
Nel primo trimestre del 2012, così si legge nel verbale di una riunione della Comitato per il Lavoro e l’Emersione del Sommerso che si è tenuta il 14 maggio scorso, a cui hanno partecipato Inps, Guardia di Finanza, CGIL, CISL, UIL, e una rappresentante della Direzione Territoriale del Lavoro, sono stati fatti 465 ispezioni e gli ispettori hanno trovato 271 casi di irregolarità, emanando 39 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale.
Cifre altissime, se si considera che si riferiscono ai soli primi tre mesi dell’anno, ma sono cifre che riguardano un po’ tutti i settori. Il Comitato ha analizzato in maniera specifica una parte del lavoro, quello edile e dei settori immediatamente contigui, ma da questa analisi si è potuto fare un ragionamento più in generale, rilevando che ancora una volta il fenomeno più diffuso è l’utilizzo illegittimo e illegale dei contratti di lavoro occasionale, o di lavori a collaborazione coordinata e continuativa o a progetto a fronte invece di una pratica che è ascrivibile invece a lavoro subordinato a tempo indeterminato.
La legge dice che qualora il lavoratore dovesse denunciare un uso illegittimo dei contratti a progetto e simili, il datore di lavoro sarà costretto ad assumere a tempo indeterminato, altrimenti l’azienda potrebbe essere chiusa.
All’incontro mancavano le organizzazioni datoriali, Confartigianato, Confcommercio e Confindustria.
Dice Giuseppe Massafra, segretario territoriale della Filctem Cgil (nella foto ad Alba con i lavoratori della Miroglio) che il nero o il sommerso non si deve cercare solo nei cantieri edili o nei laboratori gestiti da stranieri, ma: “Ci sono cause specifiche che generano il ricorso al nero che è, purtroppo, uno strumento del datore di lavoro per riuscire a stare a galla. Basta vedere cosa accade con le aziende che lavorano per conto di altre aziende che pur di prendere le commesse e continuare a lavorare, sono costrette a tagliare i costi“.
Quindi non solo l’imprenditore furbo, ma anche l’azienda vittima di un sistema che ricatta affinchè il costo del lavoro si abbassi ai livelli dei paesi in via di sviluppo.
Lascia un commento