Se chiude l'ufficio postale. Un racconto dalla Contrada Motolese

Arriviamo nella piazzetta dell’Ufficio Postale numero 3 di Martina Franca e troviamo immediatamente posto per l’auto. Non è cosa da poco per chi viene dalla città, nonostante questa città sia Martina Franca, piccola e incasinata come batuffolo di polvere. Trovare posto mette allegria, altrochè.


Entriamo nel bar, che prima di andare a vedere cosa succede alla Posta, è meglio prendere confidenza con le persone. Il bar è anche un piccolo market, dove si trova di tutto. Entriamo nel vivo dell’argomento, siamo venuti per conoscere l’opinione delle persone e non possiamo tergiversare. La signora non si sorprende e ci dice che non è la prima volta, mentre l’unico altro avventore, a parte me, che sorseggia un boccale di birra pieno di orzata ha le idee chiare: “Se la Posta chiude, il sindaco va a casa“.

Perchè Franco Ancona l’hanno votato, e in massa pure. Questo è feudo di Donato Pentassuglia, consigliere regionale del Partito Democratico, che da queste parti ha costruito la sua fortuna politica nel patronato della Cisl. E infatti fuori, accanto alla posta e al bar c’è il sindacato bianco, con il manifesto enorme del presidente del Consiglio Comunale Donato Bufano di Martina Franca ai tempi della campagna elettorale.

Non è la prima volta che vogliono chiudere” ci dice la signora del bar “ma ci mettemmo insieme e riuscimmo a mantenere aperto l’ufficio. Qui vengono pure da Martina, che quando trovano fila, fanno una scappata...”

E infatti non è strano, che dalla città vengano qui. E non perchè ci sia poca gente, anzi, è un continuo via vai, ma anche e soprattutto per l’atmosfera. Questo colpisce entrando nell’ufficio postale: non c’è ressa, non c’è tensione, non c’è impazienza. La radio suona e l’impiegato scambia due chiacchiere con gli utenti.

Se la Posta chiude, il sindaco va a casa!

Senza biglietti, senza fila. Le persone chiacchierano tra di loro e con l’impiegato, gli chiedono se ha già preso il caffè. Diversamente dagli sportelli in città, dove, secondo gli abitanti di questa contrada gli impiegati “si grattano la …” e non lavorano come dovrebbero. Per questo c’è la fila, in città.

L’impiegato ci dice di aver saputo dai giornali, che il suo ufficio rischia di chiudere. Ogni giorno lui arriva da Crispiano e serve un centinaio di clienti, di Motolese, ma anche della contrada Nigri, pezzi di Martina Franca in cui il dialetto cambia radicalmente, si addolcisce, assume i toni di Alberobello o di Locorotondo, che sono più vicini.

I tagli causati dalla crisi finanziaria arrivano in questi posti, lontanissimi dai riflettori degli Uffici Tecnici e dei Consigli Comunali, in cui la vita scorre sia che il dirigente sia l’uno o l’altro, in cui poco importa se tizio ha chiesto soldi per fare un concerto o se caio ha occupato la piazza. I tagli sono i rimedi che i burocrati utilizzano per risanare i bilanci, confondendo i territori con le aziende, i cittadini con i dipendenti. L‘Ufficio Postale di Motolese forse chiuderà, ma non senza, siamo sicuri, passare sulle teste degli abitanti, che non avranno paura di lottare.

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