Chi monta le giostre? Intervista agli uomini fantasma

Operai delle giostre che dormono per strada a Martina Franca

Sospeso e immobile dinanzi alla finestra di casa, mi fermavo a guardarle e a cercare di capire quale giostra si nascondesse dentro quei camion. Non vedevo l’ora di poter fare i miei primi giri sulle “giostre dei grandi”. Come fosse  un passaggio alla vita adulta.

Credevo fossero dei giganteschi robot capaci di montarsi e smontarsi da soli, dei transformers. Quell’emozione così lontana, è ancora viva. Inutile far finta di essere grandi, quando le vedo arrivare gli occhi luccicano come allora, è solo lo sguardo che è cambiato.

Nonostante l’emozione di quel ricordo fantasioso, ora lo sguardo è portato ad osservare altro.

La settimana scorsa abbiamo incontrato dei ragazzi che lavorano nelle giostre, volevamo semplicemente chiedergli come vivessero, cosa facessero e come si trovassero a dover essere portatori nomadi di sogni ed emozioni. Un’intervista che, dopo le prime domande,  ha preso una strada un pò diversa, ogni minuto che passava cresceva la confidenza e la loro voglia di sfogarsi ha vinto sulla paura.  Per questo motivo abbiamo preferito aspettare la fine della festa per pubblicarla.

L’uomo intervistato, che per ovvi motivi rimarrà anonimo, ha parlato a nome di tutti. Di seguito vi riportiamo la nostra intervista.

Da quanti anni sei in Italia? 

Sono da 4 anni in Italia, da un mese lavoro qui.

Come ti trovi, sei felice di questo lavoro?

Si, lavoriamo sempre e siamo sempre in giro.

E ti piace?

Ho un  lavoro, molti italiani non ce l’hanno.  Non mi piace ma non c’è altro in giro, e poi facciamo i lavori che gli italiani non fanno. Come fai a mangiare e a mandare soldi a casa se non lavori?

Quanto vi pagano?

Dipende, i nuovi  in media prendono 130 € a settimana, 150 € quelli che lavorano da più tempo.

E mandate ogni mese i soldi alle vostre famiglie? 

Quando ci rimane qualcosa si. In media spendiamo 300 € al mese per mangiare, ogni tanto compriamo qualche vestito e il resto lo mandiamo sempre a casa in India … (dopo qualche secondo di silenzio) ma è difficile e pericoloso.

Cosa è pericoloso? 

Siamo sempre in giro, lunedì smontiamo da qui e andiamo in un altro paese ed è sempre così fino a novembre. Viaggiamo sempre e molte volte c’è il problema dell’acqua e dell’ellettricità. A Martina Franca c’è sempre il problema dei bagni, non sai mai dove andare. E poi nessun contratto, nessun permesso di soggiorno, nessuna identità.

A Martina Franca c’è sempre il problema dei bagni, non sai mai dove andare. E poi nessun contratto, nessun permesso di soggiorno, nessuna identità.

Quanti di voi sono senza documenti? 

Molti! Siamo in attesa, forse a settembre arrivano. Ma in Italia bisogna aspettare sempre tanto e i nostri “padroni” non si interessano. Io non posso andare a chiederli perchè se mi prendono i carabinieri… e nel frattempo cosa fai? Non puoi tornare nel tuo paese e aspettare. Molti amici hanno pagato 15 mila euro per pagare “quelli”  del viaggio.

Quelli? A chi ti riferisci? 

Alle persone che ti aiutano a partire…e organizzano il viaggio.

Tu come sei arrivato in Italia?

Io sono arrivato in aereo.  Ma il viaggio, dall’India o dal Pakistan, dura più o meno 6 mesi. Si parte in macchina, poi a piedi, poi buttati nei camion, nascosti nella spazzatura, nel deserto e poi dalla Libia con la “nave”, di notte, fino all’Italia. Tanti soldi per venire, ed è impossibile recuperarli. Tu rifaresti un viaggio così?

Non lo farei, no. 

Sai, qui si ha paura anche di andare in ospedale. L’altro giorno mi ha morso un cane sulla coscia, vedi qui (mi mostra i buchi sulla sua coscia), il padrone del cane è scappato via senza aiutarmi ed io non potevo andare in ospedale perchè ho paura di essere denunciato.

Quindi se vi fate male durante il lavoro, non vi portano in ospedale?

Amici miei si sono ritrovati i carabinieri in ospedale, chiamati da qualcuno. Sono stati curati ma hanno fatto 2/3 mesi di carcere. Siamo solo in due a montare la giostra e ci vogliono più o meno 8 ore per montarla, non è difficile farsi male. Non sappiamo a chi rivolgerci.

Prima di salutarci gli leggo una parte del giuramento di Ippocrate: “giuro di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario“, quando finisco lui mi dice: “non devi leggerlo a me questo giuramento, io lo so bene. Purtroppo molti in Italia hanno perso questi valori“.

Anche loro conoscono la nostra storia, mi ha parlato degli italiani che nel 1900 hanno cercato fortuna all’estero, proprio come stanno facendo loro adesso. L’italiano medio ha però dimenticato quello che ha dovuto sopportare in quei periodi.

Questo è quello che c’è dietro a quelle luci colorate, ogni volta che compriamo un biglietto per le macchine da scontro ai nostri figli dovremmo pensare a questi uomini fantasma che non hanno identità, che non hanno documenti e che non hanno cure. La domanda che dovremmo porci tutti è: ” Ma noi siamo capaci di vivere una vita come la loro?”.

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Commenti

8 risposte a “Chi monta le giostre? Intervista agli uomini fantasma”

  1. Avatar cosimo
    cosimo

    se da un mese lavora per le giostre come fa a sapere che a martina c’è il problema dei bagni???? mha

    1. Avatar Emanuele Copertino
      Emanuele Copertino

      “L’uomo intervistato, che per ovvi motivo rimarrà anonimo, ha parlato a nome di tutti”, c’è scritto anche questo nell’articolo!

      1. Avatar Ludovico De Siati
        Ludovico De Siati

        Strano modo di rimanere anonimi quando basterebbe che uno dei “padroni” controlli le cosce di ciascun suo “dipendente”…. ahimè, un ragazzino sogna guardando le giostre, ma dietro le luci e la musica si nasconde la realtà….

        1. Avatar Emanuele Copertino
          Emanuele Copertino

          Dietro le luci e la musica si nasconde la realtà…ed è proprio quella che abbiamo cercato di raccontare! Il problema non è il morso del cane… e non mi sembra il caso spiegarne i perchè. Vengono da giorni intensi di lavoro, dove, c’è scritto anche nell’articolo, è facile farsi male. Ci sarebbero altre domande da porsi su questo tema!

  2. Avatar Massimiliano Martucci
    Massimiliano Martucci

    Di solito, pare, i lavoratori si scambiano opinioni e chi ha più esperienza la trasmette ai più giovani. Anche i migranti, pare, parlano tra loro.

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