Martina. All’ospedale 100% obiettori. L’associazione: “Inculcare vergogna è storia vecchia”

Riceviamo e pubblichiamo – molto volentieri – un contributo da parte dell’associazione SudEst Donne, che da anni è impegnata a promuovere la parità di genere ma soprattutto gestisce diversi centri antiviolenza in Puglia.

Da quasi 20 anni, Sud Est Donne è impegnata, concretamente, nel cambiare il paradigma con cui si affrontano le questioni di genere, cercando di abbattere, un passo alla volta, tutti quegli ostacoli che impediscono alle donne di vivere una piena e reale cittadinanza. Verremo meno alla nostra mission di spazio di cambiamento culturale se sottovalutassimo la notizia pubblicata su Martina News che riporta un dato molto preoccupante: ovvero la presenza di soli obiettori di coscienza all’interno del Presidio Ospedaliero di Martina Franca.

Un diritto fondamentale, quello all’aborto, ottenuto con la legge 194/78 che, di fatto, è compromesso, se non addirittura cancellato: un preoccupante passo indietro rispetto ai processi di autodeterminazione delle donne e dei loro corpi che, oggi, sono sempre più sotto attacco.  Lo dimostra il depotenziamento dei Consultori. Questi servizi, che nascono come i luoghi della scelta e della autodeterminazione sul proprio corpo, sembrano diventare, sempre di più, i luoghi della dissuasione o della manipolazione. Così se da un lato le associazioni antiabortiste trovano sempre più spazio nei consultori, dall’altro ancora oggi non è garantito l’accesso all’aborto farmacologico come previsto dalla legge.

Inculcare la vergogna e il senso di colpa è una condizione ben conosciuta alle donne che vivono in una cultura patriarcale: quello che non è chiaro è che rendere più difficile l’accesso al diritto di interrompere volontariamente una gravidanza, non farà smettere le donne di abortire. E saranno le donne più fragili, vulnerabili, sole, emarginate a subire, ancora una volta, le conseguenze di queste scelte scellerate.

Non garantire, di fatto, all’interno di un Presidio Ospedaliero, come quello di Martina Franca, l’interruzione di gravidanza significa negare una procedura medica essenziale, significa minare un diritto riconosciuto dalla legge, dando una brusca frenata a quel già complesso percorso di costruzione della parità tra donne e uomini.

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