Rino Carrieri è il direttore della Fondazione Paolo Grassi, una delle più importanti istituzioni pugliesi che operano nel campo della cultura. Lo abbiamo incontrato con la scusa della Settimana della Cultura, ma in realtà scambiare due chiacchiere con lui è davvero piacevole, perchè ha la straordinaria capacità di affrontare argomenti importanti con la semplicità di chi ne ha compreso fino in fondo il significato. Il motivo vero, che sveliamo ai lettori, è che in questa campagna elettorale si è sentito spesso parlare di cultura e, siccome siamo ignoranti, siamo andati a chiedere direttamente a lui che cosa si intende con questa parola.
Ci ha accolti nel suo ufficio, alla Fondazione, una foto di Paolo Grassi appesa come la polizia ha il Presidente della Repubblica e sulla scrivania un Mac e un Pc, nonostante si occupi di opera e di musica classica. Entriamo subito nel vivo della discussione, perchè l’argomento “cultura” a Martina Franca è molto sentito. Se non da tutti i cittadini, almeno dagli opinion leader che affollano piazze e giornali. Molto spesso si fa riferimento a Cisternino, indicando la cittadina a pochi chilometri da Martina come un esempio da imitare.
“Quando si parla di Cisternino, nessuno parla mai della possibilità di importare il modello culturale, il fatto che il Comune con i suoi soldi abbia deciso di costruire un teatro, ma si fa riferimento alla movida. Quando parliamo di cultura, infatti, dobbiamo essere chiari, perchè non bisogna confondere la cultura con l’intrattenimento“.
Chiaro, ma cosa è cultura e cosa è intrattenimento?
“Dipende dai valori che trasmette e i valori si riconoscono dalla bellezza di un’opera. Perchè la bellezza non è solo forma, ma anche contenuto. E il contenuto si apprezza se si riesce ad apprezzare la forma, educandosi alla grammatica dell’arte, come della musica, per esempio. Tempo fa invitammo Gianna Fratta e lei ci disse basta imparare i fondamentali e tutti potremmo essere in grado di capire la musica. Proprio come la lingua, appunto: basta imparare la grammatica per saper leggere e scrivere. E’ una questione di educazione“.
Quindi il problema non è che il Festival rappresenta qualcosa di troppo alto…
“La distinzione tra alta cultura e bassa cultura non la accetto, anche perchè sono direttore della Fondazione che porta il nome di colui che ha fatto di tutto per portare la cultura dalle persone, colui che ha portato Brecht in Italia. Paolo Grassi sosteneva che tutti dobbiamo poter andare in teatro, poi sta a noi decidere se ci piace o meno“.
Quindi, cosa accade in realtà a Martina Franca?
“Noi quarant’anni fa abbiamo deciso che il nostro modello culturale era il settecento e l’Arcadia, di cui Martina è stata una delle sedi. Quindi abbiamo impostato il nostro modello di sviluppo intorno a quei concetti. Poi c’è un problema di strutture: non esistono luoghi pubblici a Martina Franca dove poter fare teatro: il Palazzetto è nato come centro polifunzionale, ma si fa solo sport. In realtà è un problema “culturale”: gli avvocati prendono possesso delle sale restaurate del Palazzo Ducale e nessuno interviene. E’ la dimostrazione di cosa viene considerato più importante. A questo aggiungi anche quella specie di timore reverenziale della maggiorparte dei cittadini nei confronti del Palazzo Ducale“.
[Queste foto sono di Marilena Lafornara]
Il Palazzo Ducale è il luogo del potere, a cui non tutti possono accedere. Effettivamente è un problema politico, di riflessione sugli spazi pubblici e sul ruolo della cultura nella società. C’è chi dice che con la cultura si può risollevare l’economia…
“Io non sono d’accordo: se la cultura viene monetizzata, vuol dire che diventa merce. E se diventa merce, deve sottostare alle regole di mercato, che di culturale hanno ben poco. Giorgio Strehler raccontando la sua esperienza di eurodeputato, diceva di non aver mai sentito una volta pronunciare la parola “cultura”, e sosteneva che prima dell’Europa delle banche di doveva fare l’unità culturale. I fatti oggi gli hanno dato ragione“.
Quindi, quale ruolo per la cultura oggi?
“La cultura deve rientrare nei dibattici politici, deve fare opinione. Non è accettabile che venga estromessa così facilmente. Bisogna testimoniare che non è difficile, che può farlo chiunque sia stato educato a farlo. E’ solo una questione di educazione“.
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