Il Capocollo di Martina Franca potrà essere prodotto solo in Valle d’Itria, tra Martina, Locorotondo e Cisternino. Si attende solo la conferma da Bruxelles per il riconoscimento dell’IGP.
Come pubblicato sul Quotidiano di Puglia, sia Angelo Costantini, animatore culturale, che Francesco Carriero, tecnico e imprenditore del settore, sono concordi nel valutare positivamente l’intervento dei carabinieri del NAS e, non solo, ne approfittano per condividere a che punto è il percorso dell’IGP.
“L’intervento dei Nas è un fatto positivo” commenta Angelo Costantini, “dobbiamo difendere la qualità del prodotto, il suo nome e il territorio. Grazie all’igp, l’indicazione geografica protetta, chiunque potrà produrre il nostro straordinario prodotto, ma a patto che segua il nostro disciplinare e venga a farlo qui, nel triangolo tra Martina Franca, Cisternino e Locorotondo. Questa notizia ci dice che è finito il tempo in cui tutti pensavano di poter produrre capocollo e chiamarlo Martina Franca”.
Secondo quanto apprendiamo, l’iter è a buon punto, ma ha subito un arresto determinato dalla definizione dell’area geografica tipica. Alcune aziende, infatti, avrebbero provato a far allargare il territorio di riferimento, a Fasano e Montemesola, ma l’associazione ha fatto opposizione, difendendo il territorio della Valle d’Itria.
“Pochi giorni prima di Natale il Ministero ha rigettato le opposizioni» spiega Francesco Carriero, tecnico e titolare dell’azienda Salumi Martina Franca, “e ora non ci resta che l’ultimo step, ovvero la Commissione europea. In questo momento, potremmo già iniziare la posizione transitoria nazionale. Il nostro disciplinare è ben stringente, perché definisce anche la qualità del prodotto. Ho battuto molto sul fattore umano, perché le opzioni diventavano capziose. Dobbiamo ringraziare il CNR, sezione Ispa e l’Università di Bari, che hanno lavorato tantissimo dietro le quinte. Abbiamo raggiunto un risultato bellissimo. Il capocollo è degno di rimanere in Valle d’Itria”. In merito al sequestro: “È un toccasana, perché in questo momento le produzione agroalimentari vanno tutelate e non devono essere oggetto di sciacallaggio. Noi produttori iniziamo a sentire una sorta di tutela, perché se non ci sono controlli sembra che non ne valga la pena. Il futuro di questi prodotti è la filiera: dall’allevamento fino alla trasformazione, deve avvenire sul nostro territorio. Ci credo molto”.
Chissà se il riconoscimento dell’IGP, che indirettamente riconosce anche una certa unità territoriale, non sia anche una svolta per un avvicinamento amministrativo della Valle?
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