Lettera aperta per un 25 Novembre transfemminista a Taranto: vogliamo decisionalità sui nostri corpi, per autodeterminarci sui nostri territori. Di seguito nota della Collettiva Transfemminista “Le mele di Artemisia”:
Ci siamo pres3 del tempo per riflettere sulla possibilità di costruire insieme questo processo che pone, nel 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere, la necessità di prendere posizione sulla violenza strutturale che i nostri corpi-territori subiscono quotidianamente.
Rivendichiamo la connotazione profondamente politica del 25 Novembre sia come memoria, lotta e resistenza quotidiana alla violenza di genere sia individuando attraverso essa la matrice dell’oppressione comune nella logica coloniale ed etero patriarcale che vi è alla base di guerre, genocidi e crisi socio-ecologica in atto.
È a partire dalle nostre condizioni di donne, froc13, persone con disabilità, proletari3, terron3 che prendiamo posizione, assieme alla marea transfemminista, sul genocidio in atto del popolo palestinese da parte di Israele. Rifiutiamo la strumentalizzazione e la narrazione dominante da parte dei mass media e delle istituzioni occidentali, che sfruttano la negazione dei “diritti civili” a noi donne e persone Queer, da parte del popolo palestinese, culturalmente omofobo e contro i diritti delle donne, per giustificare la “logica dell’eliminazione” attraverso cui, invece, si forgia la violenza civilizzatrice del colonialismo israeliano.
Questa narrazione dominante è un ulteriore tentativo di mascherare, manipolare e mistificare la matrice strutturale del patriarcato. Come gridiamo da sempre e in ogni parte del mondo, lottiamo, resistiamo quotidianamente a violenze, molestie e discriminazioni; lo facciamo dentro e fuori le istituzioni, i luoghi di lavoro, dentro le nostre case, nelle relazioni, nei nostri territori. Lo facciamo riconoscendo la matrice intersezionale dell’oppressione che lega la nostra violenza a quella che da 75 anni subisce la Palestina dall’occupazione e dall’apartheid d’Israele.
Attraverso i nostri corpi, bisogni e desideri di liberazione vogliamo decostruire il rainbow-pink-washing, mezzo con cui lo stato israeliano sta strumentalizzando le nostre lotte e i nostri diritti, per sostenere e naturalizzare un presunto scontro tra civiltà.
La conosciamo bene questa narrazione dominante basata sullo sviluppo, sul progresso, sull’emancipazione individuale che vuole nascondere un sistema che si basa, si pensa e si riproduce attraverso la cultura dello stupro, la dominazione dei corpi-territori che determinano la pratica della guerra e dell’occupazione. Non vogliamo lasciare fraintendimenti, la nostra rabbia e il nostro amore non sono strumentalizzabili, i nostri diritti sociali e civili non sono per noi concessioni, ma spazio di lotta, di possibilità di nuovi mondi che parlino della liberazione transfemminista assieme a quella palestinese, mostrando come il potere maschile si intreccia con quello coloniale.
La passeggiata transfemminista rumorosa che si terrà a Taranto si connetterà alle mobilitazioni chiamate da Non Una di Meno, movimento transfemminista globale, che per l’ottavo anno di fila, crea, costruisce e organizza la nostra rabbia, i nostri desideri e bisogni.
Quest’anno insieme ai due cortei nazionali di Roma e Messina, cui ci sentiamo vicin3, abbiamo sentito il bisogno di portare le istanze transfemministe sul nostro territorio, in cui si manifesta l’intersezione tra violenza di genere e socio-ambientale, che determina la patologizzazione dei nostri corpi-territori, propria di un sistema che subordina e ci ammala quotidianamente, di fatto rendendo la contaminazione, lo sfruttamento e la morte una dimensione strutturale del presente. È questo ciò che lega la volontà di realizzare un ponte sullo stretto, inutile e devastante per la comunità abitante-transitante, la terra dei fuochi in Campania, la militarizzazione in Sicilia e Sardegna e la nostra zona di sacrificio. Questi conflitti socio-ambientali mostrano come la crisi climatica ed ecologica in atto, siano un processo di svalorizzazione del lavoro di cura storicamente delegato a donne e soggettività femminilizzate determinato dal ricatto salute-lavoro-ambiente.
In un momento storico specifico come questo, in cui il governo Meloni è espressione di una fascistizzazione della società, in cui i tassi di femminicidio e transicidio continuano ad aumentare notevolmente, in cui gli obiettori di coscienza continuano a negare il diritto all’aborto e quindi alla nostra autodeterminazione, vogliamo gridare e “dda fastidie” per tutt3 coloro che hanno visto sottrarsi la propria esistenza in quanto donne e soggettività non conformi alla norma eterosessuale dominante.
Vogliamo rivendicare l’autodeterminazione dei nostri corpi a partire dalla necessità di decidere sui nostri territori, resistendo a determinate condizioni che viviamo nel quotidiano nel nostro margine tarantino. La normalizzazione del dolore, del lutto e della morte, se pur imparagonabile a ciò che stanno vivendo oggi le comunità civili e resistenti palestinesi, è un meccanismo che conosciamo benissimo qui a Taranto e che ci fa sentire vicin3 e solidal3 con le donne, la comunità queer e tutta la comunità palestinese: la morte non è un mero evento, ma un processo storicamente coloniale e patriarcale attraverso cui viene deciso chi ha il diritto di (sopra)vivere e chi no.
Noi vogliamo partire da questa condizione storica per collettivizzare e trasformare questa sofferenza strutturale, rovesciarla per co-creare e costruire rivendicazioni e lotte, attraverso cui la pace diventa processo a partire dall’autodeterminazione dei nostri corpi-territori e popoli resistenti; perché la pace non è la bella maschera della democrazia occidentale.
Da Roma, a Taranto e fino a Messina, il 25 Novembre scenderemo nelle nostre piazze per liberare i nostri desideri, per rivendicare un reddito universale slegato dal ricatto famigliare e dal permesso di soggiorno, per un diritto alla salute e alla sanità transfemminista, per rivendicare molto più della legge 194, per una società transfemminista realmente liberata dalla struttura eteropatriarcale ed omolesbobitransfobica.
Invitiamo donne e comunità queer, realtà politiche e sociali, alleat3 e la cittadinanza tutta a partecipare e sostenerci alla passeggiata rumorosa che si terrà sabato 25 Novembre a partire dalle ore 17.00 in piazza Marconi. Chiediamo a tutt3 di portare materiali, oggetti e qualsiasi cosa voi desideriate e che possa rendere il più potente e attraversabile la nostra passeggiata. Soprattutto, chiediamo di portare solamente bandiere e riferimenti che richiamino direttamente le istanze femministe, transfemministe/Queer e palestinesi, onde evitare strumentalizzazioni da parte di partiti e soggetti politici.
Non vogliamo essere strumentalizzate, vogliamo dare fastidio, rompere il silenzio, essere ingovernabil3 contro guerre e patriarcato!
Partecipiamo con tutta la nostra raggia, amore e gioia, per costruire una giornata di lotta che riecheggi liberazione per tutt3 noi e la Palestina, in ogni angolo della nostra città e nel mondo intero.
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