Il 4 marzo non prendete impegni: che voi siate di destra o di sinistra, dovrete scegliere il vostro candidato sindaco. In questa fase concitata delle scelte politiche per il futuro della città, la coalizione di centrodestra e la coalizione di centrosinistra si stanno affannando a trovare risposte alle domande dei cittadini martinesi che riescono a mettere da parte i problemi lavorativi, i prezzi impossibili delle case, l’ospedale che si sta svuotando, la crisi economica, la fine delle risorse, e si interrogano su chi si candiderà sindaco a Martina Franca.
L’attenzione posta nei confronti di questa incognita è la stessa spesa nella vicenda del delitto di Avetrana o di Cogne, una storia che è interessante da seguire sui giornali, parlarne al bar perchè, in fondo, ci tocca da lontano. Gossip. Ognuno dice la sua, ognuno sa, ognuno ha parlato con qualcuno che gli ha spiegato cosa accadrà. Il totosindaco.
Poi finisce lì. Detto il nome, registrata la faccia, ognuno torna alla propria attività come se non fosse cambiato nulla, tentando ogni giorno di risolvere da soli problemi che sono invece strutturali, sistemici, combattendo contro la disoccupazione e il carovita individualmente, perdendo di vista che proprio la scelta del sindaco, in qualche maniera, contribuisce ad alleggerire o appesantire la lotta.
Ma questo sembra non riesca a diventare un sentire comune, si deciderà chi votare (se si va a votare), solo gli ultimi istanti, e possibilmente un candidato suggerito da amici/parenti/colleghi o imposti, come accade spesso a Martina Franca, dai datori di lavoro. Eppure sui giornali di oggi c’era la notizia che sia il centrosinistra che il Pdl hanno deciso di fare le primarie il 4 marzo, contemporaneamente.
Lasciamo perdere per un attimo il fatto che sarà un casino in città quel giorno, con gente che vorrà andare a scegliere tra Marraffa o Marraffa e invece sulla scheda starà scritto Pentassuglia – Lasorsa, o viceversa, e parliamo invece delle primarie in sè, uno strumento importato dagli Stati Uniti dal Partito Democratico che, al netto di tutte le considerazioni, non sono assolutamente democratiche, ma un semplice sondaggio allargato. Un ottimo strumento, che misura il gradimento della persona, e del programma da esso espresso, ma spesso si riduce, come sembra accada a Martina Franca, ad una farsa da commedia dell’arte. I maggiorenti del centrodestra hanno deciso da tempo che Michele Marraffa sarà il candidato sindaco. Lo si sapeva da prima che cadesse la giunta Palazzo. E leggere il comunicato del senatore Lino Nessa in cui si parla di primarie possibili, fa sorridere, perchè è ovvio che, o i giovani Miali e Caroli abbiano un moto di coraggio e si fanno avanti a sfidare il titolare di Venpasud, oppure sarebbe meglio non discutere. Ovvio, c’è il metodo. Ma è sempre il partito berlusconiano, in cui il capo decide e gli altri o accettano o fondano Futuro e Libertà. A sinistra invece la situazione è ancora più assurda. A pensar male sembrerebbe che Pentassuglia, dopo aver registrato l’ok sulla sua candidatura da parte del Partito intero e della coalizione, ha lavorato in queste settimane per distruggere tutto e quindi, forse, per presentarsi come salvatore. Probabilmente perchè il fatto che il suo nome sia stato fatto per la prima volta dalla minoranza interna del Partito Democratico, proprio non gli andava.
Ma, in fondo, chissenefrega.
Martina Franca è ora ad un bivio fondamentale: o attua politiche di riforme tali da risollevare la condizione economica e sociale della città, oppure si avvierà sempre più verso la decadenza, con i giovani che faranno di tutto per andare via, svuotando la città del proprio futuro. Serve, a nostro avviso, un sindaco forte, sostenuto da una maggioranza forte, perchè il primo passo per il cambiamento è ridare potere alla politica, riprendendolo dai burocrati che in questi anni hanno approfittato (e favorito) di amministratori deboli. E il potere della politica si fonda sul consenso dei cittadini che, oggi grazie anche ai nuovi media, di cui Martina improvvisamente di esperti è piena, hanno acquisito la possibilità di parlare e comunicare senza intermediari. Una conversazione continua, alla quale bisognerebbe prestare molta attenzione, e che finora dice, chiaramente, che vorrebbe qualcosa di nuovo. Che riuscisse a coinvolgere i cittadini, aggiungiamo noi.
Infine il Terzo Polo. Domanda: ma non è che questi zitti zitti vincono le elezioni?
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