Gaza, un cimitero per bambini. Minuto di silenzio in consiglio comunale

Durante l’ultimo consiglio comunale del Comune di Martina Franca, subito dopo la conferma del numero legale, il consigliere Giuseppe Serio, del gruppo di Visione Comune, ha chiesto la parola per esprimere tutto il suo dolore e la sua preoccupazione per gli attacchi indiscriminati dell’esercito di Israele nella striscia di Gaza chiedendo all’assise un minuto di silenzio e di riflessione.

Queste settimane ci hanno dato la triste conferma – ha dichiarato il consigliere di Visione Comune – che in guerra esiste una norma per cui se uccidi uno dei miei io ne uccido 10 dei tuoi. All’attacco di Hamas del 7 ottobre, dove morirono circa 1400 persone, l’assise comunale (durante il consiglio del 10 ottobre ndr) dedicò un doveroso minuto di silenzio per le vittime israeliane. Oggi invece chiedo un minuto di riflessione per le cruenti immagini che ci stanno giungendo dalla striscia di Gaza a seguito dei continui bombardamenti dell’esercito israeliano su una popolazione – continua il consigliere – che viveva già in condizioni al limite della crisi umanitaria.”

Da quando Israele ha iniziato l’attacco sono morti più di 10 mila palestinesi, di questi oltre 4000 sono bambini e circa 3000 donne. Dati parziali, che arrivano da associazioni internazionali presenti sul territorio. I numeri nella realtà potrebbero essere già molto più alti, visto che non c’è il tempo di scavare tra le macerie per trovare i dispersi, chi è sul posto racconta di lamenti costanti e di urla di richieste di aiuto provenienti da palazzi sgretolati sotto le bombe. In più la carenza di medici, medicine, la mancanza di acqua e di elettricità (da sempre nelle mani di Israele che decide se aprire o chiudere i rubinetti) e posti sicuri dove poter curare i feriti faranno aumentare drasticamente questi numeri già molto alti.

“Questo è un dato spaventoso – continua commosso il consigliere – che dovrebbe farci riflettere. Un dato di fronte al quale dovremmo soltanto piangere. Le immagini di quelle fila interminabili di bambini avvolti in coperte insanguinate sono immagini che devono farci riflettere e ci colpiscono non solo come amministratori, ma come cittadini, come padri.”

In occasione della stessa seduta Visione Comune ha depositato un o.d.g., da discutere durante il prossimo consiglio, avente ad oggetto gli ultimi drammatici sviluppi del conflitto israelo-palestinese. L’assise ha poi osservato il minuto di silenzio prima di iniziare i lavori.

Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, ha dichiarato: “Gaza sta diventando un cimitero per bambini dove, secondo quanto riferito, centinaia di ragazzi e ragazze vengono feriti e uccisi ogni giorno“.

Non dimentichiamoci però dei morti che Israele ha fatto negli anni precedenti allo scoppio di questo conflitto. Solo nel 2023, a causa delle politiche di occupazione di Israele, sono morte 200 persone, di cui 38 bambini. Immaginate ora un padre, una madre, un fratello che si vede trucidare suo figlia, sua figlia, sua sorella da un popolo invasore. Immaginate ora quel senso di impotenza che alimenta il sentimento di rabbia mista a vendetta che un solo bambino ucciso può suscitare dentro una famiglia. Moltiplicate questa sensazione all’infinito, per tutte le famiglie palestinesi colpite, per tutti quei morti uccisi prima del 7 ottobre. L’attacco di Israele alla popolazione palestinese sta seminando odio, rabbia e senso di vendetta che prima o poi germoglieranno, ma anche allora fingeremo di non sapere il perché.

La guerra che il governo israeliano sta portando avanti sta cancellando un intero popolo. Bambini che domani sarebbero potuti diventare adulti. Questa è una storia già sentita tra il 1991 e il 1996, quando per le strade di una Sarajevo assediata dai cecchini serbi essere un bambino era un crimine. La vita era appesa alla volontà di un cecchino che dall’alto, di nascosto, decideva chi doveva morire. In un’intervista, molti anni dopo, uno di quei cecchini serbi, alla domanda di un giornalista che gli chiese se avesse mai ucciso un bambino (furono più di mille nella Sarajevo assediata), rispose semplicemente e candidamente: “un giorno quel bambino sarebbe potuto diventare un soldato nemico“.

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