Project Tupac, alla Società Operaia una mostra interattiva sulla vita del ghetto

Dal 1° al 4 giugno, la Società Operaia, in Via Garibaldi #25/26, nel centro storico di Martina Franca (TA), ospita la prima tappa della mostra itinerante e interattiva “Project Tupac”, organizzata dall’artista statunitense di origine italiana Linda Antognini:

Da sempre impegnata nel sociale, la pittrice si è lasciata ispirare dalla musica del rapper di grande successo Tupac Shakur, nato nel 1971 e scomparso giovanissimo all’età di 25 anni nel 1996. Per le ore 20.00 di giovedì 1° giugno è previsto il vernissage, con momenti musicali e performativi sul piazzale antistante l’ingresso della sede. L’apertura al pubblico per i giorni a seguire è dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 23.00.

La recensione critica delle opere pittoriche è a cura di Elena Quidello. L’attore e poeta Luigi Pignatelli, assieme ai volontari e alle volontarie dell’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus, accoglieranno i visitatori e li accompagneranno nel percorso interattivo, che, tra le varie cose, prevede l’ascolto dei brani tradotti graficamente dall’artista Antognini.

La partecipazione è libera e gratuita.

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Chi era Tupac Shakur

A seguire, un passaggio della presentazione a cura di Elena Quidello, che sottolinea quanto la produzione di Tupac sia contemporanea e vicina a tutti, tutte e tutt* noi, perché di noi parla, a noi dà amore e speranza.

«Tupac Shakur rivelò il suo talento molto presto, tanto che nel corso della sua breve carriera, ma ancor più dopo la sua scomparsa ad opera di un anonimo killer, in tutto il mondo si sono venduti più di 85 milioni di dischi.

Tupac è stato un artista molto influente come cantante rap, poiché i suoi brani musicali erano ispirati alla vita difficile dei giovani che vivono in condizioni di povertà, di solitudine psicologica e spirituale oltre che fisica, in ambienti socialmente degradati, come lo sono appunto i ghetti. Nei suoi brani, con un linguaggio moderno, Tupac racconta delle storie in versi che certamente non sono quelli classici, ma rispecchiano nel ritmo la stessa tipologia.

Tutta la produzione di Tupac è incentrata nel racconto di storie di giovani che, non riuscendo a superare da soli le delusioni, le insoddisfazioni e l’angoscia del vivere in una società iniqua e discriminante, finiscono per delinquere, intraprendendo una strada fatta di soprusi, illegalità, di rischio estremo, che quasi certamente li spinge a sfidare quotidianamente la galera, la morte. Spesso, l’indifferenza delle istituzioni, che non comprendono la condizione psicologica di giovani nati in famiglie poverissime o moralmente degradate, accresce in questi la rabbia e la paura, poiché le istituzioni locali o statali non offrono alcuna possibilità di rientrare nella legalità e nella sicurezza di una vita dignitosa e, al contrario, li giudicano, li condannano, li discriminano.

Le liriche di Tupac raccontano abusi di ogni genere, da parte del potere locale e di stato, compreso quello delle forze dell’ordine; raccontano corruzione delle istituzioni, alcolismo, droga, prostituzione e anche episodi di violenza tra bande di strada. Sono questi temi che hanno attratto e continuano, anche dopo la sua scomparsa, ad attrarre giovani ascoltatori di tutto il mondo, proprio perché, attraverso le composizioni di Shakur, è facile identificarsi con quel ritmo di vita talvolta devastante dei nostri giorni, in cui tutti sembrano distratti e attratti dal perseguimento di beni materiali, dal successo, dalla carriera e, quando tutto questo non si avvera, la frustrazione e la solitudine diventano compagni di viaggio, poiché non a tutti è dato riuscire in queste effimere realtà. La sofferenza dell’anima diventa immane per chi è privo di quelle risorse economiche che tanta differenza fanno nella società materiale di oggi e di sempre.

I contenuti dei brani musicali di Tupac Shakur sono, soprattutto, storie di vita sregolata, come sregolata era quella di Tupac stesso, delinquenziale, in continuo conflitto con la società cosiddetta perbene, in fuga dalla polizia per attività di spaccio di droga.

Insomma, Shakur, con il rap, narra la disperazione, ma anche la volontà di riscatto, da una vita dedita al rischio, come può essere appunto la vita che si vive nei ghetti, cioè luoghi frequentati da giovani allo sbando, che per sopravvivere, non avendo avuto al loro fianco figure protettive come lo sono normalmente un padre, una madre o un amorevole maestro, si lasciano tentare dalle lusinghe del denaro, della droga, del sesso non protetto con prostitute, rischiando giornalmente la vita. Quindi, si può affermare che tutte le musiche e i testi rap di Tupac hanno un comune denominatore: il rischio, la rabbia, il ghetto ma, nello stesso tempo, il suo raccontare cantando è, in realtà, una forma di catarsi, di purificazione, una necessità psicologica di liberarsi e liberare gli altri che come lui condividono il rischio, la galera, la morte.

Pur nel suo disprezzo della società che di lui non si cura se non per punirlo o condannarlo, egli cerca aiuto e sostegno per un ritorno alla vita tranquilla della normalità. Per questo, il messaggio insito nei brani di Tupac è un messaggio di comprensione e di esortazione, soprattutto ai giovani, ragazze e ragazzi che, abbandonati dalle famiglie, disperati, inquieti e infelici, ricercano in cuor loro l’unica terapia che possa sostenere la propria fragile anima. In questo Tupac è riuscito a diventare un simbolo di riscatto dalla povertà dell’anima, prima che dalla povertà economica; ed è per questo che i suoi rap continuano ad essere ancora ascoltati e ricercati, nonostante sia scomparso già da più di vent’anni.

La musica di Tupac, che non è morto nell’anima di chi ascolta i suoi brani, vive e vivrà, perché egli canta la vita dell’anima ferita, quella ferita che non ha tempo, perché ieri, l’oggi e il domani diventano un solo tempo dove caduta e rinascita fanno parte della vita dell’uomo ora e sempre.»

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