“Il paesaggio che siamo”. Un patto per valorizzare e ri-costruire.

di Giancarlo Mastrovito

La tutela e la valorizzazione del Paesaggio è un processo che riguarda tutti, sia gli Enti pubblici preposti al controllo e alla tutela che i produttori di paesaggio, che sono coloro che il territorio lo vivono e lo trasformano.

Trattasi di un importante processo di comunità, dinamico e non statico, che deve necessariamente tener conto delle esigenze sociali in continua trasformazione, dello sviluppo economico dei territori e della salvaguardia dei caratteri identitari dei luoghi, soprattutto di quelli vincolati e di grande valore storico e culturale.

E’ proprio in questo contesto che bisogna tener presente l’importanza del progetto architettonico che costituisce sempre una scelta, sia che si inserisca in uno scenario urbano che in uno di tipo rurale.

Il progetto costituisce sempre un prodotto culturale, ispirato ad un concetto di “ideale”, indispensabile per fare sintesi tra il particolare e il tutto, per determinare equilibrio, armonia e bellezza.

Pertanto non può esistere un progetto di architettura e di paesaggio, scontato o scientificamente determinato e calcolato, partorito semplicemente da vincoli, norme e indirizzi prescrittivi, bensì deve derivare da un percorso ragionato e condiviso, un processo emozionale, che naturalmente deve contenere la migliore soluzione possibile in quel momento e con quelle specifiche persone.

Un progetto capace di saper cogliere la sfida dell’evoluzione e della modernità, senza determinare disequilibrio e dissociazione dal resto e che deve tenere unito il trasformatore di paesaggio, il progettista e l’ente valutatore, senza pregiudiziali alcune, senza predomini culturali, senza preposizioni ideologiche e di classe o da Ufficio.

Insomma ci si interroga su che tipo di società siamo, se una società matura capace di affrontare la sfida culturale in modo adeguato e che riesce a far prevalere la volontà di perseguire il miglior progetto possibile abbandonando la paura di affrontare la relazione tra le parti e il cambiamento oppure no.

Il Paesaggio è e rimane una nobile espressione di comunità e pertanto un buon Paesaggio deve essere considerata l’espressione di una matura relazione di comunità.

In questo delicato processo nessuno può porsi al di sopra delle parti e condizionare autocraticamente le scelte.

E’ necessario possedere la massima consapevolezza di ciò che culturalmente rappresenta il Paesaggio, di come esso è costituito (cose e persone), su come perseguire la qualità e la bellezza dei luoghi e senza adottare atteggiamenti retorici che tendono a monumentalizzare la realtà.

E’ fondamentale educarsi a stare insieme e ragionare sulle modalità per trasformare il territorio nel rispetto delle cose e delle persone, senza alterarlo nella sua armonica composizione.

Senza dubbio è da scartare l’approccio estremo che protende a cristallizzare il tutto per paura di sbagliare, rinunciando alla modernità della trasformazione che non è necessariamente mancanza di compatibilità con l’elemento storico o del passato.

E’ bene sottolineare che un buon progetto di architettura è un prodotto culturale carico di analisi, riflessione e proposta che deve essere rispettato.

Proprio per questo è opportuno costruire un contesto normativo e gestionale in cui il progettista sia una figura centrale da coinvolgere nella fase istruttoria di controllo, preventiva al rilascio del nulla osta di compatibilità paesaggistica, nell’interesse individuale e generale.

E’ proprio per questo che è necessario avviare subito un confronto culturale e pubblico su questo tema per evitare contrapposizioni inutili e sterili e per rafforzare l’idea della collaborazione e della condivisione delle scelte, tra soggetti privati e soggetti pubblici coinvolti, nella progettazione architettonica e paesaggistica.

E’ per tale esigenza che l’Istituto Nazionale di Urbanistica Sezione Puglia e l’Ordine Architetti P.P.C della Provincia di Taranto, nello spirito di collaborazione che li contraddistingue da diversi anni, hanno sentito il desiderio di avviare congiuntamente una discussione culturale sull’argomento per aprire un confronto nella società civile e con gli attori coinvolti.

Pertanto, a tal proposito, il 24 novembre 2023, dalle 18.00, presso la Società Operaia, è stato organizzato un incontro pubblico, dal titolo: “Il Paesaggio che siamo”, in cui poter riflettere sulla centralità del progetto, come elemento processuale per coinvolgersi e confrontarsi (soggetto trasformatore e soggetto valutatore), per crescere culturalmente nella relazione e soprattutto sul valore della trasformazione paesaggistica, intesa come forma di evoluzione e di sviluppo di una società che si evolve e si trasforma nel rispetto delle cose e delle persone.

Qui la locandina dell’evento

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