Domani mattina i lavoratori delle Industrie Tessili Nardelli, saranno in piazza per raccontare alla città della crisi dell’azienda e soprattutto della mancanza di volontà da parte della società di tentare di percorrere strade che possano salvare oltre ai profitti e al marchio, anche il futuro di 140 famiglie. Essere in piazza a sostegno della lotta di questi operai è fondamentale perchè la storia di queste persone è un po’ la storia di un città che è stata lasciata allo sbando, un brandello di carne in mezzo ad un branco di lupi che ne hanno spolpato le risorse e se ne sono andati lasciando le carcasse ovunque. Le potete vedere facendo un giro nella zona industriale, oppure nei tanti locali vuoti della città.
Gli operai saranno in piazza domani per ricordare alla città, cioè a noi, che se loro perdono il lavoro non potranno più comprare nei nostri negozi, non potranno più spendere per mangiare fuori o per fare la spesa in generale e tutto il territorio si impoverirà.
Certo, non si può pretendere che una soluzione possa cadere dall’alto, alimentando quell’atteggiamento assistenzialista che molto spesso ci distingue, a noi del sud. Ma almeno provare ad essere ascoltati, questo non lo si può negare a nessuno. Questo diritto di essere ascoltati gli operai non l’hanno avuto, nonostante avevano deciso di mettersi in discussione al punto tale di rischiare in proprio, fondando una società o una cooperativa.
Essere in piazza domani significa dimostrare ai lavoratori di essere capaci di prendersi carico di quanto accade in città, non solo per essere votati o per far votare, ma proprio perchè al futuro ci si tiene. Essere in piazza domani significa essere capaci di provare empatia, solidarietà, significa dimostrare di tenere al futuro della città, non solo a parole, ma anche nei fatti.
Essere in piazza domani significa fare un gesto di egoismo, consapevoli che il nostro benessere dipende necessariamente da quello del prossimo.
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