Storia strana quella del Partito Democratico di Martina Franca: sembra, ad un osservatore esterno come chi scrive, che non si sa se vogliono vincere o vogliono perdere le elezioni amministrative. La situazione politica della città è tale per cui non possono immaginarsi condizioni migliori per un centrosinistra unito. Dopo quindici anni di non-amministrazione da parte del centrodestra, dopo la debacle di immagine di Berlusconi e del Pdl a livello nazionale, devastato da imbarazzanti accuse, in seguito ad un palese malcontento da parte della popolazione che è disposta, ora come non mai, a puntare tutto su un’alternativa credibile, le possibilità di vittoria per il centrosinistra sono quanto mai concrete. Sicuramente è la migliore congiuntura politica da venti anni a questa parte.
Eppure dal partito di Bersani si percepiscono ancora tentennamenti che, se da un lato possono essere giustificati da un umano timore di misurarsi con una svolta storica, dall’altro invece non trovano alibi. Almeno, se ci sono, sono poco comprensibili.
Mercoledì c’è stata l’assemblea del Pd locale (qui il comunicato ufficiale) in cui Donato Pentassuglia doveva sciogliere le riserve sulla proposta a guidare la coalizione verso Palazzo Ducale: il risultato è stato una riunione in cui emerge con forza un partito che teme di compiere una scelta decisiva, politica. Pentassuglia pare abbia confermato il suo no, nonostante sia il direttivo sia l’assemblea precedente avessero chiesto al consigliere regionale di assumersi l’onore e l’onere di essere il candidato. Il problema sembra rimanere la coalizione (Sel, Idv, Federazione della Sinistra, Puglia per Vendola e Amo Martina): il candidato dovrà essere il portatore di un programma condiviso dai partiti.
Comunque sia, bisognerà puntare su un cavallo vincente, come dice Francesco Parisi (nella foto) segretario provinciale del Pd tarantino, sentito dopo l’assemblea di mercoledì: “Noi dopo tanti anni siamo nelle condizioni di costruire un’alternativa valida al centrodestra per tornare al governo della città. Per farlo serve una coalizione larga intorno ad un progetto politico. Dobbiamo affidarci ai cavalli migliori, c’è un leader che si chiama Donato Pentassuglia”.
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