Alcuni testimoni raccontano di averlo sentito urlare, cacciare fuori una rabbia che probabilmente covava da tempo. Alcuni testimoni raccontano che qualche giorno fa il Sindaco Franco Ancona si sia molto arrabbiato perchè l‘Ufficio Tecnico nel periodo del Festivale viene utilizzato come spogliatoio da parte degli attori e delle comparse. Immaginate, durante una discussione su una pratica edilizia, un gruppo di comparse si prepara per interpretare Salomè, oppure Artaserse, o Orfeo, durante la presentazione di una pratica di per una variante urbanistica, un gruppo di baritoni intona un’aria greve, un po’ a sottolineare la gravità dell’evento.
Stiamo esagerando, ovviamente. Però davvero l’Ufficio Tecnico di Martina Franca è utilizzato come camerino, durante il Festival. E altro non poteva essere, considerando che non essendo un teatro vero e proprio ad ospitare le opere, ma un Palazzo Ducale, adibito a Tribunale, sede amministrativa, ufficio burocratico, biblioteca, sede di un notaio, comando dei vigili, i camerini veri non ci sono e bisogna accontentarsi, forti di una consuetudine vecchia di anni.
Il problema è a monte, forse, perchè se è vero che ognuno delle due parti ha le sue ragioni (la burocrazia non può prendersi una pausa e gli attori non possono mica arrivare a piedi dall’hotel conciati come guerrieri persiani), la convivenza tra l’Ufficio Anagrafe e la platea, tra i camerini e l’Ufficio Tecnico, tra la Sala Consiliare e le prove di Nur, sono il risultato di una gestione politica poco avveduta dell’opportunità del Festival. E lo scriviamo mentre il sindaco Ancona con Franco Punzi e Nichi Vendola stanno presentando alla stampa a Bari questa nuova edizione.
Il Festival, se è vero che vale tanto, l’attenzione nei suoi confronti non può relegarsi ai giorni tra fine giugno e agosto, ma dovrebbe essere un filo conduttore di una parte dell’attività culturale e politica di Martina Franca. Solo in questo modo, pensiamo presuntuosamente, non ci sarà più il disagio per i soprani e i contralti di condividere lo spazio con Mandina e Zizzi.
Non solo, ci permettiamo di aggiungere, ma la convivenza difficile non è solo con il Festival, che rappresenta la punta più avanzata della disorganizzazione, ma anche con gli altri uffici, che non c’entrano nulla gli uni con gli altri. Ancona e la sua giunta dovrebbero farsi venire un’idea della destinazione d’uso del Palazzo Ducale: o sede di cultura o sede di burocrazia, ma le cose a metà, come abbiamo detto, fanno arrabbiare.
Anche se, ci piace riportare un commento di un addetto ai lavori, i giorni del Festival sono gli unici giorni in cui Palazzo Ducale non è un parcheggio.
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