Area a servizi: alcune considerazioni

La questione dell‘area a servizi su cui la Due Esse di Scatigna ha intenzione di costruire per attività commerciali, dopo la conferenza dei servizi di ieri, ha provocato non poche reazioni. La maggior parte sono reazioni dure nei confronti dell’amministrazione che ha deciso di scendere a patti con chi, presumibilmente, non ha avuto scrupoli a trattare il territorio come merce di scambio, come strumento di arricchimento. Chiedere un asilo come conditio sine qua non, significa, da un certo punto di vista, approcciarsi alla questione anche per tentare le reali intenzioni dell’imprenditore, capire se è disposto a rinunciare ad un pezzo, anche se piccolo, pur di avere un parere positivo.

Ma c’è altro.

E l’altro si chiama si chiama Punta Perotti.

Fu una delle prime cose che fece il nuovo corso politico pugliese, Vendola e Emiliano: abbattere gli enormi alberghi che imputridivano lo sguardo sul mare di Bari, segno di un’imprenditoria cannibale, capace di vendersi i propri figli pur di far profitto. La demolizione fu seguita da molte persone, trasmessa in diretta televisiva. Un evento.

Tutto questo accadeva nel 2006, dopo che le strutture sono rimaste in piedi per anni. Ora, pochi mesi fa, i giudici hanno stabilito che il Comune dovrà risarcire la società proprietaria con 50 milioni di euro, perchè l’abbattimento è illegittimo.

Il rischio per Martina Franca è che nel frattempo che il territorio viene scavato, svuotato, riempito di cemento armato e poi abbandonato, si proseguano tragedie giudiziarie in cui non sempre il Comune è parte lesa. La storia della Due Esse insegna che è stata l’amministrazione a dire sì e poi no. Loro, l’impresa, hanno fatto solo domanda. Il Comune ha dato una risposta. Poi è tornato sui suoi passi e la società ha formalmente rifiutato di procedere oltre. Ci sono le carte che lo dicono.

La conferenza di servizi di ieri è stata affrontata dal Comune come se le ruspe non fossero mai entrate in quell’area, come se il buco profondo dodici metri non fosse mai stato scavato. La Due Esse chiede una variante al piano regolatore. Il Comune si riserva di decidere.

Quello che è accaduto prima non è acqua passata, o meglio, non può considerarsi acqua passata, perchè chi ha causato il danno dovrà pagare, verificando magari con la giustizia se solo economicamente.

Nel frattempo la nuova amministrazione ha fretta di chiudere, sia per togliersi di mezzo le rovine delle vecchie giunte, sia per dare l’esempio di come intende gestire le cose. E l’esempio è questo: nessun pregiudizio di sorta, verifichiamo il merito.

E il merito in questa vicenda è che l’area è a servizi, ma il piano regolatore a cui fa riferimento è scaduto da tempo. Ma anche se è scaduto, mica diventa terra di nessuno. Quindi, se è stata chiesta la variante e non ci sono pregiudizi, o altri interessi, bene la variante ma qualcosa deve essere fatta per la città. Magari un asilo, o un parcheggio. Un risparmio per il Comune, un vantaggio per l’imprenditore.

L’atteggiamento è comprensibile: restiamo sul procedimento in corso, facciamo finta di niente così ci togliamo tutto di mezzo. E sarebbero pure legittimati dalla legge, dato che le vecchie pratiche sono chiuse. Ma se è comprensibile, non è condivisibile, bisogna entrare nel merito, perchè quell’area è destinata ai servizi per i cittadini e quanto è stato fatto prima incide tantissimo sulla situazione odierna.

E la situazione odierna è un fosso di più di dodici metri di altezza. 

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