
Si racconta che in una pizzeria al momento del conto, i prezzi delle pizze non combaciavano con quelli del menù. Alla legittima richiesta di spiegazione da parte del cliente, il proprietario ha risposto che si stavano già adeguando alla manovra.
Questo fatto è successo una settimana fa, prima che la manovra passasse alle Camere. Di pochi giorni fa è la notizia che il provvedimento governativo è stato approvato dal Parlamento con 314 voti a favore e 300 contrari. Pare sia passato anche un ordine del giorno di Scilipoti sul condono edilizio.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Chiarelli, segretario della Confcommercio della Puglia: “La manovra non presenta nessun provvedimento per rilanciare i consumi“. I consumi che negli ultimi anni sono diminuiti di 5 punti percentuali. Dal 2007 ad oggi le famiglie spendono di meno per quanto riguarda abbigliamento e beni di non stretta necessità. Da qualche tempo si risparmia anche sul cibo. “In Puglia addirittura la Grande Distribuzione sta chiudendo, ma i dati che descrivono meglio la situazione sono quelli riguardanti il rapporto tra natalità e mortalità delle imprese: secondo i dati di Movimprese sul secondo trimestre del 2011 in Puglia, muoiono più imprese di quante non ne nascono. Per esempio, in agricoltura si sono registrate 1.608 imprese e ne sono morte 3.578. Un trend confermato anche per l’industria e per il commercio“.
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Una manovra che presenta solo provvedimenti atti ad aumentare il gettito di entrate nella casse dello Stato ma che non prevede nessuna azione per favorire la crescita. In sostanza, la manovra serve solo a pagare i debiti ma non c’è nessuna strategia, nessuna previsione di investimenti. L’iva è aumentata di un punto percentuale, passando dal 20 al 21 percento, diminuiscono le agevolazioni alla cooperative e viene previsto, tra le altre cose, un aumento delle accise nel momento in cui la manovra non avrà gli effetti desiderati. Ma non c’è una politica, o un’idea di ripresa. Uno stallo fino a chè non abbiamo parificato il debito pubblico.
Sull’iva per esempio, dice Chiarelli: “Aumentando soltanto l’iva senza abbassare l’Irpef non si fa altro che diminuire il potere di acquisto delle famiglie, innescando un circolo vizioso che non farebbe che acuire le difficoltà. Solo se a questo rincaro si aggiunge una diminuzione dell’Irpef non si andrebbero ad intaccare i redditi, ma si farebbe, anzi, lotta all’evasione: l’iva la pagano tutti, anche ci evade le tasse“.
Scrive Guido Viale che il primo passo per una strategia seria potrebbe essere uscire dall’euro, ritornare ad una moneta non così forte da inibire gli investimenti. Ma se a questo non si aggiungono politiche per lo sviluppo locale, favorendo la nascita di imprese ecosostenibili, promuovendo i consumi a km0, allora non servirebbe a molto. Provvedimenti di lungimiranza, che non compaiono nella finanziaria approvata dal Parlamento.
Ma quali provvedimenti potrebbero essere messi in campo se si volesse davvero tentare di arginare la valanga? “Due cose, molto semplici” – dice Chiarelli – “Serve soprattutto immettere un po’ di liquidità nel mercato. Per questo motivo, la prima proposta sarebbe nettizzare la spesa: nei conteggi del patto di stabilità dei Comuni e delle Pubbliche Amministrazioni, dovrebbero essere escluse le spese di investimento. La seconda è un accordo con le banche affinchè anticipino i crediti che le imprese hanno nei confronti della Pubblica Amministrazione. In Puglia in parte sta già accadendo, grazie alla legge regionale, il problema rimane che non viene applicata dagli altri enti, dai Comuni e dalle Province“.
Da una parte azioni strutturali, dall’altra provvedimenti-cerotto che servono a prendere tempo. Nel mezzo i cittadini impauriti e arrabbiati, il cui futuro sembra sempre più atrofizzato e nebuloso. Un calderone sociale che viene sempre più messo sotto pressione. La crisi rischia di ammazzarci e sembra che non possiamo fare nulla. Eppure basterebbe fare scelte lungimiranti, scegliendo di consumare locale, preferendo produttori e commercianti che trattano prodotti fatti vicino a noi, boicottando (si può dire anche se non siamo nel 2001?) coloro che preferiscono il profitto alla responsabilità sociale.
Se vi dovesse capitare di incontrare un pizzaiolo come quello di sopra, ricordategli che valgono i prezzi scritti nel menù.
Altrimenti è estorsione.
Qui i numeri della crisi secondo Tito Boeri de La Voce.info , mentre qui potete trovare la manovra in breve.
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