutto, che alla fine è un po’ di niente. Voto: 4.
Articolo 31 – Un bel viaggio: più che Articolo 31 sembra J-Ax solista, con il rischio che possano spuntare Fedez o Rovazzi da un momento all’altro. Ha l’aria di una filastrocca che si insegna ai bambini per fare pace. Voto: 6-.
Lazza – Cenere: La scrittura di Dardust è la vera benedizione. Bel pezzo moderno che fa rendere bene anche l’orchestra. Per l’interprete italiano che ha venduto di più nel 2022, può essere la consacrazione definitiva. Voto: 7.
Giorgia – Parole dette male: gioca lo stesso ruolo di Ultimo nella sera precedente. Brano a stampo soul classico che risalta i vocalizzi di Giorgia. Manca un ritornello immediato ma la voce non si discute. Voto: 6,5.
Colapesce Dimartino – Splash: gran bel pezzo che parte in acustico e poi sfocia in un ritmo battistiano anni ’80. Maestri nel raccontare la decadenza in maniera leggera (anzi leggerissima, cit.). La frase: “Ma io lavoro per non stare con te” è già un must. Voto: 7,5.
Shari – Egoista: forse una delle canzoni più brevi tra quelle in gara. Ti distrai un attimo ed è già finita. Sfuggente. Voto: 4,5.
Madame – Il bene nel male: la storia di una prostituta raccontata in chiave pop “alla Madame” senza infamia e senza lode. Una canzone fuori gara…nel senso che doveva essere squalificata. Voto: 6.
Levante – Vivo: torna il refrain del body positive. Questa volta si parla della crisi post parto e dell’accettazione del proprio corpo. La penna di Levante è sempre raffinata, e lo dimostra ancora. Ambisce al premio della Critica. Voto: 6,5
Tananai – Tango: ricalca il successo di “Abissale”. Ballad strappalacrime. Lui si atteggia alla Mengoni e rispetto allo scorso anno, almeno, ha preso qualche lezione di canto. Voto: 5,5.
Rosa Chemical – Made in Italy : per Fratelli d’Italia è il lupo cattivo, quello che fa del male ai bambini. La canzone è un inno alla fluidità e mette insieme Achille Lauro, Tananai e Dargen D’Amico. Ed è meglio fermarsi qui. Voto: 5,5.
LDA – Se poi domani: lanciato come nuova promessa della musica, non fa altro che riprendere i passi del padre (Gigi D’Alessio), mettendo un testo adolescenziale su piano e orchestra. Per lo meno non c’è la parte neomelodica. Voto: 4,5.
Paola e Chiara – Furore: vestite come una mirror ball da discoteca, quando comincia il pezzo parte anche l’effetto Festivalbar primi anni duemila e ti viene subito da dire: “Vamos a Bailar, esta vida nueva”. RTL ci andrà a nozze. Voto: 6.
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