Martina Franca. Presentato il Comitato contro la Riforma Costituzionale

In continuità con un percorso iniziato ufficialmente a Martina Franca lo scorso 5 marzo, si è presentato alla stampa il Comitato cittadino di Martina Franca contro la Riforma Costituzionale:

Chiariamo da subito che quello che presentiamo è un Comitato cittadino e non un Partito.

In un Partito c’è, ci dovrebbe essere almeno, una linea.

Noi, invece, abbiamo come punto di riferimento il profondo dissenso dai contenuti delle modifiche della Costituzione espresse dal DdL Renzi-Boschi che consideriamo inaccettabile sia per il metodo che per i contenuti.

Dissenso rafforzato dal rapporto innegabile tra queste modifiche e la nuova legge elettorale Italicum che mantiene, nella sostanza, gli aspetti negativi di quella precedente (il Porcellum) e che moltiplica gli aspetti inaccettabili di queste modifiche della Costituzione.

Di qui la natura inclusiva di questo Comitato, al cui interno coesistono anime diverse, con motivazioni politiche ed istituzionali non per forza convergenti ma unite dall’appartenenza al mondo progressista e antifascista. Quello che ci unisce è, dunque, l’opposizione a questo disegno di legge costituzionale che consideriamo sbagliato, regressivo e pericoloso per la permanenza della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza di tutti i cittadini.

Aderiscono al Comitato:

  • ANPI
  • Sel – Sinistra Italiana Martina Franca
  • Circolo socialista libertario Giuseppe Fanelli
  • Partito Comunista d’Italia – Sezione “Antonio Gramsci” di Martina Franca
  • Associazione Tilt Valle d’Itria
  • Meet Up Martina Franca – Attivisti a 5 Stelle
  • Hermes Academy Onlus
  • Un gruppo di liberi cittadini autoconvocatisi

Ovviamente il Comitato è aperto a chiunque ne condivida scopi e contenuti.

Il Comitato sposa e fa propri gli obiettivi definiti dal Coordinamento Democrazia Costituzionale Nazionale, “di difendere e valorizzare i principi della democrazia della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, operando per attivare l’opinione pubblica, largamente inconsapevole del significato e dei contenuti del processo di riforme istituzionali in atto, e per promuovere un dibattito politico che consenta la partecipazione di tutti i cittadini”.

In quest’ottica stiamo predisponendo un calendario di eventi e di iniziative che nelle nostre intenzioni immaginiamo molto ricco.

Iniziamo sabato 22 ottobre con l’incontro pubblico con l’Avvocato Cesare Paradiso.

Sabato 28 invece, presso il Centro Polivalente di Martina Franca, interverrà il docente di diritto costituzionale dell’Università Federico II di Napoli la professoressa Carmela Capolupo.

Come ha detto lo studioso di filosofia politica Maurizio Viroli qualche tempo fa, in un articolo pubblicato da la Repubblica dal titolo “Repubblica? No, principato renziano”, il combinato disposto tra nuova legge elettorale e riforma costituzionale rischia di consolidare un vero e proprio “Principato civile” del tipo descritto da Niccolò Machiavelli nel capitolo IX del Principe, ossia il principato che si instaura “quando uno privato cittadino, non per scelleratezza o altra intollerabile violenzia, ma con il favore delli altri sua cittadini diventa principe della sua patria, il quale si può chiamare principato civile (né a pervenirvi è necessario o tutta virtù o tutta fortuna, ma più presto una astuzia fortunata), dico che si ascende a questo principato o con il favore del populo o con il favore de’ grandi”.

In sostanza, temiamo che un blocco di potere affaristico finanziario con propaggini P2istiche, grazie ad una legislazione elettorale drogata, potrebbe reggere per anni, con il favore di una minoranza di elettori, le sorti del Paese.

Abbiamo sperimentato negli ultimi anni un Parlamento reso dal Porcellum sordo e sostanzialmente incapace di rappresentanza politica. Ne consegue che, oggi, il referendum è il solo strumento utile per contrastare le politiche che emergono da questo contesto istituzionale. E proprio quello referendario è l’obiettivo che non vogliamo e non possiamo fallire.

Nel dettaglio, riteniamo che le modifiche della Costituzione e l’approvazione della legge elettorale siano contrassegnate inequivocabilmente da un disegno che concentra il potere nelle mani dell’esecutivo, riduce notevolmente il ruolo dei contrappesi istituzionali, rende sostanzialmente inefficace la rappresentanza politica, tenta di imbavagliare il dissenso e di imporre al Paese le decisioni del governo.

Riteniamo il DdL Renzi – Boschi sbagliato perché:

  • Nega l’elettività diretta del Senato ancorché gli venga, contraddittoriamente, ribadita la spettanza della funzione legislativa e della revisione costituzionale;
  • Privilegia la governabilità sulla rappresentatività e la partecipazione;
  • Elimina i contropoteri esterni alla camera (il Senato) senza compensarli con contropoteri interni;
  • Riduce il potere di iniziativa legislativa del Parlamento a vantaggio di quella del Governo;
  • Prevede almeno sette-otto (ma c’è anche chi parla di addirittura 12) diversi tipi di votazione di leggi ordinarie con conseguenze pregiudizievoli per la funzionalità della Camera;
  • Sottodimensiona la composizione del Senato (100 senatori contro 630 deputati) rendendo irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune quando si tratta di eleggere il Presidente della Repubblica o i componenti del CSM;
  • Pregiudica il corretto adempimento sia delle funzioni dei senatori, divenuto part-time, sia quelle dei consiglieri regionali e dei sindaci;
  • Prevede degli inutili senatori pro tempore di nomina presidenziale ancorché il Senato non svolga più quelle alte funzioni che giustificavano l’esistenza dei Senatori a vita (cosa c’entra con le autonomie territoriali un senatore di nomina presidenziale?);
  • Esautora gli enti locali e le regioni da ogni competenza su politiche energetiche, ambientali e grandi opere, negando quindi il diritto all’autodeterminazione e, di fatto, abolendo la partecipazione democratica dei cittadini dei territori oggetto delle iniziative legislative.

In conclusione, riteniamo quanto mai attuali le considerazioni che il giornalista ed intellettuale Raniero La Valle espresse in occasione della “riforma Berlusconi” del 2005: “Cadute le linee di difesa del patto costituzionale, il popolo ora rimane l’ultimo depositario della legittimità costituzionale e l’ultima risorsa, l’ultima istanza in grado di salvare la democrazia rappresentativa del nostro Paese”.

Per questo siamo in campo in questa campagna referendaria.

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