In riferimento all’intervista agli operai fantasma delle giostre, pubblicata questa mattina (qui il link all’articolo), la nostra redazione ha deciso di incontrare Enzo Pilò, Presidente dell’associazione Babele di Grottaglie, che da anni si occupa dell’accoglienza degli immigrati.
Innanzitutto le cifre, di chi e cosa stiamo parlando? I dati ufficiali parlano di circa mezzo milione di immigrati clandestini in Italia ma secondo Enzo Pilò si aggirerebbero intorno agli 800 mila: ” tieni presente – dice Enzo Pilò – che anche dentro i C.A.R.A. i dati ufficiali non corrispondono mai a quelli reali“.
“Per noi che lavoriamo in questo ambiente – continua a dire – i C.A.R.A. sono diventati anche uno strumento di sicurezza sociale perchè lì mandiamo a dormire persone che diversamente dormirebbero per strada“.
In provincia di Taranto dovrebbero esserci intorno ai 4000 irregolari, ma questo dato, ci dice sempre Pilò, è un dato fluttuante e dipende molto dalle stagioni di raccolta e dalla situazione economica del paese. Dato, questo, che potrebbe aumentare il 31 dicembre di quest’ anno. Avrà termine, infatti, l’accoglienza d’emergenza per i profughi della Libia prevista dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3933/11 e per questo motivo 25.000 persone su tutto il territorio italiano, delle quali circa 300 nella nostra provincia, si troveranno senza un tetto e senza il riconoscimento di una protezione internazionale o umanitaria che consenta loro un percorso reale di inserimento sociale.
Quest’anno il Governo nazionale non ha previsto il decreto dei flussi che normalmente riguarda 25-30 mila persone, “alla fine, il decreto dei flussi è una sanatoria mascherata- ci dice Pilò – e quest’anno il governo ha fatto uscire solamente la sanatoria per i flussi stagionali“. Ma nonostante tutto sembra esserci una luce: “‘è in via di pubblicazione un decreto che, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbe essere un buon decreto. In attuazione della direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo (siamo già in procedura di infrazione di Bruxelles e l’Unione europea, sottolinea la relazione illustrativa, sta per deferire l’Italia alla Corte di giustizia), fondamentalmente prevede l’estensione dell’articolo 18 del Decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286 del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, non solo ai reati di sfruttamento sessuale e riduzione in schiavitù ma a tutti i casi di sfruttamento e riduzione in schiavitù per lavoro. Per cui le persone che saranno trovate con lavoratori stranieri non regolarmente soggiornanti potranno essere denunciati e subiranno delle conseguenze penali mentre i ragazzi avranno diritto ad un permesso di soggiorno di 6 mesi, rinnovabile per un anno, e potranno accedere, regolarmente e legalmente, a programmi di inserimento sociale“.
Però nel decreto è contenuta anche un’altra norma che consente l’emersione dal lavoro nero e la regolarizzazione, ovvero, il datore di lavoro pagherebbe per “autodenuncia 1000 euro di sanzione più i contributi non versati fino a quel momento”, Pilò ci fa un esempio: “Io datore di lavoro ti dico che ho una persona che lavora per me da 3 mesi senza documenti, pago la multa, pago i contributi e gli stipendi e regolarizzo la posizione. È evidente che queste spese ricadranno comunque sugli immigrati, però l’importante è che ci sia una strada che consenta la regolarizzazione“.
Alla nostra domanda sul perchè in Italia si consente che ci sia un numero così alto di stranieri non regolarmente soggiornanti, Enzo ci risponde che “sono funzionali all’economia e ad un mercato del lavoro che tende al ribasso sia dal punto di vista salariale che dal punto di vista del rispetto dei diritti“, e ci fa un altro esempio: “ovvero se io ho una massa di clandestini che sono disponibili o comunque in condizione di dover accettare lavoro per 10 o 15 euro al giorno in campagna o in edilizia, è chiaro che questa cosa diventa un elemento di ricatto anche per la manodopera autoctona, questo fa scendere il costo del lavoro. Quando assumerò una persona italiana in regola lo farò con la condizione contrattuale in cui gli do il minimo indispensabile facendogli, magari, un contratto part -time, per esempio“.
“Utilizzano gli immigrati per abbassare i diritti di tutti e creare una disoccupazione diffusa tra gli autoctoni e condizione di sfruttamento e schiavitù degli stranieri“.
Si dice che loro fanno i lavori che noi non facciamo più ma questo, ci dice il presidente dell’ass. Babele, non perchè c’è una scelta degli italiani sul lavoro più bello e più facile, “è vero che questa cosa gli italiani non la fanno più, ma tu ci andresti a lavorare per 10 euro al giorno per 10 ore sotto il sole? Probabilmente se ti pagassero il giusto quel lavoro lo andresti a fare“.
Quindi diventa importante regolarizzare le persone, regolarizzare gli stranieri illegalmente presenti in maniera che non diventino elemento di abbattimento delle tutele di tutti gli altri. Questa è la sintesi di questo incontro, “il problema – ci dice Pilò – è che non abbiamo governi sensibili a questo”.
“In merito agli operai delle giostre e al caso di violazione del diritto alla cura – conlude Pilò – è importante il lavoro degli sportelli informativi e delle associazioni sul territorio. È vero che ci sono molti casi di immigrati prima curati e poi arrestati, purtroppo è così. Ma ci sono anche, soprattutto al nord, centri di cura solo per gli stranieri dove viene garantita la sicurezza e la cura, anche del clandestino“.
Dovrebbe essere così in tutti gli ospedali e il riferimento ad Emergency e al progetto Italia è troppo scontato quanto fondamentale. Poi dipende molto dal tasso di razzismo di una città, “qui per esempio – conclude Pilò – una cosa del genere, in ospedale, difficilmente accadrebbe“
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