Maxi truffa sui corsi di formazione. Operazione della GdF. 274 imprese coinvolte, anche una di Martina Franca

I Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno eseguito una maxi-operazione su tutto il territorio nazionale che al momento vede coinvolte 274 imprese, oltre ai relativi rappresentanti legali. La Procura della Repubblica contesta loro i reati di associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti d’imposta e autoriciclaggio. Impegnati nell’operazione oltre 100 Reparti della GdF in 42 provincie italiane, con un sequestro preventivo di beni per 57 milioni di euro.

Diverse le imprese interessate in Pugli, con indagati soggetti di Martina Franca, Bari, Barletta, Carovigno, Casarano, Galatina, Gravina in Puglia, Grottaglie, Guagnano, Minervino di Lecce, Racale, Ruffano, Taurisano e Taviano.

Sotto la lente degli inquirenti i corsi di formazione per i lavoratori delle pmi per acquisire competenze nel settore dell’hi-tech. Corsi ritenuti però fasulli in quanto gestiti in maniera fraudolenta da una società della provincia di Salerno, in modo da consentire alle stesse aziende di ottenere benefici sul credito di imposta senza però organizzare alcuna attività formativa per i lavoratori.

Stando ai dati in possesso della Procura campana le imprese tra il 2020 e il 2021 avrebbero effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti, generati artificiosamente attestando falsamente l’avvenuta attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal “Piano nazionale Industria 4.0”.

I procacciatori in seno alla ditta di formazione salernitana avrebbero – secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti – individuato in varie regioni le imprese alle quali proporre la truffa, fornendo loro la documentazione fasulla circa le ore di formazione che i loro dipendenti avrebbero dichiarato di aver effettuato, il tutto con la complicità di alcuni sindacalisti (che avrebbero redatto falsi contratti collettivi con marche da bollo contraffatte) e di alcuni commercialisti (che avrebbero rilasciato alle imprese beneficiarie la certificazione del credito di imposte subito compensato, per poi restituire una percentuale sul totale dell’importo come provvigione).

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