
L’articolo scritto da Francesco Santoro sul Corriere del Giorno e pubblicato il giorno di Santo Stefano riporta in auge una polemica vecchia all’interno del centrosinistra ma che può benissimo adattarsi a tutti gli schieramenti. In sostanza il rischio è quello di sottoscrivere alleanze “contronatura” solo per poter arrivare a governare la città. In questo caso il PD si alleerebbe con l’UDC composto da ex sostenitori della Giunta Palazzo e manderebbe a mare il rapporto con i partiti di sinistra (Sel, Idv, Federazione della Sinistra e La Puglia per Vendola) più Amo Martina, pur di arrivare a Palazzo Ducale. Questa prospettiva getta nel panico molti e molti ancora trovano in questo strategismo dalemiano la prova provata che il PD a guida Convertini non abbia davvero l’intenzione di cambiare qualcosa in città. La proposta più probabile, infatti, è Giandomenico Bruni, di area Pelillo, già sconfitto alle ultime amministrative. Dal canto loro gli altri partiti proporrebbero Lasorsa, rampollo della destra sociale, approdato ad una formazione autonoma e quindi in una coalizione di sinistra dopo un travagliato percorso politico.
Lasciando stare i curricula di questi ultimi, possiamo dire che sembra svanire l’ipotesi delle primarie, previste il 29 gennaio, tra Bruni e Lasorsa e qualcun altro di cui si bisbiglia il nome ma che ancora pare non voglia palesarsi. L’impressione generale è che si stanno mischiando le carte in attesa di direttive provenienti dalle segreterie provinciali.
Nel centrodestra le cose sono un po’ diverse, dato che il feudo elettorale è saldamente mantenuto da uomini che comunque, nel bene e nel male, sono protagonisti della vita politica locale. Anche se il candidato non sarà Marraffa, sarà espressione dei gruppi di potere che da anni (non) governano la città.
Gli spazi di manovra sembrano risicati, in realtà sono enormi: Martina Franca è stata abbandonata a sè stessa da troppo tempo perchè governarla sia davvero un onore e non solo un onere. L’impressione, da fuori Palazzo Ducale, è un po’ come tornare a casa dopo che sono passati i ladri. Chi rimetterà le cose a posto? Forse è proprio questa la riflessione interna al PD che sembra stia facendo di tutto per abbassare le quote di popolarità. Dovrebbero sapere da quelle parti, ormai, che non tutti i voti sono cammellati e che la volontà popolare può scompigliare (la prima elezione di Vendola è la prova).
Forse però non si ha davvero l’intenzione di vincere, anche perchè non si capisce bene quale possa essere la squadra di governo, a sinistra. Il ragionamento finora fatto è sui nomi e sulle alleanze, ma nessuno (a parte le iniziative sui rifiuti di Sel & co.) parla di programmi.
L’errore che non si dovrebbe commettere è sottovalutare il livello di noia dei cittadini, stanchi di anni di baronato e soprattutto sottovalutare la capacità di discernimento. Soprattutto ora che attraverso gli strumenti di comunicazione 2.0 a tutti è data la possibilità di esprimere la propria opinione e quindi di influenzare. Se il PD tenta il colpo gobbo, rendendosi responsabile dell’ennesima alleanza dalemiana, il risultato più probabile sarà un fortissimo voto di protesta, un’emorragia che nemmeno la dialettica di Pentassuglia potrà arginare.
Per ora la prospettiva migliore, dal punto di vista politico e strategico, sarebbero le primarie, sperando che esca allo scoperto quel terzo candidato che darebbe vivacità e veridicità allo scontro.
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