Congresso PD, Martina Franca: vince Convertini, ma a che prezzo?

Il congresso cittadino del Partito Democratico, il primo dopo tre anni di storia del partito di Bersani e Veltroni, è stato vinto da Nunzia Convertini, segretaria uscente, sostenuta dagli ex consiglieri comunali Romano Del Gaudio e Giandomenico Bruni e dal consigliere regionale Donato Pentassuglia, con 60 voti a 9, presi dal gruppo dei “volenterosi“. Una vittoria schiacciante, inequivocabile, venuta da una mattinata di discussione serrata, resa dei conti di una tensione che durava da mesi ormai, da quando i “volenterosi”,Bonasia, Mastrovito, Miali, Pascali, D’Arcangelo, Massafra, Lafornara, hanno preteso dal partito risposte chiare e posizioni inequivocabili, ma su cui non si è, pare, ottenuta mai risposta. Ma siccome alcune dinamiche interne devono rimanere interne perchè attengono alla normale fase di discussione democratica, possiamo fare un veloce passo in avanti, e permetterci di spendere due parole sul valore politico di quanto successo in via Damiano Chiesa.

In primo luogo esistevano due mozioni diverse, e proprio grazie a queste, alla veemenza con cui sono state presentate (“passione politica” dice Pentassuglia) la discussione della mattinata è stata molto interessante. Una discussione vera, anche dura se vogliamo, ma sicuramente non una farsa da operetta. Tutti coloro che hanno preso la parola hanno difeso posizioni e idee. Senza la presenza di una seconda mozione, questo probabilmente non sarebbe accaduto, e sarebbe finito sicuramente a tarallucci e vino.

A tarallucci e vino effettivamente è finito, 60 voti contro 9, e sarebbe stato sorprendente se un consigliere regionale da 15.000 voti non avesse fatto sentire il proprio peso. Eppure poco ci sarebbe da gioire se si fossero resi conto che 70 votanti/tesserati per un partito che si propone di diventare egemone è davvero poco. Anzi, è un risultato misero, inesistente. 70 non sono nemmeno la metà degli iscritti al Partito Democratico di Martina Franca. Un congresso cittadino con quei numeri è più facilmente immaginabile per un partito da 1 o 2%, mica per il PD, che nasce espressamente per governare (e detto francamente, non c’è mai riuscito).

La domanda legittima è quindi dove sperano di andare con quei numeri. Meglio ancora, detto in maniera più elegante, come possono pensare di governare se i tesserati insieme non arrivano nemmeno ad eleggere un consigliere comunale. Il PD martinese è nato abortito fin dall’inizio, mettendo in campo forze centrifughe che hanno praticamente allontanato il movimento di “giovani” da cui viene la Convertini. Un’altra domanda è, quindi: dov’erano? Una domanda che pare si siano posti i “volenterosi”, tanto che la maggiore accusa a Convertini & Co è stata quella di aver ridotto al lisca di pesce un partito nato dalla fusione di Ds e Margherita. Nessuna sede, nessun intervento politico e un’opposizione a Palazzo fondata su una raccolta di firme.

Ma è, dunque, guardarsi l’ombelico. I “volenterosi” infatti hanno racimolato solo 9 voti. Se il loro è stato un gesto etico, esemplare, probabilmente non è stato capito, anzi, nella miseria del risultato è stato ridicolizzato dai numeri.

Numeri che hanno decretato un vincitore di Pirro, re di un partito che non esiste, con l’ingrato compito di mettere in piedi un partito per affrontare una campagna elettorale, e non solo mettere insieme 24 nomi per una lista. Quindi tentare di ricucire i rapporti con i “volenterosi” che, nonostante i 9 voti, hanno un peso elettorale non indifferente, anzi, potranno essere determinanti.

Quindi unità, a lungo invocata, gridata, sbandierata, anche dalle parole rauche di un vecchio della politica martinese, Raffaele Carucci, PCI, che ha espresso tutto il suo sdegno per un partito che, secondo lui, non può permettersi di arrivare con due mozioni diverse al primo congresso cittadino, tanto da fargli decidere, almeno, così ha dichiarato di astenersi dal votare (e effettivamente una scheda bianca c’è stata).

A Raffaele Carucci tutto il rispetto e l’affetto da parte dei presenti che però ad un certo punto è sembrato fosse più di circostanza, gran sorrisi al nonnino ottantenne che ha detto cose sagge, ma in fondo chissefrega. Anche perchè Carucci nel suo intervento (presto il video integrale) ha mosso accuse precise e fondate.

Rimane, infine, una nota sull’ultimo leit motiv del congresso: le accuse a coloro che usano social media e blog per scrivere le loro opinioni. Da molti è arrivata l’accusa a questi mezzi di comunicazione e a coloro che li utilizzano. Alcune sono condivisibili, perchè molti si limitano a sfruttare i propri mezzi come manganelli, raccontando un congresso che non hanno mai visto in articoli sciatti e imprecisi, ma altre no, assolutamente. Perchè non fa assolutamente onore a un rappresentante politico non conoscere il mondo del web, relegandolo a divertimento per ragazzini, quando, utilizzato con sapienza può essere il nuovo luogo di discussione.

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